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- Abbassate la testa!-
Tom mise il braccio sul capo ricciuto di Degona e si chinarono di colpo, evitando un Bombarda che prese in pieno la parete alle loro spalle. Una nuvola di polvere arrivò addosso ai maghetti mentre Damon continuava a strattonare quelle maledette catene. Era scoppiato il finimondo e loro non riuscivano a liberarsi.
Si guardavano attorno spaventati, essendo impossibile per loro riuscire a spezzare quelle catene magiche.
Anche con la magia dubitavano che sarebbero stati in grado di scappare e in quella folla di Mangiamorte e Auror, gl'incantesimi schizzavano ovunque, senza possibilità di prevedere quali colpi avrebbero potuto raggiungerli.
I maghi lottavano fra loro in una sequenza di colpi durissimi, schizzi di maga, scintille, grida e urla di rabbia.
Il caos regnava sovrano e mentre gli specchi di Katrina s'incrinavano e alcuni si spezzavano, l'empatica cercava di trovare la sua farfalla, volata via dalla boccia di cristallo che l'aveva tenuta prigioniera per un anno, arrancando piena di paura e collera fra nemici e compagni Mangiamorte.
Essendo incorporea era sfuggita ad ogni attacco ma Hermione, che stava nascosta con Blaise, Ron ed Elettra dietro una spessa colonna, aspettava in momento giusto per mettere fine alla sua esistenza.
Prima però, dovevano trovare quella farfalla e liberare i bambini.
Zabini scattò indietro in quel momento, evitando una maledizione Cruciatus che s'infranse sulla colonna.
- Siamo nei guai gente!- urlò, per farsi sentire - Sono troppi, se raggiungono Tom è la fine!-
Neville e gli altri ex studenti, arroccati dietro alle altre colonne, cercarono di inquadrare l'intera stanza, ricordando le vecchie lezioni di Tristan. Dovevano arrivare all'altare in fondo alla grande sala ma chi aveva provato ad avvicinarsi, Milo in questo caso che era entrato nel gruppo dei Mangiamorte disperdendoli, era stato bruciato dalle fiaccole che come impazzite avevano scatenato un incendio a protezione degli ostaggi.
Fortunatamente Morrigan si era riformato dalla sua cenere di Diurno in pochi secondi ma ora avvicinarsi non era più così facile. Gli Auror sarebbero morti carbonizzati e i Mangiamorte avrebbero ucciso Degona e Damon, portandosi via Tom se fossero riusciti a fuggire.
Jess Mckay, da parte sua, accucciato dietro a Sphin in un angolo di un'arcata, sapeva che studiando le trappole che proteggevano Specchio, Velo e altare avrebbero potuto fermarle con dei contro incantesimi.
Alla protezione di Voldemort non c'era solo il fuoco di quelle fiaccole traditrici.
C'era Katrina che aveva già ferito Sphin a una gamba con la spada, ricacciandoli indietro.
Per il momento però l'Auror non temeva ancora per i bambini.
Sapeva che Nyssa era con Degona e che qualunque cosa fosse successa avrebbe protetto anche Damon e Tom ma lasciarli ancora fra lo Specchio e il Velo, col calderone della pozione per resuscitare il Lord Oscuro proprio lì davanti a loro era impensabile.
- Cosa vogliono fare con quella pozione Hermione?- urlò, rivolgendosi alla sua destra dove c'era la Grifoncina.
La strega si abbassò di scatto, chinandosi su Elettra.
- Vogliono buttare la pozione nel Velo, Jess!- gridò a sua volta, chiudendosi le mani a coppa sulle labbra - Rovesciando quella pozione riusciranno a raggiungere l'ultima persona che vi è caduta dentro. La pozione seguirà lo stesso percorso che i corpi fanno in quel portale, raggiungendo Voldemort!-
Un'altra esplosione in mezzo all'arcata rovesciò loro addosso una nuvola di polvere e detriti.
La stanza tremò con forza, i fantasmi di Hogwarts riecheggiarono in uno stridio antico mentre fuori, nella spaccatura provocata dall'incantesimo di Rafeus che aveva fatto precipitare Draco Malfoy nel lago nero, stava accadendo qualcosa.
