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Tristan Nathan Mckay si era sentito in imbarazzo veramente poche volte in vita sua. Essendo un Mckay e uno col suo sprezzo del pudore e della decenza, a differenza di Jess, non si era mai pentito di aver parlato o fatto troppo ma quella mattina purtroppo per lui doveva fare i conti con un cuore innamorato che non gli dava pace.
La sentiva alle sue spalle, la sentiva quasi dentro alla pelle. Il suo profumo gli faceva girare la testa...
Quando l'aveva vista aveva creduto di morire, sentendosi mozzare letteralmente il fiato. Aveva pensato a uno scherzo, a un'allucinazione ormai, vista la sua ossessione nel rivederla. Niente di tutto questo.
- Ciao.- gli aveva detto Lucilla a bassa voce, apparendo sulla porta della cucina.
Lui aveva ringraziato di essere seduto o le gambe non l'avrebbero retto se fosse stato in piedi tanta era stata forte l'emozione. Ancora adesso che trafficava per tenersi occupato e non doverla affrontare a viso aperto, si sentiva debole e totalmente schiavo dei suoi occhi. Dov'era finito quell'azzurro?, si chiese malinconico.
Non era più la sua Lucilla purtroppo, si ricordò improvvisamente. Quelle iridi bianche a dimostrarlo.
Rovesciò il caffè fuori dalla tazza che stava preparando per lei, imprecando a bassa voce. Poi il cucchiaino gli cadde di mano e dovette chinarsi a raccoglierlo. Una volta seduto a tavola non trovò lo zucchero e si rialzò, evitando in questo modo di guardarla in viso. La Lancaster non disse nulla, limitandosi a starsene buona sulla sedia.
Ancora bagnata di pioggia, pensò con amarezza all'espressione di Tristan.
Aveva visto un fantasma, non Lucilla. Non la sua vecchia Lucilla.
Inoltre il suo imbarazzo era visibile e palpabile anche nell'aria. La tensione si tagliava col coltello.
Quando le mise la tazza davanti al naso, Lucilla notò l'anello d'oro al suo anulare sinistro. L'aveva tenuto...e lo portava, pensò rinfrancata. Se non altro con quello sarebbe stato per sempre al sicuro.
- Come...come stai?-
Lucilla tornò alla realtà, sentendo quella domanda detta quasi balbettando.
Annuì, girandosi fra le mani un caffè che non avrebbe potuto bere - Sopravvivo.- si limitò a dire - E tu stai bene?-
Tristan sogghignò appena, portandosi la tazza alla bocca - Sopravvivo.-
La fece sorridere e ne fu contento, tanto che per un attimo dimenticò il desiderio folle di abbracciarla e di chiuderla da qualche parte, per non lasciarla più andare via. Ora desiderava solo vederla sorridere di nuovo.
- Ti chiederai perché sono venuta...- iniziò la demone, incerta.
- Veramente pensavo a tutt'altro.- mormorò lui guardandola dritta in viso - Ma ti ascolto.-
Lucilla sorrise ancora, più debolmente. Era rimasto lo stesso di una volta.
- So che ti avevo promesso di non cercarla mai...- sussurrò, incrociando le dita sul tavolo - Ma...-
- Si, lo so.- l'Auror finì il caffè, pensando a Dena - Non avevo idea che stesse pensando di venire da te. Ci sarei stato più attento. Ti avrei avvisato in qualche modo...avrebbe potuto farsi del male. Ma non ci ha più provato.-
- Gliel'ho chiesto io.- annuì la Lancaster.
- Grazie.- fece Mckay.
Rimasero in silenzio, consci di colpo di non vedersi da quattro anni. Per lei era stato come pochi minuti...Tristan invece era diventato un uomo, pensò guardandolo come ipnotizzata. Il suo viso era diventato più volitivo, gli occhi si erano come addolciti da quel perenne fuoco che un tempo vi aveva fatto da padrone.
- Vuoi vedere Dena vero?- le chiese, leggendole nel pensiero.
Lucilla abbassò il capo, passandosi una mano fra i capelli bagnati - Io...non potrò più tornare qui.- e a quella frase lo vide mitigare una smorfia di pura sofferenza, soffrendo lei stessa per prima - Ma se mi permettessi di vederla ogni tanto...-
- Non c'è neanche bisogno di chiedere.- sussurrò, cercando di non pensare al fatto che presto se ne sarebbe andata di nuovo e stavolta per sempre - Due o tre volte a settimana ti va bene? Te la manderei io...stavolta con della sana polvere volante e non con incantesimi fatti in casa.- aggiunse, sorridendo tristemente.
- E' stato un bello spavento, lo ammetto...- gli disse la demone.
- Le avevo detto di te da pochi giorni. Passava tanto tempo a guardare le foto ma non sospettavo che si fosse messa in testa di piombarti nel letto...quando l'ho capito mi è venuto un infarto.-
- Tranquillo.- l'assicurò girando il cucchiaino del caffè con aria serena - E' arrivata subito in camera mia e anche volendo non avrebbe potuto uscirne senza il mio permesso. Le mie stanze sono sotto incantesimo.-
Tristan alzò lo sguardo, cercando di trovare in sé il coraggio per chiederle finalmente qualcosa di lei...ma Lucilla lo precedette, sorridendo con gli occhi bassi - Ho fatto una scommessa con Caesar. Se un giorno riuscirò a batterlo, sarò libera di tornare a casa...ammesso che... - lo guardò con aria eloquente e l'Auror allungò finalmente la mano, stringendola nella sua fremendo leggermente - Questa è casa tua.-
- Potrebbe passare ancora molto tempo.- aggiunse tristemente - Lui è molto forte.-
Mc capì che se proprio lei era incerta contro un nemico, allora quel Cameron doveva essere una specie di dio onnipotente. Guardò le mani strette, cercando di assaporare quel momento che non avrebbe potuto ripetersi tanto facilmente e cercò di tenere a bada la sua gelosia.
- Caesar non è come Tom.- gli disse lei, leggendogli quell'emozione nello sguardo.
- A no?- rispose leggermente sarcastico - Scusami ma dopo che ti ha costretta con una minaccia trovo difficile crederlo. Dena comunque mi ha detto che l'ha visto...a lei è piaciuto. Anche un altro tizio mi pare...Dimitri?-
Lucilla fece un gesto seccato con la mano - Tranquillo, con loro non ha corso pericoli. Caesar è piaciuto alla bambina solo perché ha una sfacciata cortesia che ti sbatte in faccia al contrario di ciò che pensa veramente. In realtà è un dispotico lunatico ma se non altro ama la pace e il silenzio e questo mi permette di concentrarmi per la maggior parte della giornata convogliando i miei poteri che aumentano più velocemente ogni minuto che passa ormai. Però sono ancora ben lontana da dargli del filo da torcere...-
- L'importante è che non ti dia fastidio.-
Lucilla ghignò - Oh, è seccante come non t'immagini. Comunque non ti preoccupare...Degona deve essergli piaciuta perché quel giorno prima che la riportassi qua mi aveva anche proposto di farla fermare per tutto il giorno. E poi nella nostra ala del palazzo non entrano altri demoni. Lei sarebbe al sicuro.-
- Ottimo.- rispose con un sospiro sommesso - Allora te la manderò appena possibile. Da quando è tornata è stata molto triste. È uscita poco dalla sua stanza e stavamo incominciando a preoccuparci ma quando ti vedrà credo che tornerà come prima.- si alzò, facendole strada verso la porta - Andiamo a svegliarla, va bene?-
- Sei sicuro che non disturbo?- gli chiese mentre si aggiravano per i corridoi - E' sabato...non hai impegni o cene?-
- Il sabato è solo per Dena.- le disse sorridendo - E poi non c'è più stato gusto a dare spettacolo fra quei deficienti "dell'alta società" senza di te...ma se t'interessa questa sera diamo una cena.- le scoccò un'occhiata provocatoria - Ti va di farmi da dama?-
La Lancaster alzò un sopracciglio - Ci saranno tuo padre e tua madre...-
- Papà ha sempre parteggiato per te lo sai.-
- Si ma sarà una cena ufficiale...non ti stanchi mai di prendere in giro quei bigotti?-
- No, mai.- rispose perfido - E comunque sarà una cena ben diversa da quelle che solitamente eri costretta a partecipare, te l'assicuro. Papà, Liam Hargrave e a quanto pare anche Silente hanno indetto il concilio di guerra...e già che siamo qua...- le disse, posando la mano sulla maniglia della porta della camera di Degona - Grazie per avermi detto dell'esistenza del mini Tom, tesoro.-
Lucilla non fece una piega, incurante della sua aria bellicosa - Avresti pensato che fosse figlio mio.-
- Allora è figlio di Bellatrix davvero?- la sfidò sogghignando - E dire che ha quel tuo faccino angelico...-
- Vai al diavolo Mc.- rispose a tono, senza staccare lo sguardo dal suo.
Come gli era mancata, pensò col cuore in gola. Ma le aveva fatto una promessa. L'avrebbe aspettata...
Si chinò su di lei e posò le labbra sulle sue, appena sentì le braccia di Lucilla attorno al collo e fu come tornare indietro. Finalmente era tornata e anche se solo per poco ormai era a casa, con lui, contro di lui.
Lucilla si staccò per prima, abbassando il capo con aria colpevole.
- Immagino non sia più come prima.-
- Non hai respirato neanche prima mi pare.- la prese in giro a bassa voce, posandole le mani sui fianchi e attirandola di nuovo contro di lui. Le passò le dita fra i capelli bagnati, carezzandole dolcemente il viso troppo liscio per essere umano. Ora era meravigliosa. Era di marmo, fredda e di ghiaccio...ma non l'aveva mai sentita più vicina.
- Lo sai di cosa parlo...- replicò tornando a guardarlo - I miei occhi...-
- Ora sei un demone completo. E allora? Ho mai fatto storie?-
- Non potrai più chiamarmi mezzosangue, adesso.- frecciò sorridendo e avvicinandosi di nuovo alla sua bocca.
- Non ti preoccupare,- bisbigliò Tristan prima di baciarla ancora - ne escogiterò altre amore.-
Poco dopo entrarono nella camera della loro bambina e quando Degona rivide sua madre, le risate tornarono a invadere la bella Cedar House.

I Bracciali Del Destino |Dramione|Where stories live. Discover now