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La mano bianca arrancava nell'acqua...si agitava, scompariva fra le onde e poi si riergeva di nuovo.
Sembrava che il tempo scorresse più lento, come per torturare chi guardava, impotente.
Tom Riddle aveva già visto morire qualcuno. In Italia, aveva visto un mago morire sotto incantesimo, un demone colpito dalla lama di una spada...e un bambino, morire di stenti.
Ma è diverso quando credi di perdere e di vedere coi tuoi stessi occhi qualcuno che ami, morire.
Gli sembrava di venire risucchiato in quell'acqua gelata insieme a Draco. Gli sembrava di soffocare con lui.
E poi l'impotenza, la frustrazione, i suoni ovattati delle grida degli altri...e tu fermo, che non puoi fare nulla.
Fermo, a lasciarti vivere, ad aspettare che siano gli altri a decidere se salvarti il cuore, salvando chi ami, o precipitarti all'inferno, lasciando morire il mago, il fratello e il padre che vive in te.
- Draco!!!-
A differenza di quanto aveva pensato, la sua voce non era morta. Non era rimasta sepolta dall'annichilimento e dalla paura. Aveva ancora voce per urlare, per strillare. A malapena trattenuto dalle braccia di Harry, guardava impotente la mano di suo cugino scomparire nell'acqua, fra i flutti e i grossi pezzi di ghiaccio che affastellavano il lago di Hogwarts.
Tutti correvano, tutti agitavano le bacchette, tutti lottavano col tempo...che scorreva impietoso.
E Katrina che ora se n'era andata, forse per essersi già divertita abbastanza.
- Tom!-
Si volse di scatto, quando sentì Hermione buttare via il suo cappotto bianco e mettersi la bacchetta fra i denti - Ascoltami! Nella mia tracolla ci sono delle pietre focaie! Prendine una e sbriciolala piano! Molto piano! Ricavane due frammenti piccolissimi, appena due schegge! Ma fa presto ok?-
- Un attimo, dove vai?- le urlò Harry seguendola.
- Ed, Ron!- Hermione non lo ascoltava, troppo concentrata sull'unica cosa che le importava per pensare ad altro - Levatemi di torno quei pezzi di ghiaccio!-
- Si ma che vuoi fare?!- Ron la prese per un braccio, mentre May si disperava.
- Andare a prenderlo!- scandì e detto questo si staccò una piccola catenella d'argento delle tante che pendevano dal suo bracciale col sangue di Caesar. Questa s'ingrandì e si allungò. Ne dette un campo a Harry e Tristan, poi si volse verso gli altri - Edward! Ci sei?-
- Pronto!- le disse, puntando la bacchetta in mezzo al lago - Deletrius!- e l'incantesimo di sparizione fece il suo effetto: una fiammata immane si propagò dall'ex Corvonero sul pelo dell'acqua, spazzando via tutti gli iceberg. Un secondo dopo Hermione si era buttata fra i flutti ricolmi di vapore, seguita dagli strilli dei maghetti e la preoccupazione degli altri, specialmente di Jess che fissava lo specchio dell'acqua col terrore di veder riapparire Katrina.
Ma lei non sentiva più niente. Quel freddo...era stato come non respirare più. Come morire di nuovo per il Veleno della Mela. Il corpo trafitto dal gelo, gli arti ridotti a pezzi di carne contratta...e il suo arrancare verso Malfoy, che galleggiava attaccato a un pezzo di ghiaccio.
Lo raggiunse, nemmeno lei seppe dire come...ma quando l'ebbe afferrato per il collo, non riuscì a capire se fosse ancora vivo o meno. Aveva la labbra viola e i suoi occhi grigi erano quasi diventati scuri come piombo.
Doveva muoversi.
In pochi secondi vennero ripescati e portati sulla riva e lì mentre May e Ron si buttavano su Draco, per coprirlo, Hermione cercò di trovare le ultime energie. Tom, Trix e Cloe avevano fatto come aveva ordinato. La raggiunsero, preoccupatissimi, e le mostrarono i loro risultato. Due piccolissime schegge rosse come rubini, lucide...nel riflesso, sembravano contenere il riverbero del fuoco.
- Cosa sono?- le chiese Harry, che la stringeva forte nel suo mantello imbottito di pelo.
- Pietre...pietre focaie...- sussurrò, battendo i denti - Fai ...fai un taglio sulla sua mano...- e indicò Draco con un'occhiata - Poi mettici sopra la scheggia. Quelle pietre servono ...per...per bruciare i corpi... ma con una scheggia così piccola lo riscalderai soltanto. Presto! Muoviti!- aggiunse, gemendo - O andrà in ipotermia!-
Se sul momento le parole sconnesse di Hermione erano sembrate inverosimili e dettate dalla sua condizione fisica che stava rapidamente raggiungendo quella di Malfoy, Harry vide che Tom era invece stranamente sicuro di ciò che faceva. Fatto un piccolo taglio sulla mano di Draco, chiusero il suo palmo attorno alla scheggia rossastra che sembrava riflettere un qualche riverbero di fuoco. Passarono solo pochi istanti e poi iniziò la magia.
Le venuzze blu di Draco che spiccavano contro la sua pelle pallida, sembrarono quasi per un momento farsi interamente rosse. Fra le braccia di May s'irrigidì solo per un secondo e poi un piacevole calore l'invase tutto.
Riprese colore, riprese fiato...e il suo cuore gelato venne abbracciato da quel delizioso languore.
Riaprì gli occhi, carezzato dalle dolci mani dell'Osservatrice...ma nella sua mente c'era solo una mano. Diversa e forte, salda.
Una mano che lo metteva in salvo. Era fatta.


La Corte Leonina era di nuovo in subbuglio. I nobili vampiri di tutta la Gran Bretagna erano in riunione, a uno dei loro magnificenti banchetti notturni dove esseri umani fanatici e consenzienti si facevano succhiare via la vita per diventare i bastardi dei loro stessi aguzzini ma c'era qualcuno che non sembrava né sete, né voglia di ascoltare snervanti filippiche sulla sopravvivenza del loro buon nome.
Lucian Leoninus stava appoggiato alla grande balconata gotica del secondo piano del palazzo. Sentiva a malapena l'alito freddo del vento sul viso, coi fiocchi di neve che cadevano lenti, ipnotici.
Noiosi e tediosi secondi di un tempo che per lui non sarebbe mai trascorso.
- Padron Lucian. Vostro figlio il principe Milos vi manda questo.-
Si volse appena, con la stessa espressione vacua a vuota che lo distingueva dagli altri fratelli, che mutava solo davanti a sua moglie. Guardò il servo, un vampiro impuro, e vide un biglietto appoggiato su un vassoio d'argento.
Lo prese, congedando il servo e scorse rapidamente il messaggio di Milos.
Stranamente piegò in maniera sinistra la bocca, quasi divertito.
- Sono invitato?-
- Dipende.- disse il secondo dei quattro fratelli.
- Da cosa?-
- Da che hai in mente Askart.- rise Lucian, cominciando a farsi strada fra i commensali che bevevano assetati da ogni collo o giugulare pulsante presente nella sala - Ho intenzione di convincerlo a restare qua, stavolta.-
- Tu...tu che lo convinci a restare qui...-
Askart Leoninus, signore della Corte, si lisciò il pizzetto passando davanti alla poltrona di suo fratello Kronos che parlava fittamente insieme alla sua amante, una delle tante in vero, ma continuò a seguire Lucian fuori dal corridoio della sala, dove candele e quadri facevano da scenario a una reggia degna di un re.
Tetri ed aggraziati come i felici da cui prendevano il nome, i due fratelli camminarono lenti lungo l'ala della sorella.
- Milos ama troppo la pace per vivere qui.- continuò Askart, pacato - Non lo convincerai mai.-
- Ci proverò in eterno se necessario. È mio figlio, l'unico principe che intendo avere e lo voglio al mio fianco.-
- Il tuo istinto paterno finirà per pungolare nostra sorella.- ironizzò sarcastico il maggiore - Ma permettimi di ricordarti che Milos è dotato di un'anima e di un cuore che batte unicamente per gli umani di cui si è circondato. E non per te. Come no di certo per sua madre.-
- Lascia mia moglie fuori da questa storia.- sibilò Lucian, levandosi i lunghi capelli neri annodati nella seta dalla spalla, rigettandoli sulla schiena - Alexandra non centra. Sono io che ho tentato di ucciderlo vent'anni fa.-
- E come continuo a ripetere anche a quell'idiota di Kronos, è stato un madornale errore visto che nonostante il mio indubbio disprezzo per il suo sangue metà umano, un Diurno sarà sempre e infinitamente avvantaggiato davanti a un purosangue come te, fratello mio.-
- Mi stai facendo la predica Askart?-
- Ti sto dicendo solo di stare attento.- concluse il signore del palazzo, agitando lievemente la mano davanti alla porta dell'ala di sua sorella minore. I battenti si aprirono all'istante e nel buio dell'anticamera circolare, videro Gala Leoninus in piedi davanti alla sua enorme libreria latina di cedro, avvolta nel più bell'abito che una vampira in quel castello avesse mai potuto indossare. Coi capelli neri sciolti e mossi sulle lattee spalle, si volse verso di loro con la sua aria serafica e accondiscendente, mettendo in mostra un topazio tagliato a goccia che le prendeva sulla fronte.
Una dea. Era tanto bella da rivaleggiare con un demone.
- Askart...devo dedurre che la compagnia dei nostri ospiti ti tedia?-
- Gala.- sorrise il maggiore, raggiungendola e posandole un bacio sulla mano - La sola cosa che mi tedia è il baccano durante un banchetto di pace.- poi fece un breve cenno a Milo, seduto alla tavola della signora dei Leoninus.
- Milos. Come sempre ti vedo bene.-
- Zio.- rispose il Diurno - Papà..- aggiunse poi, senza nascondere un velo d'ironia.
- Milos, è un piacere.- gli disse Lucian, ignorando il suo tono - Speravo di vederti prima di Natale.-
- Non è una visita di famiglia.- rispose subito - Sono qua per conto di un'amica gagia.-
- Siete stati attaccati?- s'informò Askart.
- Si, oggi. Due Auror hanno rischiato di morire congelati.-
- Harry Potter?-
- Sta bene.-
- E il figlio del Lord Oscuro?- chiese Lucian.
- Sta bene anche lui.-
Gala sorrise, alle loro spalle - Gli Zaratrox un tempo avrebbero giurato vendetta eterna a chi avesse fatto fuggire un loro prigioniero. Ora invece a quanto pare chiunque può entrare nelle loro Carceri e soffiargli le prede. Interessante.-
- Non è stato un comune intruso, lo sai.- le rispose Milo.
- Si, certo. Questa gagia allieva del caro Caesar.- continuò la vampira, sfogliando le pagine dei preziosi libri con tocco delicato - E' un pezzo che non vado a trovarlo. Un tempo non avrebbe mai accettato un umano in casa sua, figurarsi farsene una di loro come amante.-
- A quanto mi dicono questa gagia è molto forte però.- s'intromise Askart, versando a tutti del vino.
- Ah si?- Milo lo guardò attento - Chi è stato a parlartene? Quelli della Dama Nera?-
- Si, uno di loro.- annuì suo zio, posandogli il calice davanti al naso - E' qua ora. Il Giocattolaio.-
- Nome affascinante.- sibilò il Diurno - Ma io sono qua solo per avere alcune informazioni su Crenshaw. Pensavo che nei registri del palazzo aveste informazioni sulle famiglie dei mezzo demoni.-
- Infatti ho il nome del loro vecchio palazzo. Eccolo, i Crenshaw...- sussurrò Gala, andando alla sua scrivania per farne un biglietto per il nipote - Ti serve altro Milos?-
- Si.- disse freddo, puntando gli zii - Vorrei sapere se voi due avete intenzione di mettervi contro il bambino sopravvissuto. E per favore, non raccontatemi frottole. Saprei riconoscerle.-
Lucian e Askart si scoccarono un'occhiata di traverso.
