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Decisamente quella mattina era cominciata davvero male.
Anzi, erano giorni che girava male tutto quanto, ammise Draco con se stesso.
Sembrava che niente fosse più girato per il suo dannato verso da quando i Lestrange si erano rimessi a capo di quella cloaca di tagliagole psicopatici votati al genocidio di massa, quasi dieci mesi prima.
Ma quella giornata sarebbe peggiorata presto per lui, com'era vero che il sole tramontava per far scendere la notte.
Attorno a lui gli Auror quasi non si accorgevano del suo malumore, attenti com'erano a capire i motivi per cui stavolta Katrina si fosse impossessata di May che, dolorante per la botta ricevuta, mangiava di malavoglia seduta fra Ron e la sua tubante colomba.
Eccola lì.
Draco quasi non ci credeva. Pansy Parkinson che sposava la Donnola.
Ma com'era possibile?, si chiese. Perché tutti alla fine ci cascavano?
Perché tutti sembravano profondamente diversi da quelli che erano stati in passato...mentre lui, inchiodato a quella tavola e a quella sedia scriveva una breve lettera a suo padre, dal tono conciso e sostenuto, pregandolo di raggiungerlo nel luogo d'incontro prestabilito al più presto, con una tale rabbia quasi da non riuscire a contenersi?
Incredibile.
L'ultimo loro incontro li aveva visti come nemici, un padre pronto a sacrificare il figlio in nome della causa.
Poi aveva visto il suo stesso carnefice salvarlo...e poi sparire.
Se n'era andato Lucius Malfoy, si.
Se n'era andato e per quattro anni di lui non se n'era saputo nulla.
Anzi, lui non aveva voluto saperne nulla. Chi glielo garantiva che suo padre non fosse rimasto in contatto con sua madre? Un grande amore non si scordava per un tradimento, per un errore scontato in una vita intera, lo sapeva bene anche lui. Si erano molto amati. Spesso vedeva sua madre guardare le loro foto, con occhi lontani, persi nel passato.
Ma se la lontananza non era riuscita ad attenuare il suo amore, per Draco si era trattata di tutta un'altra storia.
No, lui non dimenticava. Lui non perdonava.
Non poteva perdonare un padre che aveva messo al posto di suo figlio il suo nemico.
Non perdonava un padre che sarebbe stato disposto ad uccidere suo figlio, non perdonava anni di silenzio, di freddo, di veleno.
Anni di incubi.
No, non c'era modo di dimenticare e neanche di perdonare.
Eppure stava scrivendo a lui, l'uomo che odiava di più al mondo.
Si era fatto violenza per scrivere quelle poche parole ma la promessa fatta a un bambino era sacra.
E se suo padre sapeva qualcosa di Minus, allora si sarebbe abbassato a chiedere il suo aiuto.
Per Tom.
Solo per lui.
Chissà come sarebbe stato il loro incontro. Chissà se era cambiato, chissà che avrebbe detto quell'arrogante e viscido serpente. Forse non era cambiato.
Starsene a zonzo per il mondo da solo doveva aver acuito il suo egocentrico senso di onnipotenza.
- Ehi, come mai quel muso lungo?-
Draco sollevò finalmente la faccia dalla pergamena, nascondendone il contenuto a Pansy che si era sporta con aria curiosa verso di lui.
- E tu come mai sei qua?- replicò serafico.
- Sono venuta a controllare i miei investimenti.- disse tranquilla.
- E sarebbero?-
- Mio marito e il mio secondo testimone, ovviamente.- Pansy ghignò come una iena, scoccando un'occhiatina perfida a Hermione che scartabellava coi libri magici in gaelico, imprecando contro i loro morsi repentini - Sono salita credendo di trovare degli Auror e invece a quanto pare mi sono ritrovata a dover salvare la mezzosangue.-
- Ti posso assicurare che non avevo bisogno del tuo aiuto.- sibilò la Granger seccata - Ahi! Maledetto!- un libro l'aveva morsicata per la seconda volta - Porca miseria! Ho già provato di tutto: li ho accarezzati, gli ho pure fatto il bagno ma non c'è stato verso di tenerli buoni! Ma che hanno?-
- Sempre appresso ai tuoi tomi polverosi eh?- frecciò la Parkinson.
- Fatemi il favore, non ricominciate eh?- s'intromise Ron, portando altro caffè a tavola - Non è la giornata buona oggi.-
- Non sarà mai la giornata buona Donnola, credimi.- sibilò Malfoy, andando alla finestra e attaccando alla zampa di Edvige la lettera per suo padre - Dalton dove sta?-
- E' andato a dormire quando è tornata Gigì.- sussurrò May, con una borsa del ghiaccio sulla nuca - Ora che c'è lei possiamo stare tranquilli. Maledetta quell'empatica...Dio, non mi sento più la testa!-
- E Harry?- Ron si sedette accanto alla Parkinson, passandole il braccio sullo schienale della sedia con fare protettivo - Herm, sicura che quella pozione serva a guarire quella scottatura?-
- Se l'avessi fatto secco ce ne saremmo accorti.- sibilò rabbiosa, staccando un dito dalle grinfie del libro che aveva sotto mano - Dio che frustrazione!-
- Vuoi lasciar perdere quei cosi per un attimo?- sbuffò Draco, prendendole il mattone e lanciandoglielo via, allibendola - Come sta San Potter? Si riprenderà o no?-
- Hai idea di quello che mi sono costati quei libri, razza di stupido rettile?- sbottò furibonda.
- Tanto sono incomprensibili.- le rinfacciò Ron sarcastico.
- Sono in gaelico, idioti. Mi serve solo un traduttore.-
- Gaelico? E che roba è?-
La Grifoncina esibì una smorfia disgustata - Come avete fatto a sopravvivere questi quattro anni mi piacerebbe saperlo. Meno male che c'era Edward.-
- Si, due giorni si e l'altro anche con gli allibratori sotto casa.- frecciò il rossino - Una favola, te l'assicuro.-
- Alla fine della fiera cosa ci sarebbe su quei libri?- le chiese la Aarons, dolorante.
- Vita morte e miracoli delle maledizioni senza perdono, tutti i segreti dell'anatema finale e i vari casi affini.- le disse la Grifoncina - Peccato che non mi venga in mente nessuno che conosca il gaelico al Ministero e che non faccia storie a tradurmi questi testi. Se vado da qualche gagia finisce che ce lo ritroviamo contro, Lucilla ha altro da fare con la ricerca della nuova tata e...-
- Nuova tata?- la interruppe Draco - Si libera di Liz?-
- Vado a prendere il vino e chiamo Milo e Clay.- disse Ron serafico.
- Dai, siete perfidi.- sorrise la Granger - No, ne cercherà solo un'altra a prova dei poteri di Degona. E per finire, tornando a prima, sembra che nessuno sia disposto a farsi pagare una mazzetta per questa traduzione! All'inferno, in Germania mi sarebbe bastato schioccare le dita per un lavoretto simile. Da quando la Gran Bretagna è infestata da perbenisti eh?-
- Che ci vuoi fare mezzosangue, abbiamo sentito la tua mancanza in questi anni.- frecciò allora Pansy.
- Fate venire l'emicrania, ve lo assicuro.- sbuffò Ron - Ci manca solo Harry e siamo a posto.-
- Parlando dello Sfregiato...come la sistemiamo la faccenda?- bofonchiò Malfoy cercando le sigarette sparse nel casino sul tavolo, fra piatti, tazze, penne e libri - E non so se ve l'ho detto ma Damon ha sognato di nuovo la stanza del velo e dello specchio. Pare che ci sia il pianto di due bambini piccoli in sottofondo.-
- Bambini?- Hermione e Ron lo guardarono senza capire - Indenti neonati?-
- Si, i mocciosi senza denti.- ghignò il biondo sarcastico - Dite che è una metafora per indicare il bambino sopravvissuto o è un fatto reale?-
- I Legimors e i Veggenti non sognano per metafore.- sussurrò la Grifoncina pensosa - Bambini...due bambini...-
- Senti, non è che aveva ragione tuo nonno e sei incinta davvero?- bofonchiò allora Ron, facendo sbiancare la sua migliore amica - Sai, coi tempi che corrono...-
- Si, coi tempi che corrono sarebbe di Caesar.- sibilò lei di rimando - E te l'ho detto. No, non sono incinta.-
- Caesar? Chi è Caesar?- fece Pansy curiosa - Credevo che voi due steste ancora insieme.- aggiunse, rivolta a Malferret - O no?-
- Tasto sbagliato.- sussurrò Weasley con un ghigno perverso, vedendo l'espressione di fuoco della Granger che comunque lasciò correre, ribadendo ancora una volta che non aspettava nessun figlio.
Ora però la faccenda dei neonati le sembrava davvero un particolare da tenere in considerazione.
Rilevante, ma incomprensibile.
- Gl'impegni di oggi?- chiese la ex Serpeverde, capendo di aver toccato un argomento scottante - Ce l'avete un giorno libero voi?-
- Qua a Hogwarts?- ghignò Draco - Sogni. Comunque io devo andare a casa mia, c'è un alchimista che devo incontrare stasera e devo preparargli le mie ricerche.-
- Io vengo con te.- disse Hermione, senza neanche guardarlo.
- Perché?- se ne uscì.
Guardandola, capì subito che aveva fiutato qualcosa e far finta di nulla, come enfatizzare storie, sarebbe servito solo a far insospettire di più.
- A Malfoy House ci sono ancora numerosi libri oscuri, voglio consultarli.- sentenziò la Granger - Non ti darò fastidio. Mi chiuderò da qualche parte mentre tu sistemerai le tue provette.-
- Possiamo andare via in due?- rognò a quel punto il biondo, rivolgendosi agli altri - Ce la fate?-
- Oggi non devo andare da Orloff, non c'è problema per me.- disse May.
- Per me neanche, tanto io e Pansy dobbiamo solo finire alcune faccende pratiche.- annuì anche Weasley - Sistemerò Harry appena si sveglia, ma tanto di ronda oggi tocca a Milo e Jess.-
- Di quei quattro mostriciattoli chi se ne occupa?- bofonchiò Hermione.
- Sveglierò Edward.- sibilò il rossino ridacchiando - Comunque non ti preoccupare, davvero. C'è anche Lucilla oggi e starà qua fino a stasera.-
- D'accordo...- Draco si alzò in piedi, non sicurissimo ma d'altronde non poteva certo rimandare l'appuntamento - Allora noi andiamo.-
- Vedete di non provocare disastri eh?- rincarò anche la Grifoncina.
- Non fare l'allarmista mezzosangue.- frecciò la Parkinson, decisa a giocare coi nervi di Hermione - Secondo me l'unico problema dei Mangiamorte sei tu, cara la mia piantagrane!-
- Hn, verrai scaricata all'altare!- sibilò l'altra, andandosene.
- Cosa scusa? Non ho sentito!-
- Hai sentito benissimo!-
- Basta, mi avete rotto le palle.- sindacò Draco, afferrando Hermione per il gomito - Weasley mettile la museruola, ci vediamo stasera!-
- Si, ciao...e non stancatevi troppo!- gli urlò dietro il rossino divertito.

I Bracciali Del Destino |Dramione|Where stories live. Discover now