CAPITOLO 10: IL BUIO

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Sabato mattina Mark si svegliò molto presto.

Guardò fuori dalla finestra.

C'era ancora parzialmente buio, ma subito intuì che il cielo sarebbe stato sereno.

La neve caduta i giorni precedenti si era ormai sciolta quasi del tutto. Rimaneva solo qualche cumulo sporco ai lati delle strade.

Bene: detestava giocare col maltempo e quel pomeriggio aveva la partita con la New Team.

Si alzò dal letto e andò a fare una doccia.

Uscendo dalla stanza sentì che sua madre stava già lavorando in cucina.

Una volta lavato sarebbe sceso a darle una mano.

Era a casa da qualche giorno per le vacanze e quella donna non si era fermata un momento.

Portare avanti la famiglia da sola non era un compito facile: i soldi mancavano sempre e i suoi fratelli avevano bisogno di molte attenzioni.

Ma lui non riusciva ad essere di grande aiuto in quei giorni: aveva la testa altrove, poca voglia di parlare e l'umore costantemente sotto la suola delle scarpe.

Sua madre se n'era accorta: vedeva come lo seguiva in silenzio con occhi preoccupati. Non gli aveva fatto domande, ma Mark sapeva che lei comunque c'era e ci sarebbe sempre stata per lui, qualora avesse avuto voglia di aprirsi e confidarsi.

"Mi dispiace mamma. Non potresti capire cosa mi sta rodendo dentro. Scusami".

I sensi di colpa nei confronti della sua famiglia lo attanagliavano.

Si infilò in bagno.

Accese l'acqua.

Dopo pochi minuti una nuvola di vapore appannò specchio e vetri.

Entrò nella doccia e appoggiando entrambe le mani sulle piastrelle chinò la testa verso il basso lasciando che l'acqua scorresse libera lungo la sua schiena.

Se solo l'acqua avesse avuto il potere di lavarlo DENTRO! ...Di portarsi via l'immagine di quel viso che lo tormentava, di quei due occhi blu-verdi che gli facevano mancare l'aria.

Se avesse potuto estirpare dalla sua memoria i ricordi: la voce di lei, i sussurri notturni, la calda avvolgente sensazione di farla sua... ma anche quella freddezza e quel tono ironico quando l'aveva lasciato... e il buio dentro che nessuna luce riusciva più ad illuminare.

...BASTA!

Doveva reagire.

Vivien non era più niente.

Lei non era nemmeno degna dei suoi pensieri.

L'acqua dalla fronte gli correva sul viso e gli faceva bruciare gli occhi.

O almeno così preferiva pensare.

Era troppo umiliante ammettere che quelle erano lacrime.

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-Allora non vieni a vederci giocare oggi pomeriggio?- disse la voce maschile dall'altro capo del telefono.

-Ma no Benji!! Ti sembra il caso? – disse Vivien bloccando un momento il telefono tra spalla e guancia mentre con le mani si infilava le scarpe. Poi riprese il mano il cellulare e proseguì: - Ti ricordo che l'ultima volta che io ero presente e voi eravate entrambi in campo, è successo un gran casino!-

Sentì la risata di Price e poi la risposta: - Beh... la situazione quella volta era un po' diversa, mi sembra!-

Vivien sospirò. -Vero. In ogni caso non vengo comunque. Non ho voglia di rivederlo.-

The eye of the TigerTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon