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Io sono il salvatore dei maghi.
Io sono speranza.
Io sono Harry Potter.
Ma sono anche…solo Harry.
Ricordatelo.
Sono bene, ma anche male. Capitelo, perché in ognuno di noi c’è un eroe.
Un eroe a cui facciamo appello.
Pensate a me come a una saetta nel cielo, nelle notti buie di tempesta.
Pensate a me come quel breve istante di luce, quando tutto sembra perduto.
E poi guardate in voi stessi.
Io sarò lì.
Una saetta nel cuore.



 
 
 
 

Un fiotto di sole filtrò dalle tende della stanza.
Dolce e carezzevole sfiorò il viso di un grande mago.
Harry Potter mugolò nel sonno, girandosi supino.
C’era pace, lenta e silenziosa, tenue e sinuosa.
Era spuntata la luce, dopo la tempesta e insieme ad essa, un piccolo fascio di colori, fra nubi di panna.
A qualcuno poteva sembrare un arcobaleno. Ad altri un semplice scherzo degli occhi, dell’immaginazione.
L’arcobaleno.
Elettra, incurante del sole che le feriva la vista, guardò quello spettacolo poi seguì la scia luminosa, tornando verso il letto. Sorrise debolmente, tornando a sedersi sulla sponda su cui aveva passato la notte.
Si rannicchiò nella parte destra, accoccolandosi in modo da non disturbare il sonno di Harry.
Su una larga poltrona accanto alla sponda sinistra c’era Sirius.
In braccio a lui il piccolo Tom.
Il bambino sembrava ansioso, preoccupato.
A niente era servito cercare di dormire. Nelle vene, insieme al sangue, gli scorrevano tensione e paura.
Paura di non vederlo più aprire gli occhi, paura di trovarlo cambiato, di non vedere in quelle iridi verdi la speranza e il coraggio che un tempo vi avevano regnato.
Paura di perderlo.
Edvige planò all’improvviso sulla finestra, sbattendo delicatamente le ali. Entrò dal battente aperto, si accomodò con eleganza sul suo piolo. Guardò i presenti col suo sguardo ambrato e intelligente, poi gufò.
Tom tornò a puntare il letto senza smetterla di agitarsi.
Le sue mani non stavano ferme, dondolava le gambe…e all’ennesimo sorriso di Elettra, anche Sirius sbuffò.
- Calma, calma.- gli disse Black con un sospiro e passandogli una mano sulla testa – Harry sta bene, non vedi?-
- Ma ieri mattina…l’altra notte…insomma…- il bambino si morse le labbra – Bhè…è morto e con Voldemort…-
- Tesoro, Harry si è scontrato con Lord Voldemort migliaia di volte.- gli disse Elettra dolcemente – Non ti devi angustiare tanto. E poi lui non è morto veramente. È sempre stato qui.-
- Ma era…arrabbiatissimo.-
- Che pretendi.- Sirius cercò di non sogghignare ma le sue labbra si piegarono comunque – La sua anima si è spaccata in quattro, a momenti ti uccidevano e hanno marchiato il braccio a tuo cugino, senza contare che avete tutti rischiato la vita. E’ facile perdere le staffe così, non credi?-
- In passato ha sbraitato anche di peggio, credimi.- lo assicurò la Baley, agitando la bacchetta e facendo comparire del caffè per tutti – Si è comportato abbastanza civilmente, se si può usare questo termine.-
Riddle non era della stessa opinione ma non replicò, portandosi una delle tazze alle labbra.
Harry ora gli sembrava così fragile in quel letto.
Così indifeso.
Un bambino…sopravvissuto.
Nonostante tutto sorrise. Che grande mago, pensò. Era morto ed era tornato solo per loro.
Le lacrime gli pizzicarono di nuovo gli occhi ma le trattenne.
Non voleva più piangere. Non era più tempo di farlo.
Harry era stato coraggioso, Lucilla era stata coraggiosa.
Draco lo aveva salvato, subendo la vendetta dei suoi fratellastri.
Più nessuno avrebbe dovuto farsi male a causa sua.
Ora toccava a lui proteggere Harry e Draco. Proteggere tutti quanti.
Improvvisamente il moretto mugolò di nuovo e si agitò fra le lenzuola.
Si stava svegliando.
Elettra e Sirius balzarono in piedi, vicino alle sponde. Tom rimase un po’ distante, il cuore in gola.
- Ehi…- la strega si piegò insieme a Black, sul viso di Harry – Ehi…amore, stai bene?-
Lentamente, le sue palpebre si aprirono.
Sbatterono un paio di volte, poi inchiodò le iridi su di loro.
- Elettra.-
La strega sorrise, gli occhi velati e la gioia di colpo esplose.
Gli gettò le braccia al collo e si schiacciò su di lui. La paura e il dolore della notte prima si sciolsero, annegando in un mare di pura gioia. Di puro languore.
Harry le carezzò i capelli, restando sdraiato.
Poi levò gli occhi su Sirius.
- Ciao papà.- disse in un soffio.
Black tacque, restando immobile, in sospeso, con l’anima in gola.
- Che c’è?- Harry sogghignò brevemente – Ti dà fastidio per caso?-
- Canaglia.- gli soffiò allora Sirius, col suo stesso ghigno.
Maledetta canaglia.
Lo abbracciò stretto quando si mise a sedere, dolorante e con un’emicrania pazzesca.
Harry non oppose resistenza. Stretto nelle braccia del padrino sembrava non stancarsi mai.
Era di nuovo al mondo.
Era di nuovo al suo posto. Ora sapeva.
Non c’era un luogo diverso adatto a lui. Per quanto duro, per quanto pieno di spine…quella era casa sua.
L’unica casa che l’avrebbe protetto, nonostante tutto.
Ed era tornato.
Elettra era lì. C’era Sirius. I suoi amici.
L’amore. L’affetto di un genitore, dei suoi fratelli.
Inspirò a fondo quando Sirius lo lasciò e lo aiutò a mettersi in piedi. Accidenti, ora le sue ossa le sentiva tutte, nessuna esclusa. Ogni fibra, ogni tendine, ogni cellula. Erano tutti lì presenti e strillavano per farsi sentire.
Era vivo.
- Oh, si è svegliato.-
La porta sbatté con forza e Draco Malfoy apparve sulla soglia.
Harry non fece neanche in tempo ad aprire bocca per salutarlo magari, che un pugno pesante come un macigno lo prese sulla mascella e volò sul pavimento, con un tonfo.
Tempo un altro istante e si stavano massacrando, Draco per la rabbia, Potter più che altro per difendersi.
E Sirius li guardava rotolarsi per terra, l’espressione di uno che ormai ha visto troppo per aprire bocca.
- Ma che cos’è questo baccano accidenti?- sbraitò Ron mettendo la testa nella porta insieme a Jess, la Mcgranitt e Tonks – Oh no! Non cominciate!- aggiunse, quando vide cosa stavano facendo – Insomma ragazzi!-
- Black hai intenzione di guardare ancora a lungo?- sbuffò anche Lucius Malfoy, entrando con suo passo sprezzante.
- In questi anni ho imparato a non mettere bocca quando si pestano.- sentenziò Sirius serafico, spostandosi leggermente quando gli caddero ai piedi e cominciando a volare anche insulti – Ma se vuoi provarci tu…sarei curioso di vederti con un occhi nero. È una buona occasione Malfoy.-
- Ma sta zitto.- si schifò Lucius, dando un calcetto al gomito di suo figlio – Avanti…Draco…oh Draco…e basta!-
- Hn, se fai così ti risponderanno subito.-
- Un giorno creperai sul serio Black, fidati.- lo minacciò il biondo.
- Potrei dirti la stessa cosa, capellone.-
- Cane da riporto.-
- Te la tiri troppo, idiota.-
- Ma che cos’è, un asilo nido questo posto?- ululò Ron, mettendosi in mezzo e andando a prendere Malfoy junior per la camicia – Avanti basta! E che cazzo Malferret, s’è appena ripreso!-
- Pensa ai fatti tuoi Donnola!- tuonò Draco furibondo, un livido sullo zigomo e tutto spettinato.
- Ma che cazzo t’è preso, si può sapere?- urlò Harry di rimando, faticando a rimettersi in piedi – Perché mi hai picchiato?-
- Perché sei un fottutissimo bastardo, ecco cosa!- gridò Draco di rimando, gli occhi incendiati.
Tempo pochi minuti e tutta la stanza si riempì di curiosi e mezzi addormentati, tipo Blaise che era pesto di sonno e gli ex studenti che non capivano cosa fosse quel chiasso. Alla fine riuscirono a separare sia Black e Malfoy che i due giovani Auror ma i litiganti continuarono a fissarsi in maniera alquanto bellicosa.
