18.

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Quattro anni dopo.


Sono seduta sul bordo del letto di un B&B al centro di Bologna in accappatoio mentre mi rigiro fra le mani il cartoncino bianco bordato oro.

Nelson Venceslai e Beatrice Capiotto sono lieti di invitarvi al loro matrimonio il giorno 25 Agosto.

Sospiro leggermente e giro il viso per fissare il mio piccolo angelo biondo che riposa nel letto matrimoniale. Il viaggio da Roma è stato piuttosto lungo e quando siamo arrivati è crollata sul letto prima ancora che potessi chiederle se fosse stanca.

"Tesoro, Cami" la sveglio con un sussurro "dai, svegliati che fra un'ora e mezza viene a prenderci la macchina" dico carezzandole piano la guancia paffuta. Lei apre gli occhi e accenna un sorriso all'idea di indossare il vestito color lavanda che si era fatta comprare qualche settimana prima.

Mi guardo allo specchio pronta mentre sistemo un nastro fra i capelli di Camilla cercando di tenerla buona. I miei capelli sono molto più lunghi del mio ultimo giorno a Bologna, arrivano oltre il seno e sono tornati ad avere quei leggeri boccoli che avevo evitato per tanto tempo.

Cesare. Il suo nome mi viene in mente mentre alliscio le pieghe della mia gonna un po'ampia nera con delle fantasie rosa e sistemo le maniche della camicia bianca. Sospiro piano ripensando ai primi mesi ad Amburgo, a come avessi perso del tutto la bussola. Ripenso al periodo in cui mi sentivo invincibile perché non provavo più niente e poi improvvisamente a quel giorno in cui mi sono accorta di dover vivere per due. Ricordo vagamente la laurea a Bologna, con il pancione e nessuno che doveva sapere che ero lì e infine il ritorno a Roma, a casa dai miei, con questo angelo fra le braccia, tante lacrime e sensi di colpa.

"Mamma" attira la mia attenzione Camilla facendomi notare che il telefono sta squillando da qualche secondo. Rispondo e il tassista mi avvisa di essere sotto la pensione. Infilo i miei tacchi neri e prendo una borsa dello stesso colore, stingo la mano a Camilla e scendiamo pronte a questa strana avventura.

Più si avvicina il luogo dell'evento, un giardino sui colli, più sento il mio stomaco aggrovigliarsi. Ero scappata il giorno di un matrimonio e sto tornando per la medesima occasione ma stavolta è diverso, ho già i biglietti per il treno di domani pomeriggio pronti, non è un ritorno, sono solo di passaggio perché Bea mi aveva chiesto di pensarci bene quando quel pomeriggio di qualche settimana prima mi aveva chiamata dopo aver ricevuto il mio rifiuto.

La macchina si ferma a io scendo allungando la mano per far scendere anche mia figlia e sistemarle un po'la gonna. "Adesso ti faccio conoscere dei vecchi amici della mamma, va bene?" le dico dolcemente e lei annuisce iniziando a nascondersi un po'dietro la mia gonna. "Non fare la timida eh che so che in realtà sei una chiacchierona!" la prendo in giro scherzosamente facendola ridere. Alzo gli occhi e vedo in lontananza una testa bionda che riconoscerei fra tutte e mi dirigo subito da lui.

"Tonno!" esclamo camminando spedita. "Gin! Non ci credo!" dice facendo per abbracciarmi piano ma poi si rende conto che non sono sola. Mi guarda stralunato ma poi subito abbassa lo sguardo su di lei. "E tu chi sei?" chiede con tono indagatore ma tenero allo stesso tempo. "Dai, su, presentati" la sprono leggermente io e lei, a quel punto, sussurra piano "Camilla". Tonno non ha il tempo di farmi altre domande che arrivano altri visi conosciuti.

"Gin? Davvero?" dice Gaia correndo appena verso di me mano nella mano con Nic, li guardo sollevata di trovarli ancora insieme così bene e così affiatati, la stringo cauta mentre sento Tonno parlottare con Camilla e ridacchio pensandolo ad avere a che fare con dei bambini. Gaia e Nic mi raccontano intanto che sono andati a vivere insieme e che stanno progettando tante cose per il futuro.

(e non) - Cesare CantelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora