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Milos Morrigan attraversò l'intero West End. Alzò lo sguardo sull'orologio appeso sopra una tabaccheria e vide che erano quasi le quattro di mattina. Accidenti, era volato il tempo. Due ore e sarebbe sorto il sole.
Infilò alcune monete nel distributore automatico e dopo aver scartato il pacchetto, si mise una sigaretta in bocca.
Era l'unica cosa che in un momento simile gli potesse calmare la fame.
Dannazione, erano arrivati a cinque i mesi di astinenza e si sentiva sempre peggio.
C'era giorni in cui addirittura in lui scoppiava un'aggressività di cui aveva un terrore folle.
Sapeva che Jess aveva ragione. Lui lo invitava a nutrirsi regolarmente e non a digiunare per una questione di rimorsi.
- Ognuno si nutre di ciò di cui ha bisogno, quindi smettila di tormentarti e di fare il ragazzino!- gli aveva detto, già anni prima - Sei mezzo vampiro, non puoi farci niente. Se non ti nutri per tanto tempo, rischi di attaccare la prima persona che ti arriva a tiro e ucciderla! Non è meglio bere sangue a piccole dosi senza uccidere nessuno?-
Si, in effetti Jess aveva sempre avuto ragione...ma Milo era arrivato a un punto della sua vita in cui la vista del sangue cominciava a procurargli rimorsi che la sua parte umana non poteva più reggere.
I Diurni, a differenza dei vampiri completi, avevano quell'anima che li distingueva e li faceva disprezzare dagli altri.
Si, pensò dando un lungo tiro. Lui era per metà essere umano e sebbene quell'altra sua metà fosse quella di cacciatore, il suo cuore di recente cominciava a impedirgli di nutrirsi. Però doveva rimettersi in forze.
Harry era di nuovo in pericolo.
Si sedette su una panchina mentre un via vai di giovani londinesi infestava le strade.
Ridevano, urlavano, correvano. Ubriachi e felici. Sciocchi...non sapevano quali pericoli nascondeva la notte.
E lui quella notte era uno di quelli.
Sogghignò, vedendo una ragazza dai lunghi capelli biondi come il grano scrutarlo sorridente dall'altra parte della strada.
Poverina. Era solo una ragazza come tante, pronta a divertirsi senza impegno.
Peccato che lui non fosse stato uno come tutti gli altri.
La tizia lo raggiunse, gli tolse la sigaretta dalle labbra e la buttò via, continuando a fissarlo.
La ragazza pensò a quanto fosse bello. Non aveva mai visto un ragazzo, probabilmente sui ventisette, ventotto anni, con viso così levigato e pulito. Tantomeno con degli occhi del genere.
- Hai freddo?- sussurrò, prendendolo per mano.
Milo si alzò con un debole e blando sorriso sul volto. Freddo? Non sapeva cosa fosse.
- Sei solo?- gli chiese ancora, guardandolo attenta.
- Si.- disse a bassa voce - E tu?-
Lei annuì, avvicinandosi impercettibilmente. Dio, l'odore degli esseri umani era penetrante...talmente intenso che il Diurno per la fame sentiva le gambe tremare. Doveva contenersi, doveva frenarsi, pensava.
Ma non lo fece. Non ci riuscì. Era passato troppo tempo...
Ore dopo, Milo uscì da un condominio di periferia e alzò lo sguardo all'orizzonte.
Il sole sorgeva. Infilò gli occhiali scuri e s'incamminò lungo il marciapiede, risentendo il sapore dolce e amaro del sangue in bocca. Dio, si sentiva squarciato in due. Si sentiva il peggiore dei traditori e il più amato dei graziati.
Dopo aver fatto l'amore, affondare i denti nel collo di un'umana era sempre stata una delle cose più eccitanti che avesse mai provato. E purtroppo anche una cosa che lo stremava dentro.
Ogni volta. Ogni volta si era sentito un verme, un serpente che strisciando aveva morso la sua vittima a tradimento.
Fare l'amore con qualcuno significava abbandono, a volte una grande fiducia. Non un attacco.
E lui, mentre richiedeva fiducia, regalava solo tradimento. Il più subdolo di tutti.
Quella ragazza, di cui non ricordava già più il nome, si sarebbe sentita debole per almeno una settimana. Aveva esagerato. Dannazione...
