12.

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Ho passato la notte con Cesare Cantelli, il mio coinquilino Cesare Cantelli, a casa di Nic. Nello scantinato americano di Nic, per la precisione.

Mi ripeto queste frasi nella testa mentre apro gli occhi sotto la coperta che non ricordavo nemmeno di avere. Mi guardo intorno e mi accorgo di essere sola, mi tolgo la coperta di dosso rendendomi conto del freddo che fa in intimo e mi rivesto velocemente cercando di capire che ore fossero.

Salgo piano le scale e sento una musica leggera provenire dalla cucina, cammino lentamente con gli stivali in mano e appena sulla porta noto Nic che cucina la colazione con Gaia. Al tavolo seduti Tonno con la faccia sconvolta dal sonno e dall'alcol, Frank che tranquillo parla con Valeria e Federico con gli occhi fissi sul telefono.

"Buongiorno Principessa!" esclama proprio quest'ultimo sorridendo della mia faccia stranita non appena mi nota. "Giorno a tutti" dico un po'imbarazzata. "Sei scomparsa ieri" dice Tonno sorridendo un po'sornione. Stavo per rispondere a quella frase con un'occhiataccia ma poi mi rendo conto che il mio coinquilino ancora risulta assente.

"Dov'è Cesare?" chiedo avvolgendomi in una coperta che trovo su una delle sedie della cucina. Gli altri mi guardano indecisi. Nic, Gaia e Valeria buttano gli occhi a terra fissando intensamente le loro scarpe, Tonno e Federico si guardano un attimo indecisi su cosa dire allora punto sicura gli occhi in quelli di Frank. "Allora?" chiedo di nuovo impaziente.

La playlist mattutina di Nic fa partire Stop crying your heart out degli Oasis e una parte di me sente delle brutte sensazioni farsi strada.

"E' andato via un'oretta e mezza fa" dice solo Frank. "E' tornato a casa?" chiedo io cercando di capire. "No" dice di nuovo ermetico. "Frank mi vuoi spiegare cosa sta succedendo, per favore?" chiedo ormai agitata.

"Ha chiamato Elena, Cesare è andato a prenderla in aeroporto, a quanto abbiamo capito è rientrata in anticipo perché ieri sera ha discusso con il fratello e non sapendo chi altro chiamare ha chiamato Cesare" dice Frank pacato mentre sento l'aria intorno a me farsi tesa all'improvviso e percepisco tutto cadere sempre un po'di più.

Cause all of the stars
Are fading away.

"Tutto bene?" chiede Nic delicato dopo qualche secondo sfiorandomi la spalla. Annuisco. "C'è del caffè?" chiedo semplicemente guardandolo e sedendomi in una sedia libera attorno al tavolo. Gaia mi versa il caffè rimasto in una tazzina bianca con un bordino argentato, metto mezzo cucchiaino di zucchero e inizio a girare piano fissando un punto indefinito in silenzio.

"Non ho il passaggio per tornare a casa" dico ad un certo punto quasi sveglia da una sorta di stato di trance. "Ti accompagno io, se serve" dice semplicemente Frank alzando leggermente un angolo della bocca cercando di piazzarmi un mezzo sorriso rassicurante. Lo ringrazio e bevo il caffè.

"Posso stare da te qualche giorno?" chiedo a Valeria, seduta nel posto passeggero, mentre Frank ingrana la prima. "Vorrei tanto dirti di sì ma le mie coinquiline sono delle rompipalle assurde e non sopportano che io abbia ospiti. Ho provato una volta ad accennare ad una cena con te, Gaia e Bea e volevano quasi cacciarmi, non vedo l'ora che scada questo maledetto contratto!" dice lei esasperata.

"Puoi stare da me, vivo da solo ed ho una stanza degli ospiti praticamente inutilizzata" dice piatto Frank fissandomi appena dallo specchietto retrovisore. Guardo per un attimo Valeria come per chiederle se per lei può andare bene e lei annuisce impercettibilmente. "Grazie" dico solo con un filo di voce.

Dopo aver lasciato Valeria a casa sua facciamo un salto da me per prendere qualche cambio. Apro la porta e non sento rumori, la camera del mio coinquilino è socchiusa e si vedono lui e Elena che dormono sul letto. Lei indossa ancora i vestiti del viaggio e la cosa in un certo senso mi solleva, ma poi quella sensazione viene coperta dall'immediata consapevolezza di non essere più di un terzo incomodo. Sospiro e mi dirigo piano nella mia stanza. Prendo qualche cambio e il pigiama, li metto in uno zaino e poi esco cercando di fare meno rumore possibile.

(e non) - Cesare CantelliWhere stories live. Discover now