- Tu hai in mente qualcosa?- fece il primo.
- No. E tu?-
- No.- Askart fissò allora sua sorella - Gala?-
- Spiacente, gli umani non m'interessano.- rispose la donna, raggiungendo il nipote e consegnandoli un biglietto con il nome e qualche dritta sui Crenshaw, per mettere finalmente le mani su Jeager. Una volta che se lo fu messo in tasca cercò di andarsene subito ma come prevedeva fu alquanto difficile.
I lividi sul suo collo erano ormai spariti ma sapeva bene che né Askart né Gala avevano detto nulla a sua padre della faccenda di Trix...e ora l'avrebbero fatto invece, perché erano due maledetti sadici traditori.
- Come va il collo, nipote?- gli chiese infatti suo zio, con aria diabolica.
- Collo?- Lucian ci cascò in pieno, senza capire immediatamente - Di cosa parla Milos?-
- Niente.- sibilò in risposta, cercando di mantenere il sangue freddo - Un incidente di due mesi fa.-
- Si,- fece anche Gala agitando la mano con grazia - è solo stato morso.-
E crollò il mondo.
Askart spinse una poltrona dietro alle gambe di suo fratello col piede prima che Lucian cadesse all'indietro, ma fortunatamente sprofondò nel velluto...e rimase senza parole.
- Tu...tu...cosa?- alitò.
- Non farti saltare i canini, non significa niente!- disse subito Milo, sollevando subito le mani a difesa.
- Tu...tu ti sei legato con un Vincolo???- sbraitò Lucian rimettendosi in piedi come una furia - Possibile che tu sia stato tanto avventato?? Non hai neanche cent'anni!-
- Ma mi ascolti quando ti parlo? Ti ho detto che non significa niente!-
Fiato sprecato. Lucian Leoninus era ormai sull'orlo di una crisi di nervi.
- Chi è?! Avanti, voglio il nome di questa donna!-
- Per l'amor di Dio, tanto è una Diurna. Mettiti l'animo in pace!- bofonchiò Milo incrociando le braccia - E come ho già detto agli zii, è una bambina. E prima che tu mi chieda che razza di gusti ho, mi sto solo occupando di lei perché Silente l'ha costretta a stare lontano da Ravenhall, chiaro?-
- Oh no...- Lucian stava collassando, dopo essersi riseduto più terreo di prima. Si passava le mani sulla faccia e borbottava qualcosa sul fatto che avrebbe dovuto starci più attento con lui, che si era rovinato con le sue mani, forse che era anche un pedofilo, che era troppo giovane e una serie di altre cose che Milo non aveva alcuna voglia di stare a sentire. Così si rimise il mantello, baciò Gala e senza tante balle prese il volo, anche perché Lucian quando ci si metteva era un vero attore e stare a discutere con lui dei due buchi sul collo che Trix gli aveva lasciato era pura follia.
Sbuffando se ne uscì nel corridoio, maledicendo suo padre e le sue fisime.
Che stress...tante storie per un morsetto. Lui sinceramente non aveva mai capito tutta la fissa che i quattro fratelli Leoninus avevano per il Vincolo di sangue. In fondo a Kronos era stata promessa una moglie del clan francese dei Aimes Rouge, Lucian si era legato innamorato perso a sua madre, una vampira impura, Askart aveva perso sua moglie in seguito a una guerra trecento anni prima e da allora non si era mai più legato. Solo Gala aveva rinchiuso il suo cuore e il suo sangue per amore di un uomo che alla Corte non era promesso nominare...quindi perché tante storie?
E poi lui era Diurno. Cosa poteva volere suo padre da lui?
Mah.
- Non chiederti il perché del Vincolo, principe Milos. Ma chiedi a te stesso perché l'hai fatto.-
Milo si fermò nell'ingresso della Corte, quasi sentendo quella voce serpeggiargli alle spalle. Non era una voce umana.
