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Il sabato arrivò e così la famosa cena con Elena e i ragazzi. Cesare, nemmeno a dirlo, non mi aveva ancora detto quale fosse il suo premio per la partita vinta e questo, sinceramente, mi metteva addosso forse più ansia della cena.

Passai la mattinata a riordinare casa mentre sentivo Cesare nella sua stanza arrabbiarsi con il computer perché, a quanto pare, non gli faceva montare il video esattamente come voleva lui. Verso ora di pranzo misi su un po' di musica per fargli capire che avrebbe potuto prendersi una pausa per pranzare insieme. Uscì fuori e mi guardò serio, stavo per spegnere il telefono quando iniziò a strillare "IN UN MONDO DI JOHN E DI PAUL IO SONO RINGO STARR!". Iniziammo a urlare la canzone mentre cuocevamo la pasta e improvvisammo dei balletti imbarazzanti ridendo.

Una delle parti migliori della convivenza con Cesare era proprio la semplicità e la leggerezza che aleggiava in casa quando c'era lui, come se tutto fosse improvvisamente facile. Non mi piaceva stare sola, nonostante sapessi isolarmi benissimo in alcuni momenti, e Cesare aveva capito perfettamente che c'erano momenti della giornata in cui rischiavo di cadere in questa piccola trappola che era la solitudine così cercava sempre di tenermi con lui, di tenermi viva.

Presi il bilancino per pesare la pasta "non ti sembra poca per entrambi?" chiese guardando il piatto "no, non ne voglio tanta, stasera ordiniamo anche la pizza" commentai buttandola nell'acqua, lui annuì ma mi fissò stranito.

Il pomeriggio passò velocemente e verso le sei andai a farmi una doccia per prepararmi "Cesare, mi faccio una doccia!" avvisai urlando mentre andavo in bagno "Gin!" mi chiamò lui, mi girai interrogativa con l'accappatoio in mano "stasera mi serve un favore, che fra l'altro ho anche vinto", lo incitai con lo sguardo a continuare, stava per dire qualcosa ma poi scosse leggermente lo sguardo e velocemente affermò "stai più accanto a Dario, cioè, nel senso" si spiegò "cerca di non far venire strane idee ad Elena su noi due, l'altro giorno è stata insopportabile dopo averci visti fuori dagli studi" annuii silenziosamente e andai in bagno.

Non so perché ma avevo avuto l'impressione che la scommessa fosse del tutto diversa, come se in realtà volesse chiedermi tutt'altro, pensai mentre l'acqua bollente mi cadeva veloce su tutto il corpo. Toccai di nuovo la parte superiore della coscia, la strizzai un po' finché non sentii un po' di dolore allora la lasciai andare, era un antistress, una cattiva abitudine e soprattutto era qualcosa che non mi faceva stare bene. Uscita dalla doccia mi vestii velocemente in modo da non dovermi guardare ulteriormente con un paio di jeans e una camicetta nera un po' più elegante del solito, mi sistemai il trucco e, come sempre arricciai i capelli. La cosa non passò inosservata a la mio coinquilino "ti sei arricciata i capelli" constatò infatti guardandomi serio, annuii "hai qualche problema con i miei capelli?" chiesi poi stranita, lui scosse la testa e disse solo "mi piacciono quando li arricci, te l'ho già detto. Vado a farmi anche io una doccia!" disse passandomi accanto sul corridoio mentre si toglieva la maglietta.

Non era la prima volta che vedevo Cesare senza maglietta, però a casa non capitava spesso, era una tacita regola di entrambi, bisognava rispettare gli spazi e il corpo era uno spazio importante, tentai infatti di non girarmi ma mi tradii quando buttai un occhio nello specchio del bagno prima che chiudesse la porta e rimasi a guardare. Il suo petto era muscoloso ma non lo avresti mai detto così muscoloso, le magliette nascondevano bene gli addominali definiti che ora erano visibili da quel riflesso che mi vergognavo di fissare ma dal quale non riuscivo a togliere gli occhi. Avevo sempre evitato di guardare il fisico di Cesare perché sapevo cosa avrei pensato e non sembrava proprio il caso di pensare quelle cose del proprio coinquilino ma ora non potevo evitarlo. Percepì il mio sguardo così io lo alzai dai suoi pettorali e lo puntai imbarazzata nei suoi occhi, lui sorrise come per prendermi in giro, poi si fece serio per una frazione di secondo e i suoi occhi parvero improvvisamente scurirsi, come se davanti gli fosse passata un'immagine assurda, forse la stessa che stava passando davanti ai miei, non lo so. Mi girai velocemente e mi diressi in cucina con il fiato mozzato e le gambe molli. Sono fottuta, pensai.

(e non) - Cesare CantelliWhere stories live. Discover now