Giunto a casa sua, a Charing Cross, Milo saltò direttamente sul balcone del terzo piano di uno stabile nuovo di zecca, tanto nessuno avrebbe potuto vederlo veloce com'era. Aprì la porta finestra e finalmente si ritrovò nel suo nido. Gettò sulla tavola della cucina le sigarette e l'accendino, poi si levò la camicia che adorava ancora di umana.
- Dove sei stato?-
Milo si girò di scatto verso il salotto, furibondo.
Con le fauci in vista e le iridi giallastre contratte, fissò al colmo della rabbia la sua vecchia conoscenza.
- Che cazzo ci fai in casa mia?- ringhiò il Diurno.
- E' questo il modo di trattarmi?- sussurrò una voce pigra nell'ombra.
- Vattene da qua!- sibilò Morrigan afferrando la corda delle tapparelle - Vattene o vedrai l'alba molto da vicino Lucian!-
Un tizio dai capelli scuri lunghi fino alla vita, raccolti in una coda annodata in nastri di seta, si fece avanti.
Ghignava, o se ghignava. Il bastardo sapeva fin troppo bene che Milo non l'avrebbe mai bruciato vivo.
- Perché tanta animosità?- chiese il vampiro di stirpe, la nobile stirpe dei Leoninus visto il tatuaggio a forma di leone alato che gli ornava il collo - Non ci vediamo da vent'anni Milos e ancora mi odi? Non dovresti.-
- L'ultima volta hai cercato di uccidermi. Cosa ti aspetti...che ti chiami papà?- frecciò Morrigan.
- Dovresti.- rispose Lucian, fratello minore di Askart Leoninus, vampiro di circa cinquecento anni - In fondo io ho tramutato tua madre in una vampira e lei mi ama per questo. L'ho sollevata da una miserabile vita mortale. L'ho resa una di noi.-
- Peccato che fosse incinta vero?- Milo si accese una sigaretta, ridendo acidamente - Il fatto di avere un figlio Diurno ti ripugna, nobile Leoninus, non è vero forse? Cosa sei venuto a fare papà?- ironizzò quindi, sedendosi su una sedia davanti a lui - Come puoi vedere non muoio di fame, sono sano e anche ben lungi dal tornare dallo zio Askart, molto più simpatico di te ti assicuro, a sentire altre stronzate sul conservatorismo di voi vampiri. Quindi, a meno che tu non sia venuto a dirmi che un male incurabile sta uccidendo te, quei santi degli zii e la mamma, ti consiglio di prendere la porta e andartene, così brucerai vivo per la strada e finalmente Londra si sarà liberata un assassino.- concluse, sorridendo angelicamente - Allora? Devi dirmi questo?-
Lucian sogghignò, poggiandosi con la schiena al muro.
- Ah, figlio...tuo zio ha ragione. Hai il senso dell'umorismo di nostro padre. Ti sarebbe piaciuto.-
- Ma io non sarei piaciuto a lui come non piaccio a te.- rispose Milo a tono - O sbaglio?-
- Ti sottovaluti. In fondo sei un principe dei Leoninus. E tutti ti temono perché tu potresti dare vita a una stirpe di vampiri immune all'acqua santa, alle croci e al sole. Tu potresti distruggere un'era e farne nascere un'altra.-
- Mi temi anche tu. Hai paura che butti te, Askart, Kronos e Gala giù dai vostri troni per caso?-
- Al diavolo, Milos non sono venuto qua per litigare!- sibilò il vampiro, avanzando quel tanto che bastava per non farsi colpire da un raggio di sole - Sono qua per parlare di una cosa importante!-
Il Diurno sogghignò, svaccandosi meglio sulla sedia. Ciccò nel portacenere, poi sorrise arrogante.
