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Un grido lacerante irruppe nel sonno di Tristan Mckay, facendogli letteralmente balzare il cuore in petto anche se il suo sogno era stato come un abbraccio caldo in una gelida sera d'inverno.
Di colpo aveva dovuto lasciare quel luogo sereno che sta fra il sogno e la veglia per tornare alla realtà.
Si rizzò a sedere nel grande letto matrimoniale in cui dormiva solo da quattro anni e i suoi occhi furono feriti dalla debole luce dell'alba. Sentì altri gemiti dai pieni inferiori di Cedar House, poi la voce isterica di Elisabeth strillò praticamente il suo nome.
Non fece in tempo a scendere dal letto che la strega spalancò le porte della sua stanza e, in lacrime, disperata e in sottoveste da notte, si precipitò verso di lui, salendo sul suo letto e afferrandolo forte per le braccia.
- Tristan! Tristan!- sussultò, quasi istericamente - Dena...Dena non è a letto! Non c'è più!-
Mckay faticò a capire il senso di quella frase ma dopo un solo secondo si precipitò nella camera di sua figlia, trovandola totalmente vuota. Toccò le lenzuola, erano fredde. Era come se non avesse neanche dormito in quel letto.
- Padrone!- una decina di elfi domestici si attaccarono alla porta della stanza della padroncina, con gli occhi sgranati - Padrone, vi serve aiuto?- chiesero, premurosi e spaventati nel contempo.
- Cercate Degona, presto!- urlò - Cercate per tutta la casa, deve essere da qualche parte!-
Gli elfi corsero subito via, eseguendo l'ordine di Tristan, ma ben presto anche tutti gli altri presenti nella casa, dopo aver girato in lungo e in largo per il giardino, la riserva e le stalle, dovettero tornare nel salone dove la famiglia si era riunita a mani vuote. Nessuno, nemmeno gl'inservienti al cancello, avevano visto la bambina.
Jess cercava di calmare suo fratello ed Elisabeth specialmente, mentre Clay arrivato insieme al maggiore dei fratelli, a occhi chiusi, cercava di ritrovare la bambina. Un'operazione molto difficile, visto l'esigua capacità magica di qualunque piccolo mago e il suo lavoro non era facilitato dall'isterismo della Jenkins.
- Come fate a dirmi di stare calma?!- strillò quasi quando Miss Theresa, stizzosa, le disse di tacere per lasciar concentrare Harcourt - Degona non ha dormito nel suo letto! Le lenzuola erano fredde...potrebbe essere andata ovunque! Oppure potrebbe essere stata presa da qualcuno!-
- Chi vuoi che abbia rapito la bambina, scusami?- disse Jess, pacato - Non è possibile Liz.-
- Ieri sera questa casa era piena di gente che parlava di guerra o sbaglio?- replicò con le lacrime agli occhi - Quei pazzi dei Mangiamorte potrebbero averla rapita per farvela pagare!-
- Per l'amor di Dio, Elisabeth...- sbuffò Nadine, seduta sul divano accanto a Rose e Tanatos Mckay, praticamente buttati giù dal letto dalla governante di Cedar House. La vecchia strega scuoteva il capo, infastidita da tutto quel chiasso - E' assurdo dare la colpa a gente che è venuta qua solo per incontrare mio figlio. Senza contare che Clayton avrebbe sentito qualsiasi presenza ostile in questa casa.-
- E allora che cosa sta insinuando?- Liz aveva il viso arrossato per l'emozione - Sta dicendo che Dena è sparita per magia? Oddio...- allargò gli occhi, ricordando che proprio il pomeriggio precedente aveva pescato la piccola a trafficare coi libri di Sofia nella biblioteca. Che cosa poteva aver combinato? Che cosa poteva esserle successo?
- Oddio Tristan!- singhiozzò, aggrappandosi alle sue mani - E se si fosse fatta del male con la magia?-
- Cerchiamo di non essere tanto drastici, ok?- propose Tanatos.
- Sono d'accordo.- annuì anche Jess, dando una pacca sulla spalla del fratello minore - Dena è spericolata ma non una stupida e ti ha sempre dato ascolto quando si trattava di non strafare.-
- Non strafare?- riecheggiò Liz - Jess, è una bambina! Ha quattro anni!-
- Non è una bambina normale, ficcatelo in testa ragazza!- sbraitò a quel punto Nadine, zittendola finalmente. La Jenkins a quella frase si morse le labbra, stringendo i pugni con impotenza e quando Clay dette l'ultimo verdetto, si sentì male sul serio al pensiero che alla sua piccola Dena fosse davvero successo qualcosa.
- Gente...- disse Harcourt, riaprendo gli occhi violetti - Non so dove sia ma vi posso assicurare che non è in questa casa, né nel quartiere o nel raggio di tanti altri qua attorno.-
- Che diavolo vuol dire?- sbottò Sphin - Come sarebbe?-
- Stai dicendo è sparita nel nulla?- ringhiò anche Milo - Accidenti Clay, cerca di essere più preciso!-
- E come faccio ad essere preciso?!- sbottò lui, altrettanto nervoso - E' una bambina, non ha sviluppato il suo potenziale magico e anche volendo ci sono miriadi di varianti che potrebbero impedirmi che percepirla! Potrebbe essere vicino a una fonte magica fortissima e questo, per esempio, m'impedirebbe di sentirla!-
- Aspetta...- Tristan, a bassa voce, sembrava avesse avuto un'illuminazione. Fonte magica fortissima...
Poteva essere...poteva essere da lei!
E la risposta venne proprio quando ormai, dopo due ore da incubo, non ci speravano più.
Jess e Tristan stavano in giardino quando un grosso falco nero, che aveva volato per ore e ore dal Golden Fields, cominciò a planare verso Cedar House, sfidando il vento avverso. Il minore dei fratelli si fece comparire un guanto di pelle sulla mano, affinché il rapace si appollaiasse sul suo polso e finalmente poterono tirare un sospiro di sollievo.
Liz si precipitò letteralmente fuori di casa, ancora in vestaglia e si attaccò alle spalle dei due Auror, terrorizzata.
Tristan prese la lettera, lasciando che il falco andasse a posarsi su un ceppo in giardino, poi notò il sigillo di cera.
Un giglio. Scartò velocemente la busta dove una delicata calligrafia lche lui conosceva bene o informava che presto Degona sarebbe tornata a casa sana e salva. Non gli spiegava cosa fosse successo ma a lui bastava quella notizia bellissima.
- E' da Lucilla.- sussurrò, chiudendo la lettera sul petto e lasciandosi andare in un sospiro sollevato.
- Dov'è Degona?- alitò Liz impallidendo di colpo - E' da...è andata da...da quella demone?!-
Jess prese la lettera e sorrise a sua volta, decisamente più calmo.
- Meno male,- mormorò senza notare lo sguardo allucinato della governante - dice che ce la riporta dopo pranzo.-
- Volete spiegarmi per quale motivo siete così tranquilli?- sbottò la strega - Degona è scappata di casa per andare da quella donna in quel covo di demoni e voi siete felici per questo? Tristan, tua figlia è in pericolo!-
- Perdonami,- s'intromise Jess - ma credo che Dena sia fra le braccia più sicure al mondo.-
- Oh, bella garanzia! Una demone!-
- Santo Dio, non la conosci neanche Liz!- sbraitò Jess perdendo la pazienza - Smettila di dare il tormento a tutta la casa con questa storia e lascia che Dena stia con sua madre per qualche ora! Se è scappata per andare da Lucilla ci sarà un motivo no? O credi che l'abbiano rapita gli alieni?-
Elisabeth arrossì di nuovo di frustrazione, fissando Tristan con aria supplichevole ma da lui non ottenne aiuto, così emise un gemito esasperato e tornò dentro, al limite di una crisi emotiva.
Si lasciò andare sul divano, dove Rose Mckay l'accarezzò il capo e le spalle, cercando di rassicurarla.
- Su, su bambina!- le disse dolcemente - Vedrai che la piccola starà bene!-
- E' andata...è andata da quella donna, in quel posto orribile!- singhiozzò amaramente - E se le facessero del male?-
- E' andata da Lucilla?- disse Tanatos, quando Jess e Tristan tornarono - E come ha fatto ad andare nel Golden Fields?-
- Dev'essere stata lei a rapirla!- sbottò ancora Liz, alzando la voce.
- Sciocchezze!- sentenziò Milo guardandola storto - Lucilla ha giurato che non l'avrebbe mai cercata.-
- E allora si sarà rimangiata la parola!-
- Hai intenzione di farti venire un collasso?- fece Nadine acida, portandole una tazza di caffè - Datti una calmata ragazzina e vedi di ficcarti in testa che Lucilla del casato dei Lancaster non è il diavolo in persona. Se l'avessi conosciuta davvero, invece di dare ascolto alle chiacchiere, sapresti perfettamente che ho ragione. Quindi se hai finito di annoiarci tutti quanti con queste insulse insinuazioni, puoi calmarti e tornare lucidamente come è tuo solito.-
- Nonna, anche tu!- s'intromise Tristan a quel punto - Finiscila di darle addosso, Liz è solo preoccupata ed è normale. È lei che ha cresciuto Dena, perciò finitela di trattarla come un'estranea, ok?-
- Come vuoi, nipote.- sentenziò Nadine fintamente pacifica, sedendosi tranquilla - Allora mettiamo alla berlina Lucilla, tua madre farà i salti di gioia. Dico bene Rose?-
- E no, eh? Non ricominciamo!- sibilò Jess seccato - Nessuno qua a colpa, Lucilla meno che mai! Finitela di metterla sempre in mezzo ogni qual volta quella piccola delinquente combina qualcosa! E poi sono i geni di Tristan ad essere tarati, non quelli di Lucilla...-
- Ah grazie tante!-
- Insomma, non intendete andare a riprenderla?- Liz stava sul serio per avere una crisi isterica. Era balzata in piedi con i fazzoletti stropicciati in mano, gli occhi nocciola sgranati e lo sguardo praticamente allucinato - Degona è finita in quel posto infernale e voi farete nulla?! È pieni di demoni Cameron Manor!-
- Mioddio!- sibilò Nadine a bassa voce, fissando Tristan eloquentemente - Devo ancora stare zitta?-
Il padrone di casa sospirò, cercando sempre di mantenere tutta la calma e la pazienza di cui era capace, visto che gli altri, a parte sua madre che stravedeva per Elisabeth, erano tutti pronti a gridarle addosso. Si avvicinò alla sua amica e dopo averle prese il viso fra le mani, le ordinò dolcemente di guardarlo bene negli occhi.
- Adesso ascolta bene quello che ti dico...- le sussurrò, carezzandole i capelli - Liz...Degona con Lucilla non rischia assolutamente nulla. Tempo fa, prima che se ne andasse, Lucilla mi disse che non avrebbe cercato la bambina, quindi dev'essere stata Dena ad andare da lei e ti possiamo assicurare tutti quanti, anche mia madre...che Lucilla non le farà alcun male perché, anche se come tu hai fatto notare è una demone, è anche una madre normale come tutte le altre.-
- Come fai a pensarlo?- singhiozzò ancora la strega, disperata - Potrebbe...potrebbe...-
- No.- disse ancora Tristan e stavolta con un tono che non ammetteva repliche - Tu non la conosci. Io si. Lucilla non alzerebbe un dito su nostra figlia neanche sotto tortura o se si trattasse della sua stessa vita, perciò ora calmarti e cerca di tranquillizzarti. Quando Dena tornerà a casa sarà felice e vorrà raccontarti ogni cosa. Non è il caso che ti trovi in lacrime, va bene? Liz, rispondimi...- le chiese ancora, placidamente - Liz, hai capito?-
La Jenkins, forse troppo stremata a livello emotivo, annuì con le lacrime che continuavano a rotolarle sulle guance, così Tristan disse a tutti che la portava a letto, lasciando da soli i suoi parenti. Una volta chiusa la porta, Nadine non perse l'occasione per schioccare la lingua verso sua nuora.
- Una perfetta padrona di casa, si si...- fece, sarcastica mentre Rose quasi la fulminava con gli occhi - Una vera gentildonna, una donna perfetta per tuo figlio e per la bambina. Elegante, sofisticata e che sa accogliere gli ospiti dell'alta società. Certo. Peccato che sia da ricoverare!-
- Oh, mamma per l'amor del cielo!- borbottò Tanatos, prima che fosse Rose a mandarla al diavolo - Lo sappiamo tutti che a te piaceva Lucilla ma solo perché Elisabeth è una brava ragazza a cui piace stare in casa e in famiglia non significa che non possa essere una brava madre per Degona.-
- E poi se non altro non ha una fedina penale lunga come la lista della spesa!- sibilò Rose acida.
- Oh e qua ti volevo!- sbottò Nadine, serafica - Ti secca solo che Lucilla sapesse già fare tutte queste cose e che non abbia mai avuto bisogno del tuo consenso da matriarca, mia cara. Lucilla ti metteva nell'angolo, ecco cosa!-
- Per cortesia, volete andare a litigare altrove?- propose Jess col suo tatto angelico - Se Tristan vi sente sparlare di Lucilla non credo sarà molto contento.-
- Infatti, sta seduto nel letto di una povera donnicciola piagnucolante!- frecciò ancora Nadine.
- E con questo cosa vorresti dire eh?- sbottò Rose di nuovo, mentre Tanatos, Milo, Clay, Sphin e Jess prendevano il volo in cucina. Una volta lontani da quelle due belve il gruppetto poté permettersi di ringraziare il cielo che Degona stesse veramente bene, peccato che probabilmente una volta tornata a casa avrebbe subito una strigliata colossale da nonne, bisnonne e anche da tate in lacrime.
Le augurarono almeno che tutto nel Golden Fields stesse andando bene e in effetti le cose procedevano.

Era l'alba quando Lucilla Lancaster, riaprendo gli occhi bianchi da un debole sonno, si era sentita di nuovo viva per la prima volta dopo tanto tempo. Qualcosa di caldo dormiva contro di lei e dei ricci soffici le facevano il solletico al viso, per non parlare della piccola manina che le stringeva la spalla nuda.
Abbassò lo sguardo e trovò sua figlia addormentata contro il suo petto, nella stessa posizione in cui l'aveva vista l'ultima volta. Riappoggiando il capo contro i guanciali, Lucilla aveva creduto di vivere ancora in un sogno.
Ricordava anche la sensazione di smarrimento che aveva provato di fronte alla sua piccola Degona quando la sera prima le era apparsa davanti, allungando semplicemente le braccia verso di lei.
Era la prima volta che la vedeva. Dopo la nascita, non aveva chiesto di vedere la neonata, sapendo bene che tanto non avrebbe potuto restare...e quando l'aveva avuta di fronte, si era sentita come mancare il terreno da sotto i piedi.
Il suo cuore aveva cominciato a battere improvvisamente...e se qualcuno avesse voluto ucciderla, non avrebbe potuto trovare momento migliore. Ma lei...lei era rimasta a lungo a guardare quell'angelo caduto da cielo.
Le assomigliava moltissimo...ma aveva i bellissimi occhi di Tristan e di questo ringraziò appassionatamente.
Le sembrava di poterlo incontrare, attraverso gli occhi di sua figlia...e poi un'altra cosa le aveva volto il fiato, anche se non avrebbe mai potuto immaginare di provare una simile sensazione a quella parola.
Mamma. Degona l'aveva chiamata mamma per la prima volta...
Mentre il sole sorgeva, la Lancaster però capì che probabilmente nessuno a Cedar House era a conoscenza del fatto che la bambina fosse da lei. Certamente Tristan non le avrebbe mai messo davanti la loro bambina in quel modo, così mentre restavano a letto, una lunga piuma magica sullo scrittoio si levò da sola, si posò su un foglio e cominciò a scrivere lentamente. Poi il foglio si ripiegò e tutti i preparativi dell'imbustazione furono pronti poco dopo.
Quando la lettera fu chiusa e Zero, il falco della demone fu volato via con la preziosa missiva attaccata a una zampa, anche Degona aprì gli occhioni verdi, infastidita dal sole.
Parve non capire subito dove fosse, poi quando vide sua madre si ricordò di tutto...e un sorriso magnifico le illuminò il visino, tanto che le gettò subito le braccine al collo, troppo felice per dire qualcos'altro.
Lucilla a sua volta non disse nulla, limitandosi ad abbracciare la bimba ancora con movimenti un po' goffi.
Nei minuti successivi poté cominciare a farsi un'idea di che razza di bambina fosse sua figlia. Degona la tempestò praticamente di frasi, domande e racconti, ma specialmente di domande, per non parlare del fatto poi che non stava ferma sul letto, troppo incuriosita da tutto quello che la circondava.
Era allegra e molto affettuosa, notò anche. Aveva decisamente la parlantina dei Mckay, pensò.
- Mamma, dove siamo?- chiese poi la bambina, sedendosi di nuovo al suo fianco sotto le coperte.
- Lontano da Londra.- rispose Lucilla, parlando con la sua voce dolce e sottile - Come sei arrivata qua?-
- Ho fatto un incantesimo...con un cerchio di una polverina strana...non so bene come si chiama.- disse Degona distrattamente, continuando a guardarla tutta attenta. Ora la scrutava come al microscopio e Lucilla sapeva bene cosa stava fissando. I suoi occhi bianchi. Certamente fra chi conosceva sua figlia, non doveva averne mai visti. Invece la stupì, facendole un altro dolce sorriso e dandole un bacio sulla guancia che le fece di nuovo battere il cuore.
- Ha ragione il papà. Sei davvero bellissima mamma.-
La demone non poté impedirsi di piegare blandamente le labbra in un sorrisino, poi scese dal letto e fece il giro della sponda, per tirare giù anche la bambina. Prenderla in braccio fu un'altra deliziosa scoperta, anche perché la bimba non sembrava aspettare altro che starle vicino.
- Chi ti ha detto di me?- le chiese, facendola sedere davanti a una specchiera.
- Di te?- Degona ridacchiò divertita - Prima la bisnonna. Poi il papà qualche giorno fa mi ha dato le vostre foto.-
- Nadine eh?- Lucilla ora capiva tutto - Stanno tutti bene a casa vostra?-
- Si, benissimo...ma saranno un po' arrabbiati...- mugugnò la piccola - Mi sgrideranno. Lo so che non dovevo andare via senza dire niente ma io volevo tanto vederli! Liz sarà arrabbiatissima!- si girò ancora verso sua madre, ora tutta sorridente - Devo fartela conoscere Liz mamma! Lei è davvero forte! È un'amica del papà e da quando sono piccola c'è sempre stata lei!-
Lucilla non disse nulla, ringraziando solo dentro di sé che qualcuno si fosse preso cura di sua figlia oltre a Tristan. Conoscendolo, per qualche tempo non doveva essere stato molto in forma.
- Mamma...-
- Si?- chiese, tornando alla realtà.
- A me piacciono i vampiri.- sbottò Dena di colpo, fissandola.
Lucilla strabuzzò gli occhi, senza capire.
- Mi piacciono i vampiri.- disse ancora la bambina - Lo zio Milo ha detto che se da grande vorrò ancora, mi farà diventare un vampiro come lui. Mi piacciono tanto i suoi denti.-
La Lancaster di bambini non ci capiva molto ma sua figlia stava forse tentando di dirle che lei le piaceva anche se era un demone?
Sorrise di nuovo, scuotendo il capo.
- Mamma tu vivi qui?-
- Si.-
Dena corrucciò la boccuccia rosea con fare capriccioso - E non torneresti a casa con me vero?-
Sarebbe stato bello, veramente bello...tornare a casa con la sua bambina ma non era possibile. Non ancora almeno.
- Vuoi fare un bagno?- le chiese, senza rispondere alla sua domanda.
Fu decisamente divertente, se non altro fu un'esperienza un po' diversa ciò che le capitava da quattro anni, peccato che tenere fermo quello scricciolo nella schiuma fu un bel lavoro, per non parlare della schiuma che volò fuori dalla grande vasca di marmo. Una volta asciutta Degona si mise a curiosare in mezzo a tutta la grande stanza da letto di sua madre, affascinata da pozioni, libri con faccia e mani che cercavano di afferrarla, modellini in scala del sistema solare e statue vive che facevano le smorfie e le linguacce.
Quando furono le otto e mezza però, la piccola fece una richiesta che alla Lancaster era passata di mente.
- Mamma, ho fame...possiamo mangiare?-
Porca miseria, se l'era scordata. E adesso che faceva? Dovevano uscire dalla camera...doveva uscire da lì!
Erano quattro anni che non metteva piede fuori dalla sua stanza...ma la bambina doveva mangiare.
Si vestì rapidamente, pensando che l'unica maledetta soluzione era andare da Caesar. Accidenti...
Mentre si sistemava i lunghi capelli e imprecava alla faccia che avrebbe fatto Cameron, Dena cinguettava felice e contenta attaccata alla porta finestra, incantata dai campi di margherite nere del Golden Fields.