Le luci.
Tante, tante luci. E tante grida di battaglia.
Qualcuno combatteva a Hogwarts, insieme a loro.
Qualcuno stava liberando le mura e il palazzo in nome della speranza.
Hermione, a terra, riaprì gli occhi in quell'istante, vedendo tutti quei minuscoli lumini che attorniavano il castello e che cacciavano i Dissennatori.
Erano ovunque, piccole, si muovevano lente, quasi sofficemente portate dal vento.
Ma erano lì, a cupola della scuola di Hogwarts.
I suoi occhi dorati per un attimo si velarono.
Fate.
Era stato Draco a chiamarle.
Per Harry.
Harry aveva sempre creduto nelle fate. Ma Draco no.
Possibile che avesse imparato a credere?
Ad avere fiducia? A...sperare?
O era stato Harry, dentro di lui, ad aiutarlo?
Credere, sperare, fidarsi.
Una gagia non poteva permetterselo, l'aveva imparato presto e a sue spese in tutti gli anni passati a cavarsela da sola.
Aveva dimenticato un bambino di undici anni che a bordo di un cavallo, in un'immensa scacchiera, aveva salvato i suoi migliori amici per permettere loro di sconfiggere un nemico.
Aveva dimenticato Harry Potter, sul bordo di un lago, a dare il meglio della sua anima di mago, salvando se stesso e il suo padrino dai Dissennatori.
Aveva dimenticato Harry e la sua parola d'onore, il suo giuramento.
In quegli anni era cambiata, dimenticando ciò che non avrebbe dovuto.
Si mise seduta, serrando la mano sulla sua bacchetta.
I capelli le scivolarono dalle spalle, mentre guardava a terra.
Gl'incantesimi colpivano ovunque ma lei non li sentiva più.
Quella gente aveva ammazzato il suo migliore amico e non le importava che fosse possibile farlo tornare.
Quella gente aveva trafitto il cuore di Harry Potter.
L'avevano fatto smettere di vivere, avevano fatto sì che il suo corpo si spezzasse in mille lucciole verdi.
Avevano spezzato il suo respiro.
Un tempo gli aveva detto che lui era il prescelto. Che lui era l'eroe dei maghi, che solo lui poteva sobbarcarsi quell'impegno tanto gravoso.
Ma ora...che fosse l'eroe dei maghi, il loro Messia, il salvatore, il bambino sopravvissuto...
No, niente di questo le importava.
Non era perché aveva sconfitto Voldemort, non era per la sua straordinaria capacità magica.
Non era per il suo nome, il suo passato.
Harry Potter era solo la metà di ciò che Harry era realmente per lei.
Serrò il pugno sul ginocchio, stringendo la nera stoffa dell'abito strappato.
Osservò l'anello al suo anulare sinistro.
Il serpente arrotolato nelle sue spire brillava lucente, senza perdere la sua magnificenza.
Draco aveva creduto. Aveva sperato.
E stava tornando da lei.
Lo sentiva.
Si rimise in piedi, lentamente.
Un'altra esplosione e alcuni Mangiamorte si accasciarono a terra, feriti dalla magia di Edward e Blaise.
Doveva sbrigarsi.
Doveva salvare i bambini.
Harry non avrebbe voluto vedere Tom con suo padre.
Doveva fare tutto quanto in suo potere per riportare Harry da loro, da lei.
Doveva solo rimettere insieme gli Horcrux.
- Herm...che vuoi fare?- sussurrò Elettra, tirandola indietro contro la colonna - Ti è venuto in mente qualcosa?-
La strega taceva, limitandosi a sentire solo le invocazioni delle magie che li attaccavano.
Fissava il calderone e il Velo.
Doveva raggiungerli a tutti i costi. Non le importava di morire bruciata, non le importava di rischiare di morire.
Le parole di Ron di ore prima all'improvviso le tornarono alla mente, forti come il rombo del tuono.
Harry Potter era morto perché nessuno aveva mai osato alzare la testa, oltre a lui.
I maghi lo avevano ucciso, con la loro vigliaccheria.
Se qualcuno non iniziava a ribellarsi, non sarebbero mai giunti a nulla.
Qualcuno doveva lottare per Harry Potter, era giunto il momento di farlo per lui.
- Ron!- urlò forte, richiamandolo.
Weasley si nascose in un muro, sentendo la sua chiamata ed evitando uno Schiantesimo, tornò da lei, apparendole alle spalle dalla parete di fondo.
- Ragazzi ce l'abbiamo un piano?- alitò Blaise, una mano ferita di striscio - O qua non andremo avanti a lungo!-
- Hermione?- le chiese il rossino.
I due si fissarono, poi il loro sguardo cadde su tutti gli altri.
Edward, Blaise, Elettra e Ron sapevano riconoscere gli occhi di Hermione Granger quando la strega aveva in mente un piano e quell'espressione era proprio quella che avevano aspettato.
Jess e Tristan se ne accorsero, così rischiando l'osso del collo riuscirono a saltare dietro alla loro colonna, mentre Sphin, Milo e gli altri ex studenti cercavano di coprirli come meglio potevano.
Il piano di Hermione era rischioso, ma l'unica soluzione per il momento era portare via i bambini.
Anche se Vanessa e Rafeus avessero gettato la pozione nel Velo, ridando vita a Voldemort con un nuovo corpo, sarebbe comunque rimasto imprigionato in quel portale, quindi l'unica soluzione era portare via Degona da quell'altare.
Ma non potevano avvicinarsi a muso duro.
Le fiaccole possedute e i Mangiamorte sbarravano loro la strada.
L'unica soluzione era attaccare...dalle spalle.
E l'unico che poteva arrivarci era Ron, passando attraverso i muri.
Una volta apparso alle spalle del Velo e dello Specchio le fiaccole avrebbero cercato di bruciarlo vivo ma forse col mantello dell'invisibilità addosso sarebbe riuscito ad ottenere qualche secondo sufficiente a ghiacciare il fuoco.
- E ammesso e non concesso che ci riesca...come farà a portarli via fa lì?- urlò Pansy, accucciata a fianco di Ron - E' un suicidio mezzosangue! Quei bambini ci resteranno secchi!-
- Può aiutarlo Nyssa!- replicò Jess.
- Ma sarebbero sempre circondati di Mangiamorte! E come farà con quei serpenti?- sbottò anche Blaise - Gente non hanno dato retta a Tom e Degona! Qua ci serve un Rettilofono!-
- Maledizione ma dove s'è cacciato Malfoy?- soffiò la Granger, furente proprio mentre gl'incantesimi dei nemici riprendevano ad esplodere ovunque, cozzando su ogni superficie e riducendo quella povera stanza ad un ammasso di macerie. Esausti, stanchi, demoralizzati e coperti di stucco, gli Auror attendevano di poter rompere quelle file ma così non sarebbero andati avanti a lungo.
In quella maniera si sarebbero ammazzati a vicenda, rischiando di fare del male ai bambini.
C'era una soluzione.
Tristan si guardò attorno. La sua fede. Dov'era?
Quella era l'unica che in quel momento poteva aiutarlo.
Ricordava che era stata Katrina a levargliela, esattamente come si era presa il bracciale col sangue di Cameron, di Hermione. Ma ora dov'era finita quella maledetta? Dove?
La trovò poco dopo, nei metri che li separavano dai Mangiamorte, alle spalle di Rafeus, a cercare freneticamente qualcosa. La sua farfalla.
Rise, deciso a riprendersi il dono di Lucilla.
Forse era incorporea, forse poteva costringerlo ad uccidersi ma la paura bloccava anche il potere più grande.
- Ragazzi!- gridò - Aiutatemi! Devo riprendermi l'anello di Lucilla!-
- Cosa vuoi fare?- gli chiese Clay, abbassandosi di colpo per evitare una maledizione Cruciatus.