Sembrava...il soffio del vento. Si volse lentamente e alle sue spalle trovò...un gagia.
Un vecchio molto basso, smilzo, dalla lunga barba bianca, con baffetti altrettanto lunghi e pendenti, occhi che vedevano anche dove nessuno avrebbe dovuto vedere. Era vestito riccamente e in pugno portava un bastone con tante facce raccapriccianti: alcune sorridevano perfide, altre piangevano, altre ancora irridiate di collera.
Al collo, una serie di piccole perle di vetro multicolori.
- La conosco?- sussurrò il Diurno.
- No...- sorrise il vecchio, agitando appena il suo bastone - Principe, ero ansioso di conoscerla. Io non ho un nome, ma tutti mi chiamano il Giocattolaio. Sono un umile gagia. È un onore per me conoscere il principe reggente.-
Milo corrugò la fronte, ghignando appena - Principe reggente? I miei cugini hanno sangue puro.-
- Certo. Ma un vampiro con un'anima è ancora più raro di un dannato che si pente.- replicò il gagia, ciondolando leggermente - E lei è interessante quanto una bella opera d'arte sotto una campana di vetro. Le voglio dare un consiglio però.- e gli dette le spalle, ridacchiando in maniera strana - Stia attento e ogni giorno che vivrà, fino a quello in cui capirà che quel Vincolo è una catena che non potrà mai spezzare, si goda gli occhi della donna che l'ha marchiata. Perché entro pochi anni diverrà un demone...e allora né i suoi occhi, né la sua voce le ricorderanno la bambina che lei ha dissetato e salvato.- gli fece un cenno col capo, mentre Milo si sentì gelare.
- I miei ossequi principe. Ci rivedremo presto.-

" ...si goda gli occhi della donna che l'ha marchiata. Perché entro pochi anni diverrà un demone..."

Occhi dorati. Una mano calda, un viso spaventato...ma deciso.
Quella voce...quella voce...
"Ti ricordi cosa mi hai detto quando mi hai svegliato? Che non dovevo permettermi di morire senza dirtelo. Quindi tu non mi mollare adesso! Hai capito Draco?! Non ti permetterò di fregarmi! Tu mi hai fatto vivere quando volevo morire! E adesso non ti lascerò andare come nulla fosse!"
Eccola. C'era lei davanti. Era lei a tenergli la mano ora...
- Mezzosangue...-
Draco aprì gli occhi...e a poco a poco la figura sfocata davanti a lui divenne nitida.
- Si. Ciao amore...come stai?-
Le dita delicate di May gli percorsero il viso, carezzandogli gli zigomi.
- Come stai Draco? Ti senti un po' meglio?-
Il biondo la fissò per un attimo, poi girò il capo verso la finestra. Era giorno fatto ormai.
- Gli altri stanno bene?- sussurrò, sentendosi tutte le ossa dolenti.
- Si, tutti benissimo. E Tom ha detto di darti questa...- e strizzandogli l'occhio gli porse una ciambella ricoperta di cioccolata, una delle preferite di Malfoy. Riuscì quasi a sorridere e anche se non aveva per nulla fame, si mise seduto nel letto a fatica e la mangiò tutta, fino all'ultima briciola.
- Damon sta bene?- chiese, sentendosi la gola in fiamme.
L'altra annuì ancora, passandogli una tazza di the fumante e accoccolandosi al suo fianco - Si, stamattina avrà saltato le lezioni ma stava bene. Non credevo che i Veggenti avessero però tanti problemi con le loro visioni.-
- In effetti non dovrebbe averne.- rispose, sorseggiando la bevanda bollente che serviva appena intiepidirgli le mani - Ma la sua dote maggiore di Legimors rende difficoltosa una lettura del futuro legata a eventi generali. Inoltre è molto giovane e Silente sta cercando qualcuno che possa aiutarlo.-
- Ci sarebbe utile.- May gli sorrise, carezzandogli con tocco leggero il braccio e il collo - Sono stata male quando ti ho visto cadere...- aggiunse, mordendosi le labbra - Non è stato piacevole.-
- Hn...pensa per me...- rispose serafico. Colpito dallo sguardo intenso di May, ci lesse dentro qualcosa a cui non aveva voglia di dare nome, quindi infastidito le disse che voleva tornare a dormire ma quando lei si scostò dal suo fianco, si sentì come perso, abbandonato. Cos'era quella sensazione ipnotica e dolce, che faceva dimenticare il dolore e il rifiuto? Perché la sua presenza al suo fianco gli aveva fatto dimenticare il suo desiderio di restare solo? E perché aveva pensato a Hermione? Perché quando c'era May lì con lui?
Non ce n'era motivo di bramare Hermione, pensò, prima di assopirsi fra le gracili braccia dell'Osservatrice.
Hermione...spariva. Spariva sempre quando c'era May al suo fianco. Forse questo a significare solo una cosa.
Forse...forse la stava dimenticando. Forse le sue radici nel suo cuore stavano morendo.

A Grifondoro, quello stesso pomeriggio di venerdì, Tom si stava preparando per una di quelle avventure punitive che Harry ai suoi tempi aveva fatto fino alla nausea. Peccato che però il piccolo Riddle fosse di tutt'altra pasta e il fatto di disubbidire al professori gli dispiaceva, ma non quanto la possibilità di non andare a trovare Damon.
Aveva rubato il mantello a Harry quel giorno a pranzo, con l'aiuto di Tristan che gliel'aveva passato in sordina e se Edward se n'era accorto era stato zitto, limitandosi a strizzargli l'occhio e ad avvisarlo di riportarlo prima di cena.
Erano le quattro quando uscì dalla camera e quatto quatto attraversò la sala comune, invasa ai suoi chiassosi compagni, per dirigersi all'ingresso. Stava per varcare il quadro, con una faccia ce la diceva tutta sulle sue intenzioni, quando un sospiro paziente lo raggiunse alle spalle. Trasalì e si voltò, terreo...per trovarsi di fronte alla piccola King.
- Ciao Tom...- fece con vocetta melensa - Dove te ne vai di bello?-
- Claire.- rispose con un sorriso forzato - Ecco...io...-
- Vai da Howthorne, vero?- celiò, guardandolo storto - E ci vuoi entrare col Mantello.-
- Già.- borbottò contrito, guardandola con aria innocente - Tu vuoi venire?-
- No, non posso. Ho Focalizzazione. Comunque dagli questa da parte mia.- e gli allungò un qualcosa di morbido, avvolto in un fazzoletto bianco. Dal profumo doveva essere torta al limone, la preferita di Cloe e lei non la divideva mai con nessuno, azzannava quasi se uno cercava di fregarle un pezzetto microscopico, quindi doveva essere preoccupata per Damon come lui. Conoscendola non fece commenti, si limitò a sorriderle con gli occhi blu luccicanti e lei, per tutta riposta, arrossì vagamente.
- Non c'è da vergognarsi a essere gentili, sai?- le disse.
- Sfortunatamente non siamo tutti come te.- rispose la King, pacata.
- Sfortunatamente?- Tom allargò gli occhi.
- Si, purtroppo è così.- disse convinta ma si bloccò quando dall'interno di Grifondoro arrivò qualcuno con aria diffidente. Sedwigh Stanford. Eccolo lì, il seccatore.
- Ciao Sedwigh.- gli disse Cloe - Ti serve qualcosa?-
- No.- rispose il Grifondoro, troppo cupo per la sua età - Cosa fate qui fuori?-
- Parlavamo.- rispose la Sensistrega tranquillamente, scoccando un'occhiata d'intesa con Tom - Allora ci vediamo. Vieni a prendermi davanti all'aula di Focalizzazione fra due ore?-
- Si, certo.- Il piccolo Riddle annuì brevemente, senza guardare Stanford per sbaglio - Vengo con Beatrix. Ci vediamo dopo.- e senza salutare se ne andò spedito verso la sala grande, lasciando gli altri due grifoni in un muto silenzio.