Poi però dovettero per forza avventurarsi fuori...e Lucilla, prendendola per mano, non aveva un'aria molto allegra. Attraversarono grandi spazi ricchi di candelabri, quadri e affreschi poi scesero al primo piano e la demone si fermò davanti a una porta di cedro scuro alta più di tre metri, intarsiata con cruente scene di battaglia.
Non bussò, limitandosi a infilare la testa nella sala riunioni di Caesar ma quando vide che era in compagnia, il suo umore peggiorò ulteriormente. Cameron, seduto a capotavola, la guardò per una volta in vita sua, stralunato.
- E' uno scherzo.- disse, fissandola.
- Non ti esaltare.- gli rispose, glaciale - Mi serve...del cibo.-
- Cibo?-
- Si, cibo. Sei sordo?-
- Oh, finalmente ti sei convertita.- disse il tizio seduto all'altro capo della tavola, ridacchiando - Salve milady, come stai? Sei bellissima come sempre.-
Lucilla scosse il capo, ignorandolo - Sta zitto Demetrius. Allora? Puoi farmi portare qualcosa?-
Caesar aguzzò la vista - Chi è che ti sta tirando la gonna?-
La Lancaster fece una smorfia mentre sua figlia, con vocina bassa, continuava a notare diversi particolari del palazzo e glieli riferiva tirandola per ogni appendice, specialmente per i capelli e alla fine sia il padrone di casa che il suo ospite, Lord Demetrius, Dimitri per gli amici, notarono la bimba nascosta dietro alle gambe della demone.
Mezz'ora dopo la situazione era ormai degenerata. Madre e figlia si ritrovarono a tavola con quei due dementi, Lucilla non avrebbe saputo definire Caesar e Demetrius in un altro modo, ma il fatto era che Degona non sembrava né infastidita dall'aria pigra del demone dai capelli bianchi, né dall'eccentricità dell'ospite.
Come demone puro era in effetti alquanto particolare, almeno questa era anche l'opinione di Caesar, visto che Demetrius nei suoi quasi novecentodieci anni aveva sempre vissuto a contatto con gli esseri umani e non aveva mai fatto mistero del suo amore verso le pratiche dei babbani, tantomeno aveva mai nascosto a Caesar la sua contrarietà nel vivere lontano dal mondo esterno. Demetrius, nonostante i suoi occhi bianchi, aveva barba lunga e capelli castano chiaro, tipo pelliccia di topo, tinti alla stragrande, tutti scomposti e scarmigliati, per non parlare della treccina al pizzetto. Da tempo si teneva in questo modo, per mitigare la sua bellezza di marmo da demone.
In testa aveva anche una buffa bombetta sulla cui sommità era disegnata una spirale bianca e nera. I suoi modi spigliati poi conquistarono in un attimo Degona che si stava sorbendo una tazzona di latte e caffè, con torta e biscotti.
- Ma tu guarda...- bofonchiò Caesar, mentre la piccola e Demetrius chiacchieravano - E così alla fine è venuta.-
Lucilla lo guardò non molto amichevolmente - Allunga un tuo miserevole artiglio e ti faccio passare la voglia.-
- Per chi mi hai preso?- replicò lui - Ero solo ansioso di conoscerla.-
- Le arrabbiature di prima mattina fanno venire le rughe.- cantilenò Demetrius, interrompendoli - Allora piccola? Come ti chiami?-
- Degona Lumia Mckay.- sorrise lei, quasi con fare orgoglioso - E tu come ti chiami? Sei un demone come la mamma?-
- Si, mi chiamo Demetrius. Ma tu chiamami Dimitri, ok?-
La bimba ridacchiò - Che nome buffo!-
- Si, hai totalmente ragione.- frecciò Caesar con una smorfia - Hai ancora fame piccola?-
- No, grazie. Sono piena!- Dena allora si volse al padrone di casa con aria curiosa - E tu sei il fidanzato della mamma?-
Mancò poco che Lucilla cadesse dalla poltrona, rabbrividendo alla sola idea. Intanto anche Demetrius attaccò a ridere, sganasciandosi - Si, certo...tua madre e questo qua. Bimba, credimi...dovrà ghiacciare l'inferno prima che accada!-
- Demetrius, non hai nessun altro a cui rompere l'esistenza?- rognò Cameron seccato, aprendo un giornale davanti alla faccia per non vederlo.