Allontanati di qualche metro l’uno dall’altro, la Mcgranitt riportò un po’ d’ordine e poi si misero a tavola per la colazione anche se c’era un bel po’ di veleno sparso in qualche tazza a caso.
Draco restò del suo umore più funereo per tutto il tempo e a nulla valsero i tentativi di Potter di capire cos’avesse.
Niente, una tomba. Allora che andasse al diavolo, quel fesso.
- Tutti vivi?- s’informò, mentre aspettavano Silente.
- Si, tutti.- gli sorrise Elettra da cui il moro non si staccava più.
- Ed Herm dove sta?-
Tutti tacquero. Già. Dov’era Hermione?
- Porca di quella gran…- Draco buttò la forchetta nel piatto con stizza, afferrando la mappa del Malandrino. Eccola lì, non era a Hogwarts! Era andata da Crenshaw, ne era sicuro!
- Io quella maledetta mezzosangue la uccido, giuro che lo faccio! Il Ministero dovrebbe abrogare una legge che impedisce a lei e a quelli della sua pasta di andare in giro da soli!-
- Certi purosangue invece dovrebbero essere chiusi ad Azkaban a vita, sai?- gli rinfacciò Ron.
- Ma va’ al diavolo anche tu Weasley.-
- Hn, di buon umore Dray.- insinuò Zabini, scolandosi il caffè – Hai dormito male?-
- Il mostriciattolo mi ha ficcato troppe gomitate nella schiena.- sbuffò il biondo, facendo arrossire il piccolo Riddle – A che ora ti sei alzato eh? All’alba?-
Tom levò le spalle – Non avevo sonno.-
- Si, si nota dalle tue occhiaie.-
Qualcuno ridacchiò, poi arrivò Piton e Sirius perse del tutto l’appetito, mettendo una smorfia.
- Che hai Black? T’è andato di traverso qualcosa?- sibilò il professore di pozioni.
- Si, la tua presenza.-
- Stai diventando scontato, sai cane rognoso?- frecciò Lucius sarcastico – Non hai quella bella casa da sistemare? Dovresti andare in giro con scopa e paletta e dare una bella rassettata. Non hai nulla da spolverare? Eh?-
- La parte sinistra del tuo letto forse.- fu la risposta pungente di Sirius che prese in pieno il bersaglio.
Stavolta rise anche Remus sotto i baffi e stavano già per saltarsi al collo quando tornò finalmente Hermione.
Era tutta sporca e lacera e dalla sua espressione, Draco non ebbe veramente il coraggio di parlare.
- Buon giorno.- si azzardò Neville, l’unico a volersi suicidare.
Gli arrivò in risposta un ruggito e la videro correre a cambiarsi, veloce come un treno.
Decisamente non aveva trovato Jeager.
- Buco nell’acqua eh?- bofonchiò Trix, seduta fra Milo e Jess.
- Mi sa di si.- annuì Morrigan – Allora? Quando arriva il preside?-
- Un attimo e sarà qua. Era nell’ufficio a parlare con Orloff.- sibilò Piton, sedendosi a debita distanza da Sirius e Remus – A quanto pare sono sorte rogne a causa dell’utilizzo di magie proibite.- e dicendolo scoccò un’occhiataccia a Harry.
- Mi scusi professore ma che doveva fare?- si azzardò Pansy – Orloff dovrebbe risolvere ben altri problemi.-
- E’ quello che gli starà dicendo il professor Silente.- sospirò la Mcgranitt – Severus e gli studenti?-
- Sani e salvi. Stanno già ricamando nei corridoi.-
- E per la mia inchiesta?- s’informò Draco con aria indifferente.
- Verrà insabbiata, tranquillo.- Piton agitò la mano – Il professor Silente ha capito che a Orloff importa poco della morte dei Mangiamorte. A lui interessa solo sapere che il signor Potter è ancora vivo e che continuerà a fargli da alza bandiera.-
- Piano con le parole Mocciosus, c’è rimasto secco l’altra notte.- l’avvisò Sirius con tono tetro.