- Dio, quanto ti costa fare il carino con il tuo sporco figlio mezzo vampiro eh?-
- Sollazzati pure con gli Auror quanto ti pare ma tu sei un Leoninus!-
- E quindi che dovrei fare? Tornare al castello e farmi rompere l'anima che HO,- disse, sottolineando l'ultima sillaba con una ghignatina - perché voi dementi avete schifo del mio sangue mezzo umano? Sbagliato. Io sto bene qua. E poi hai scordato le parole di tua sorella? Non vorrai che mi allei con Gala spero...-
- Lascia perdere i miei fratelli, stupido. Si sta scatenando una guerra, lo sai?- Lucian lo fissò duramente, come se si fosse sentito impotente - Harry Potter, che tu stimi tanto, potrebbe di nuovo far giungere a un conflitto fra Auror e forze Oscure. Contro di lui non ci sono solo i Mangiamorte, per l'amor del cielo, ma anche gli Zaratrox!-
- Già lo so. Me ne hanno parlato.- Milo lo guardò interrogativo - E allora? Vieni al sodo!-
- Orloff teme che vampiri e i vecchi della Dama si alleino con i Mangiamorte. Sta scatenando i suoi cacciatori ovunque, vuole ammazzarci tutti!-
- Perfetto, gli darò un mano.-
- Smettila, non è un gioco!-
- Non sto giocando.- disse, pacato - Non m'importa nulla di voi vampiri. Se posso uccidere qualche Mangiamorte ne sarò felice e se per caso tu e Askart finirete sulla mia strada, non mi farò certo problemi ammesso e non concesso che Gala dia il suo avvallo a queste ridicole schermaglie con quelli della Dama e il Ministro.-
- Cameron potrebbe decidere di fare qualcosa.- continuò il vampiro, seccato.
- Cameron detesta il chiasso papà, ancora non l'hai capito?- sbuffò Milo - Esattamente come quell'altro...come si chiama? Ah, si. Lord Demetrius. Lasciate in pace quella gente, possibile che non capite che i demoni puri non sopportano il casino di voi formiche? Dannazione, sempre a laccare i piedi eh? Bhè, se hai finito con queste assurdità puoi anche andartene. Devo farmi una doccia e andare a lavorare.-
- Ti dico solo questo!- Lucian assottigliò gli occhi feroci, fissando quel figlio con rabbia - Ti pentirai della tua scelta. I maghi ti marchieranno! Ti temono e ti volteranno le spalle...-
- Esattamente come hai fatto tu.- s'intromise Milo.
- ...e poi useranno le loro ridicole ragioni per far scoppiare un'altra guerra contro le forze oscure! Tu sei uno di noi, non un Auror! Harry Potter morirà comunque, se non per mano nostra ma per quelle di Orloff!-
Milo stavolta alzò lo sguardo, prestandogli la dovuta attenzione.
- Cosa?- sussurrò, alzandosi lentamente.
Lucian scoccò la lingua, indietreggiando.
- Che cosa sai?- gli chiese Milo, con voce roca.
- Vieni a casa e lo saprai.-
Stavolta Morrigan sogghignò. Passò attraverso la luce e arrivato a un passo da suo padre, ghignò ancora.
- Un giorno voi dannati dovrete mettervi in testa che contro il bambino sopravvissuto non c'è niente fare. Ignoro cosa i vecchi e Galio stiano combinando. Non me ne frega un cazzo neanche di quello che fate tu, Kronos e Askart...ma Harry Potter è più forte di voi. Se volete la guerra...bhè, l'avrete. E adesso vattene!-
Dopo avergli dato le spalle, Milo accese ostinatamente la televisione deciso a ignorarlo.
Quando Lucian, ridendo fra sé, si fu smaterializzato via, il Diurno spense tutto e sospirò.
Dannazione. Vent'anni e quello riappariva così...
Squillò il telefono e si costrinse a rispondere, anche se di mala voglia.
- Si?- bofonchiò.
- Buon giorno stellina. Serata fiacca?- l'apostrofò Clay.
- No.- Milo fece una smorfia - Ho avuto un brusco risveglio.-
- Hai mangiato?-
Il Diurno rise. Nella voce di Harcourt non c'era il benché minimo avvertimento di predica.
- Si, ho mangiato.- rispose, intenerito.
- Oh, meno male...senti, taglia dal lavoro. Ci vanno Jess e Sphin. Vieni a casa mia.-
- Per fare che?- si stupì il mezzo vampiro.
- Ho Blaise steso nel mio letto. Mi sa che Harry e Draco hanno più problemi di quello che pensano.-
Milo sospirò. Addio doccia. Ci mancava anche Blaise, adesso...
Ma se non altro un Sensimago come Clay avrebbe potuto dirgli qualcosa di più su ciò che i vampiri combinavano. E poi c'era ormai da discutere la questione Orloff. Che cazzo combinava il Ministro, presto l'avrebbero scoperto.

I Bracciali Del Destino |Dramione|Where stories live. Discover now