- Oltre a voi due no.- disse quello con aria da cucciolo, nascondendo in realtà una vera anima subdola da demone - Comunque hai ragione, ho delle faccende da sbrigare.- si mise in piedi, baciando la manina di Degona sul dorso che sorrise deliziata - Arrivederci signorina, spero di rivederti presto.-
- Ciao Dimitri!-
- Devo riportarla a casa...- sussurrò Lucilla intanto a bassa voce, per non farsi sentire.
- Certo.- annuì Caesar, sfogliando il giornale annoiato - Vai pure.-
- Torno appena possibile. Tu intanto occupati del richiamo di Hermione, capito?-
Cameron non alzò neanche lo sguardo dai suoi affari - Come ti ho sempre detto, di lei me ne occupo io.-
- S'è visto come te ne sei occupato bene.- recriminò la demone prima di uscire - Se non ti andava potevi dirmelo subito Caesar, mi sembrava di avertelo detto che tenevo molto a lei. Se non sei in grado di occuparti di qualcosa che respira e pensa, allora continua a restartene chiuso qua dentro ma se fossi in te ritroverei la mia amica e in fretta anche!-
- Non sei l'unica a tenere a lei.- sibilò in risposta, stavolta irritato - Dannazione Lucilla, smettila di credermi il diavolo in persona. Sistemerò io la questione, tu occupati dei affari tuoi.-
- Hn...- ringhiò in risposta, sbattendo la porta alle spalle - Lo farei anche se non fossi prigioniera qui!-

Edward Dalton apparve al piano terra della casa di Harry Potter, a Lane Street un giorno dopo la sua partenza.
Aveva avuto una pessima fortuna da quando era arrivato a Hargrave Manor: aveva fatto un fantastico buco nell'acqua nel Linkolnshire, girando per il maniero della famiglia Hargrave per tutto il giorno insieme ai domestici e al dispotico nonno di Hermione senza trovare il benché minimo indizio sia nella camera della Grifoncina che nei suoi documenti. Inoltre Jane era andata via per qualche giorno in Francia, in ferie dalla sua carriera da dentista che non aveva mai abbandonato nonostante le pretese di suo padre, perciò non erano riusciti a rintracciarla. Non era tornato proprio a mani vuote, però non era neanche riuscito ad avere qualche chiarimento.
Aveva solo in mano uno scatolone e due felini appresso che litigavano continuamente.
- Gente!- urlò salendo le scale - Ragazzi, ci siete?-
Li trovò nel salone del primo piano, tutti seduti attorno al tavolino dove troneggiava un Pensatoio. Lo stesso Pensatoio che Harry e compagni avevano trovato la sera prima in quel malfamato quartiere mentre Elettra aveva portato Blaise e Tom da Sirius. La loro rimpatriata dai Black era stata meno traumatica del previsto per il piccolo Riddle.
Da principio nervosissimo, era a stento riuscito a guardare Sirius in faccia, per non parlare di come aveva balbettato di fronte a Narcissa. Il trauma era stata Andromeda, così simile a Bellatrix. Per calmarlo c'era voluta tutta la dolcezza nascosta di Narcissa, mentre Andromeda che non aveva mai amato nessuno dei genitori di quel suo nuovo nipote era stata un tantino più rigida. Sirius invece, anche con quell'aria da altero mago purosangue, era stato l'unico a riuscire a far sorridere un po' il piccolo mago e dopo le presentazioni, si erano messi a parlare dell'arrivo del Riddle formato small da Harry, dei casini che stavano succedendo, del ritorno dei Mangiamorte, dell'attacco a Blaise e anche della full immersion di Draco nella residenza primaverile dei Black. Secondo le due sorelle Black, stavolta Malfoy era stato un po' impulsivo. Sirius invece non si era espresso anche perché lui era tutto concentrato sul nuovo marmocchio del gruppo.
Si erano lasciati solo con la promessa di riportare presto Tom in casa Tonks, naturalmente con Harry e Draco.
- Salve gente,- bofonchiò Edward, entrando e vedendo le loro facce - tutto bene?-
- Ti sembra che vada bene?- frecciò Ron - Allora? Che hai trovato?-
- Questo...- disse Dalton, buttando lo scatolone sul tavolino - e quelle due maledette palle di pelo!-
Dicendolo, Grattastinchi e una gatta bianca con gli occhioni gialli si fiondarono nel salone, soffiandosi addosso.