- Come fa a piacerti quello?-
Cloe tacque, poi lentamente posò il suo sguardo fiero su Sedwigh che, come tutti, non riuscì a reggerlo a lungo.
- E' il figlio del Lord Oscuro!- continuò il ragazzino, abbassando il viso in imbarazzo - Non mi fido di lui!-
Visto che la King non sembrava neanche sentirlo, Stanford l'afferrò per il braccio.
- Mi rispondi? Che cos'ha Riddle di speciale eh?-
Cloe dette uno strattone, con viso contratto in una maschera di rabbia - Non credo che uno come te potrà mai capirlo.-
- Cosa non posso capire?- sbottò Sedwigh stizzoso.
- Ecco cosa intendevo.- disse semplicemente la biondina - E adesso lasciami in pace. Se vuoi andare d'accordo con me vedi in futuro di non permetterti mai più di parlare male di Tom, o Beatrix o Damon davanti a me.- e senza aggiungere altro gli dette regalmente le spalle e se ne andò, lasciandolo rabbioso e frustato a guardare il punto in cui lei era sparita.
A quanto pareva però gli spocchiosi maghi di Hogwarts quel giorno si erano messi tutti d'accordo per dare il tormento agli altri riguardo a faccende di sangue. Passato davanti alla Sala Grande trovò alcuni amici di Sebastian Alderton, il fratello maggiore di Fabian, intenti a fare i gradassi con alcuni Tassorosso mezzosangue del secondo e terzo anno.
Quando passò lui però Sebastian e la sua cricca di zittirono. Lo salutarono perfino e Tom, per educazione più che altro, fece un leggero cenno intimidito per raggiungere finalmente i sospirati sotterranei.
Non era mai entrato a Serpeverde e a quanto diceva Damon ci faceva un freddo polare. Harry e Draco invece gli avevano detto che era molto diversa da Grifondoro, leggermente più raffinata ma anche più gelida a livello di arredamento. Secondo suo cugino dava l'impressione di una catacomba per vampiri...bhè, se non altro Trix non aveva mai fatto storie sull'alloggio, quindi forse il biondo aveva ragione.
Coperto dal mantello, si avvicinò all'ingresso dove una certa persona era appoggiata ad aspettarlo, per farlo passare.
Beatrix Vaughn si stava limando le unghie quando a naso sentì la vicinanza di un possibile e appetitoso pranzetto.
- Tom?- sussurrò, sollevando gli occhi.
- Si, sono qui!- cinguettò Riddle, restando nascosto.
- Meno male, sei arrivato al momento buono. Tutta la camerata di Damon è fuori.- e gli fece cenno di seguirla - Il signorino se n'è stato a letto tutta la mattina. Sono andata a portargli il pranzo e ha mangiato come mai l'ho visto fare.-
- Buon segno no?- rise Tom, scendendo la lunga scalinata ed entrando nella sala comune di Serpeverde. Si guardò attorno strabiliato, ammirando i velluti e gli arazzi, perfino le fiamme blu che splendevano nei caminetti.
Quello era il posto dove quasi tutta la sua famiglia era cresciuta per sette anni.
Suo padre era stato in quei luoghi...
Immalinconendosi, continuò a seguire la Diurna attraverso lunghi corridoi bui e cupi, del tutto diversi da quella della sua torre, poi finalmente la streghetta lo introdusse in...una macello!
Una camerata larga ma dal soffitto basso, affastellata da quattro letti dal baldacchino verde, un caminetto fatato, due librerie, una valanga di oggetti astrusi a terra che dovevano anche essere pericolosi e un Howthorne svaccato a letto con una felpa e un lettore nelle orecchie, col suo furetto in spalla e un bersaglio per le freccette appeso al muro.
Non vedendo Tom, si tolse le cuffie e sorrise alla Vaughn.
