9.

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La serata si concluse qualche ora dopo, quando tutti più o meno brilli decisero di tornare a casa ringraziandomi per la serata. Io anche li ringraziai distrattamente con gli occhi fissi su Cesare e Elena che si erano già incamminati verso casa nostra.

"Gin" richiamò la mia attenzione Dario "va bene se domani ti chiamo? Magari ci prendiamo un caffè e parliamo di quello che è successo stasera, che ne pensi?" disse con una punta di imbarazzo tutta nuova. "Domani sarò a pezzi, che ne dici se lunedì pranziamo insieme?" risposi sorridendogli e facendo per abbracciarlo, il moro mi strinse annuendo. "Scelgo io il posto però!" esclamò poi prima di allontanarsi ridacchiando e cercando, come sempre, di tenere buono Tonno che continuava a urlare "Tanti auguri a te" a chiunque passasse per strada.

La strada che mi divideva da casa la percorsi in silenzio e da sola, visto che il mio coinquilino e la sua ragazza mi avevano preceduto di un sacco di metri. Nonostante all'inizio fossi preoccupata per la reazione di Cesare adesso la preoccupazione si stava trasformando pian piano in rabbia. Non aveva il minimo senso trattarmi in quel modo dopo tutto quello che ci siamo detti.

Entrai e non sentii alcun rumore, strano che stessero già dormendo. Mi diressi comunque nella mia stanza con calma e trovai Chewbe, steso nel lato del letto dove in genere si sedeva Cesare quando chiacchieravamo nella mia stanza. "Manca anche a te quell'odore, vero?" scherzai sfiorandolo con le dita e lasciandolo lì con un sospiro. Mi cambiai e feci giusto in tempo a gettarmi nel mio lato del letto prima di addormentarmi di sasso.

Il giorno seguente mi svegliò la porta che sbatteva forte, controllai l'orologio e notai con gran stupore di aver dormito quasi fino a mezzogiorno. Cercai Chewbe che però era sparito dal mio letto lasciando qualche pelo qua e la e nel frattempo il mio stomaco reclamò del cibo perciò mi alzai svogliatissima e camminai lentamente verso la cucina sperando di essere sola.

"Buongiorno" mi disse invece il mio coinquilino mentre lavava i piatti della sera prima. "Giorno" dissi mentre iniziai a dargli una mano. "Lascia" provò a dire lui ma io presi le bottiglie in silenzio e le raggruppai per poi metterle in un sacchetto pronte per essere portate nel bidone del vetro.

"Ho sentito la porta sbattere" dissi prendendo poi uno strofinaccio e iniziando ad asciugare i piatti. "Elena è andata via, non è stata molto delicata, abbiamo discusso" disse lui continuando a scrostare una padella. "Che succede?" chiesi poi io cercando di nascondere l'ansia che mi creava un loro litigio. "Ieri sono stato strano" disse solo.

Rimasi in silenzio perché non sapevo bene cosa dire e perché non ero del tutto pronta a parlare di ieri sera ma ad un certo punto fu lui a parlare.

"Non ti ho dato il mio regalo" mi disse infatti una volta finito di sistemare tutto il salone. "Mi avete fatto una fotocamera bellissima e chissà quanto costosa, direi che quel regalo può bastare, non credi?" dissi scuotendo la testa segnandomi mentalmente di chiamare Nic per farmi dare qualche consiglio su come usarla.

"No, questo è diverso. Ci vieni con me in un posto?" mi disse indicando il casco. "Siamo al 5 di Dicembre, hai idea del freddo che faccia sulla moto il 5 di Dicembre, Cesare?" replicai guardandolo storto. "Aspetta un secondo" disse prima di dirigersi in camera sua.

Dopo qualche minuto tornò con una felpa gigantesca blu scuro e una giacca imbottita da motociclista. "Con questi non avrai freddo, dai per favore, ieri sera sono stato terribile e correi tanto farmi perdonare" disse guardandomi supplichevole mentre mi tendeva i suoi vestiti. Li guardai un secondo e poi, roteando gli occhi, li presi e con un rapido "aspetta qui" andai di corsa in stanza a cambiarmi.

Uscimmo che erano quasi le quattro del pomeriggio, salii sulla moto e non appena iniziò a muoversi mi strinsi forte a Cesare. "Tutto okay? Vado troppo veloce?" mi chiese guardando la mia reazione dallo specchietto. Scossi la testa rapidamente e allentai leggermente la presa sul suo busto e inspirai forte quell'odore che sia io che Chewbe, seppur inconsapevolmente, cercavamo la sera prima.

(e non) - Cesare CantelliWhere stories live. Discover now