8.

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Dicembre stava arrivando portandosi via l'autunno bolognese che aveva visto la mia amicizia con Cesare rafforzarsi molto e portandosi via anche tutte le mie uscite con Dario.

Eravamo stati al cinema, a vedere delle piazzette sperdute fra i vicoli di Bologna e ad un concerto in un pub con luci suffuse e delle birre spettacolari. Avevamo legato tanto, ci eravamo raccontati mille cose ma in tutto ciò non avevamo avuto l'opportunità di definire il nostro rapporto, il che mi confondeva un sacco ma allo stesso tempo mi piaceva, non sono mai stata amante delle etichette.

Quel primo giorno dell'ultimo mese dell'anno era un mercoledì e andavo camminando per i portici alla ricerca di un tavolo libero per poter fare colazione con Valeria prima di seguire i corsi della giornata. "Oh eccone uno" disse la rossa di fianco a me puntando un tavolino appartato giusto accanto l'entrata della caffetteria. Ci sedemmo e dopo aver ordinato mi guardò storcendo il naso. "Come pretendi di affrontare tre ore di lezione in lingua con solo un caffè?" chiese cercando di convincermi a prendere qualcosa da mangiare. "Tranquilla Vale, non sverrò di certo sul perfetto" scherzai alludendo alla successiva lezione di tedesco.

Girai il caffè concentrata sperando che l'argomento cadesse lì. Stavo mangiando di meno, forse era vero, ma non avevo proprio voglia di parlarne. Per fortuna qualcosa di molto più interessante del mio aspetto fisico prese il sopravvento nella mente di Valeria. "Domani vado a sentire un gruppo nuovo al pub vicino al Pratello" disse tutta eccitata. "Vuoi compagnia?" chiesi immaginando che andasse sola, visti i suoi gusti musicali un po'particolari. "In realtà mi accompagna Frank, parlando abbiamo scoperto che saremmo andati entrambi soli quindi abbiamo pensato di farci compagnia" disse cercando di apparire del tutto disinteressata. "Frank?" chiesi stupita "non mi dire che stai sciogliendo l'iceberg Franceschelli che potrei collassare su questo tavolo!" scherzai io. "Ma quale sciogliere, è solo per una questione di comodità. Ma parliamo di te, fra pochi giorni compirai 23 anni, non credi che dovremmo iniziare a pensare a cosa fare per il tuo compleanno?" sviò in maniera astuta la mia amica. "Non so se voglio fare qualcosa. Oh è tardi andiamo, ne parliamo in pausa" dissi lasciando i soldi in mano al cameriere e camminando velocemente in sede, lamentandomi come sempre del freddo.

Alla fine, per il mio compleanno, decisi di organizzare una cena a casa il sabato per aspettare la mezzanotte tutti insieme e poi magari uscire a bere qualcosa in centro, perciò, sabato pomeriggio, convinsi il mio coinquilino ad accompagnarmi al supermercato per comprare le cose per cucinare la carbonara che avevo intenzione di proporre per cena. Tutto il tragitto lo passò a lamentarsi del fatto che la pasta per cena non era salutare, ovviamente.

Appena a casa iniziai a cucinare quando qualcuno suonò alla porta. "Vado io!" urlò il mio coinquilino precipitandosi ad aprire. Salutò qualcuno e lo ringraziò, lo invitò ad entrare ma a quanto pare andava di fretta perché scappò via. "Tutto bene?" chiesi mentre tagliavo il guanciale. Invece della risposta sentii i passetti di Chewbe verso di me e mi girai guardando Cesare. "Immaginavo che ti sarebbe piaciuto passare il compleanno anche con lui, a lui fa piacere!" disse il mio coinquilino sorridendomi mentre era ancora appoggiato all'ingresso della cucina, lo guardai riconoscente ed emozionata sorridendogli. Chewbe cercò un po' di coccole e io gliele diedi insieme ad un pezzo di guanciale, poi mi lavai le mani e continuai a preparare le cose.

"Cesare!" urlai dalla cucina "vado a lavarmi, non toccare nulla qui che mi fai danni, okay?" continuai. Lui non rispose perciò bussai alla sua stanza. "Hai capito?" dissi da dietro la porta. Lui aprì la porta e me lo trovai a torso nudo con le cuffiette e un po'sudato. "Scusa stavo facendo un paio di esercizi, dicevi?" disse con un po' di fiatone. Rimasi a fissarlo, detestavo vederlo senza maglietta perché il mio autocontrollo giocava con me e puntualmente perdevo io, sempre, tutte le volte. Questa non fece eccezione. Guardai infatti il suo petto nudo e poi alzai gli occhi per puntarli nei suoi, sospirai stizzita dal mio stesso comportamento. "Vado a farmi la doccia, non toccare nulla in cucina va bene?" dissi poi girandomi diretta in bagno mentre Cesi alzava le spalle per farmi capire che aveva capito. "Tutto okay?" chiese poi sorridendo un po'maliziosamente uscendo dalla stanza, mi girai, gli alzai scherzosamente il dito medio e chiusi la porta del bagno scuotendo la testa. Ma perché doveva sempre essere così attraente? Ma somigliare ad un goblin, no?

(e non) - Cesare CantelliWhere stories live. Discover now