- Metterle la paura in corpo!- ghignò - Attiriamoci un po' di sfiga. Quanti specchi ci saranno qua dentro?-
- Come se non ne avessi già abbastanza.- rise Edward, inginocchiato accanto a Blaise nell'altra colonna - Sette per circa trecento specchi! Grande Mc, ti seguo!-
- Così distraiamo Katrina e potrò riprendermi l'anello.- urlò di nuovo, visto che con quel fracasso era impossibile sentire nulla - Con quell'anello avremo protezione sufficiente e potrò anche andare con Ron a riprendere i bambini!-
- E' troppo liscio.- ringhiò Milo fra i denti - Non so se funzionerà.-
- Bhè, per ora non abbiamo altro. Le fate e i professori stanno già liberando il castello, non possiamo starcene qui con le mani in mano! E non intendo lasciare quell'empatica a piede libero con Degona ancora su quell'altare! Ci siete?-
In quell'attimo scoppiarono veri e propri fuochi d'artificio.
I Mangiamorte rimasero basati quando gli Auror smisero di attaccarli per alzare le bacchette ovunque ma non su di loro. L'unica a sbiancare fu Katrina che, lanciando uno strillo isterico, sbarrò gli occhi scuri per il terrore.
- NOOOO!!!- gridò, ma era ormai tardi.
Miriadi e miriadi degli specchi presenti iniziarono a frantumarsi in serie, come le pedine del domino.
Ogni scheggia di piantava a terra, con uno stridente suono che feriva orecchie e spirito.
Katrina continuava a strillare istericamente, l'espressione spiritata, cadendo a terra in ginocchio debole come mai si era presentata a loro.
Vanità.
Il peccato peggiore degli esseri viventi.
Il bracciale d'argento di Hermione e la fedina d'oro di Tristan era a terra.
Mckay li raccolse di volata, parando col la mano sinistra l'ennesima Bombarda e lanciando l'oggetto alla strega mentre, con un sorriso, la luce dorata del suo anello tornava a brillare vivida e serena in quella stanza.
Le fiaccole provarono a ghermirli tutti con il loro fuoco assassino ma una cupola di un denso color ambrato si posò sulle loro teste, rendendo quasi un magico tetto su quella sanguinosa battaglia.
- Vai Ron!- gli disse Hermione, spingendolo via mentre Nott l'attaccava e Weasley sparì in un muro.
Sfortunatamente per lui però, qualcuno lo vide.
Vanessa si guardò freneticamente attorno, ora colta dalla vera prospettiva di perdere ogni cosa.
Con un colpo di bacchetta atterrò Seamus e Dean, per tornare a cercare Ron.
In quel caos di scintille e sangue, capì dove sarebbe potuto riapparire.
L'altare.
La parete di fondo era ancora ingombra di specchi, di cui la metà spaccati. In alcune buie arcate invece c'era solo mera pietra. Non attese oltre. Sapeva che avrebbe liberato i bambini.
Al limite della disperazione ma al tempo stesso ottenebrata come lo era stata sua madre, Vanessa abbassò il viso sul calderone contenente la pozione per resuscitare il suo signore.
Rafeus lo stava proteggendo ma non sarebbe potuto restare immobile a lungo.
Alzò il bel viso e un ghigno diabolico le segnò la bocca carnosa, quando incontrò lo sguardo di Hermione.
La strega allargò gli occhi dorati, poi...tutto lentamente si sgretolò.
Con un gesto secco e rapido, Vanessa scagliò malamente via il calderone che finì per rovesciarsi a mezz'aria e investire totalmente il Velo.
Per un secondo tutti rimasero immobili...mentre la pozione bianca ed evanescente gocciolava sui gradini del Velo, oltre la sua tenda opaca.
Le voci...ora Tom poteva sentire quelle voci.
Col cuore che si spaccava si girò verso lo Specchio. E Lui fu lì.
Lui era lì.
Non più pallido, non più spettro.
Con orrore vide un corpo prendere forma, l'epidermide tornare pallida e segnata di blu dove le vene si ramificavano.
Mani dalle dita lunghe, grifagne. Occhi rossi, nascosti in un blu spettrale.
Capelli neri come la notte, narici schiacciate.
Nelle fiamme. Eccolo.

I Bracciali Del Destino |Dramione|Where stories live. Discover now