- E adesso è vivo, Black.- replicò Piton gelido – Quindi tieni a freno la lingua e rilassati. James non si starà rivoltando nella tomba.-
- Lasciate fuori mio padre dai vostri discorsi.- disse Harry pacatamente, zittendoli – Per il resto state tutti bene?-
- Una favola.- sorrise Blaise – Edward ha fatto un po’ i capricci ma sta riposando e si riprenderà presto.-
- Katrina?-
- Morta.- l’informò Jess – Grazie a Degona.-
- E il corpo di May?-
- I genitori sono venuti a prenderlo ieri.- sussurrò Ron – Ci avviseranno per i funerali.-
- Perfetto.- disse Harry tristemente.
- Ma tu signor Potter…sei sicuro di stare bene?- gli chiese la Mcgranitt – Quella magia deve averti stremato.-
- Infatti mi sento a pezzi.-
- Sicuro che tutto sia al suo posto?- insinuò Neville ridendo.
- Già, il cervello c’è ancora?- aggiunse Seamus – Oppure non c’è mai stato?-
Potter non fece in tempo a sibilare un rispostaccia che la porta della Torre si spalancò di nuovo di botto.
- Tom! Oddio, meno male stai bene!-
In un attimo il piccolo Riddle venne sommerso da parenti stretti.
Sua zia Andromeda gli si era catapultata addosso e aveva quasi ucciso Lucius col braccio, cacciandogli il gomito in un occhio. Sulla porta anche Narcissa, accompagnata da Tonks, Jane e Liam Hargrave.
- Zia!- il bambino sorrise, facendosi quasi strozzare – Ma cosa ci fai qua?-
- Ninfadora mi ha detto tutto!- alitò Andromeda, guardandolo ovunque nel caso fosse ferito – Dio, stavo morendo di paura! E tu che cosa diavolo ci fai qua?!- sbraitò, cambiando tono e avvedendosi di Lucius.
- Grazie, anche io sono contento di vederti.- frecciò quello, schifato e riattaccandosi al caffè.
- Crepa.- gli disse la strega senza tanti complimenti – E tu Draco? Tutto bene tesoro?-
- Una meraviglia.- sibilò ironico – Ciao mamma.-
Narcissa gli sorrise vagamente, abbracciando Tom a sua volta – State tutti bene vedo. Meno male.-
- Ciao Jane!- cinguettarono gli altri, facendo a gara per farsi abbracciare – Hermione arriva subito!-
- Come sempre vi trovo in forma ragazzi.- rise lei – Non sembra neanche che abbiate rischiato la pelle.-
- Siamo a prova di Mangiamorte, lo sai.- fece Ron soave – Avete sentito qualcosa venendo qua?-
- La Gazzetta del Profeta non si è ancora inventata balle decenti.- rognò Liam cupamente – Allora? Dove stanno i Lestrange?-
- Una muta a farsi controllare la voce, l’altro forse a farsi riattaccare un braccio.- disse Blaise tranquillissimo.
Già, se n’era scordato.
Tom si estraniò dai presenti, guardando fuori dalla finestra.
I suoi fratellastri erano fuggiti. Suo padre era vivo anche se ancora imprigionato.
Ora scattava una lotta contro il tempo.
Una ricerca antica e difficile. Quella dei dodici Veli rimasti.
Per quanto ancora sarebbe andata avanti quella guerra?, pensò posando gli occhi bluastri su Harry.
Per quanto ancora il bambino sopravvissuto sarebbe riuscito a opporsi, da solo?
Harry aveva bisogno di una mano. Qualcuno doveva proteggerlo…
E Lord Voldemort…si, Lord Voldemort doveva morire. A niente purtroppo sarebbe valso rinchiuderlo.
Finché ci fosse stata anche solo una possibilità di riportarlo in vita, con l’incantesimo più corrotto mai esistito, i suoi Mangiamorte sarebbero prolificati, rendendo ogni loro sforzo vano.
Ma suo padre non era l’unico ad incarnare il suo ideale. Tom l’aveva capito dai discorsi di Vanessa.
I Mangiamorte lo consideravano la speranza, la loro speranza.
Lui, figlio del Signore Oscuro, era la speranza che si perpetuava.
Ora anche era lui, come Harry, era un vessillo.
Ma c’era un modo per fermare quell’ingranaggio, continuò a dirsi, mentre Potter si metteva in piedi dicendo che aveva una cosa da fare. Si, pensò Tom con un mezzo sorriso.
Anche lui, come gli Auror, per fermare i Mangiamorte aveva sei anni.
E poi avrebbe spezzato la loro speranza.
Quell’ideale che suo padre tanto perpetrava, doveva essere distrutto.
Per il bene di tutto ma specialmente per quello del bambino sopravvissuto.

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