- Oddio!- rise Harry, insieme ad Elettra e a Weasley - Non ci credo! Guarda quei due! Ciao Grattastinchi!-
- Mamma mia, sono anni che non lo vedevo!- celiò anche la Baley.
- Oh e quella è Dray!- celiò Blaise - Guarda quant'è cresciuta!-
- La gatta della vostra amica Granger si chiama come te?- rise May, fissando Malfoy.
- Zitta mezzosangue!- borbottò il biondo, prendendo la micia in braccio - Allora Dalton? Hai visto Jane?-
- E' in Costa Azzurra, in ferie. Torna fra una settimana anche se parlare con lei sarà inutile. Siamo in un anno bisestile e i Veggenti vengono privati della Vista.-
- Oh già...- si schifò Harry - Cazzo! Ma porca miseria e adesso che facciamo?-
- Guardiamo nel Pensatoio.- sospirò Elettra - Io non vedo altre soluzioni.-
- Si, certo...ma prima date un'occhiata qua.- Edward si sedette fra Blaise e May, cominciando a scartare il pacco che aveva portato con sé dalla casa di Lord Hargrave - Me l'ha dato suo nonno e vi posso assicurare che non era del suo umore migliore. Era parecchio incazzato con Hermione, anche se non mi ha detto perché. Mi ha solo mollato questo in mano...- e tirò fuori l'orologio magico che Ron aveva regalato alla Grifoncina il giorno dei suoi diciotto anni, lo stesso che avevano i Weasley alla Tana. Tutti quanti schizzarono a controllare, in ansia. Strabiliati però, notarono che c'erano parecchie fotografie. Una ritraeva Tom che era al sicuro, sulla scritta "CASA"; un'altra foto era decisamente più ambigua e Jeager Crenshaw con la sua lancetta era posato sulla scritta aggiunta della strega in "AZIONE".
- Azione?- bofonchiò May - Che vuol dire?-
- Oh,- Tom sorrise con aria di scuse - Jeager attaccava sempre Hermione in ogni momento, così ha pensato di controllarlo. Azione vuol dire che lui sta combinando qualcosa.-
- Però, sveglia come sempre...e questa?- Harry indicò una ragazza che però si trovava sulla scritta "MORTE".
Era Linda Fulcher. Come mai Hermione aveva tenuto quella ragazza sul suo orologio? Era una Magonò.
Forse la conosceva. Anzi, l'aveva conosciuta. C'erano altre due lancette e su una di esse c'era niente meno che Rafeus Lestrange. Anche lui era sulla stessa tacca di Jeager. Questo stava a significare che stavano macchinando qualcosa.
Fu l'ultima a lasciare i ragazzi pallidi come cenci.
- Guardate bene.- disse Edward - Lord Hargrave mi ha detto che la lancetta di Herm è così da circa ieri sera.-
E quella maledetta lancetta segnava qualcosa che nemmeno Ron aveva mai visto. Stava esattamente a metà fra la scritta "PERICOLO" e "MORTE".
- Cosa vuol dire? Si sarà rotto?- ipotizzò Tom.
- No, è assurdo. Non si rompono mai.- disse Weasley - Ma non è possibile che stia così ferma a metà!-
- Lasciate perdere dov'è!- sbottò Elettra - E' a un passo da "MORTE"!-
- E come se...- sussurrò Blaise - Fosse in uno stato di transito.-
- Si,- annuì Harry a bassa voce, come per timore che dirlo a voce alta l'avrebbe reso reale - è come sospesa fra la vita e la morte. Ma non può essere così da ieri sera. Ci dev'essere un errore.-
- E se non ci fossero errori?- sibilò Draco.
I ragazzi si guardarono, ormai al limite della preoccupazione. Dannazione, dovevano fare qualcosa! Ma non sapevano dove trovarla. Hermione non aveva lasciato indizi di nessun genere! Era irraggiungibile ovunque fosse finita!
- Avanti.- sbottò Potter mettendosi in piedi - Guardiamo nel Pensatoio.-
- Ok, però è meglio usare la Stanza degli Specchi al Ministero.- scandì Ron - Lì vedremo meglio.-

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