- Ciao yankee...come mai qua?-
- Visite dalla torre.- rispose la Diurna serafica ma non finì di dirlo che Tom inciampò in un libro a terra e si sfracellò come un sacco di patate, facendo ben capire al Legimors chi fosse il visitatore. Un quarto d'ora dopo, con Damon che metteva del ghiaccio sulla testa bacata di Riddle, Trix che si beveva la merenda ringraziando l'abbondanza delle scorte di Milo e Iggy che scorrazzava sul letto fra loro, i tre maghetti si aggiornarono sulle novità.
- E così Draco sta bene...- disse Howthorne sollevato, mangiando la torta al limone di Cloe con uno strano ghigno sulla faccia - E Hermione? Sta bene anche lei?-
- Si, stanno benissimo. Avranno il raffreddore a vita per le feste ma se la sono cavata bene.-
- Cavata bene?- Trix smise si succhiare dalla cannuccia, guardando Riddle con un sopracciglio alzato - Potevano morire di polmonite sai? Se non fosse stato per quelle strane pietre ora sarebbero morti.-
- E parlando di quelle pietre...- continuò Damon - Com'è che lei hai chiamate?-
- Pietre focaie.- spiegò il Grifondoro, tastandosi l'ennesimo corno che gli era venuto sulla fronte - I gagia li usano per dare fuoco ai corpi: hanno il potere d'incendiare il sangue e non possono essere raffreddate con un incantesimo.-
- Che adorabili giocattoli.- frecciò la vampiretta.
- Già. Pare sia l'unico modo per ammazzare un vampiro, oltre che impalettarlo.-
- Ringraziamo allora che io non sia una vampira.-
- Piuttosto...- Damon mandò giù un altro boccone di torta, guardando i due con gli occhioni azzurri interessati - Che faccia ha fatto stamattina la Lestrange ha saputo del casino di ieri pomeriggio al lago?-
Tom però non gli dette la risposta che si aspettava.
- Se devo essere sincero è rimasta davvero stupita. Ha perfino allargato la bocca...e ti non sembrava fingere!-
- Ma dai!-
- No, è vero!- gli venne in aiuto Trix, finendosi la merenda - A momenti scoppiava a ridere incredula, te lo giuro! Ha guardato me, Tom e la megafessa completamente allucinata!-
- Volete dirmi che non sapeva niente?- Damon li guardò scettico - Non ci credo, è assurdo.-
- Magari quell'empatica sta dando i numeri, no?- abbozzò Tom - Forse l'arrivo di Herm l'ha fatta arrabbiare.-
- Si ma a quanto pare non è l'unica da manicomio, vero?- frecciò Trix - Come va la testolina eh?-
Howthorne la guardò di traverso, come sempre parecchio restio a parlare delle sue emicranie. A parlarne superficialmente sembrava non avere grandi problemi ma quando si trattava di guai in vista che riguardassero la sua salute si richiudeva a riccio e Tom a volte non sapeva proprio da che parte prenderlo.
Lui di Legimors non ne sapeva quasi nulla. Forse avrebbe dovuto informarsi, no?
- Domani c'è Grifondoro contro Corvonero no?- disse, per cambiare discorso - Venite voi due?-
- Più che altro per prendere aria.- annuì il futuro lord - Qua non si respira più. Meno male che quei tre che dormono qua se ne sono andati perché non ne posso più davvero. Stamattina mi hanno riempito di domande, è perfino arrivato Alderton a chiedermi se fosse stato un attacco diretto a Harry Potter...mpf! Roba da matti!-
- Tu domenica però vai a Londra con Harry e gli altri?- ricordò Trix - Non devi andare dai tuoi zii?-
- Dai Black?- allibì Damon.
- Si.- annuì Tom - Da Sirius, mia zia Andromeda e zia Narcissa.- rispose con un sorriso.
- E avete già deciso cosa farete per Natale?- bofonchiò il Serpeverde - I miei già fanno festa grande con i King.-
- Ti passi le feste con la megafessa?- Trix lo guardò stranita.
- Già. Quasi tutti gli anni.-
- E come fai a sopravvivere?-
- Suo fratello è l'unico passabile. Insieme a sua madre Mary. È fortissima.-
- Ah...mi ricordo che dopo la sera del basilisco è arrivata e l'ha rimessa a suo posto.- rise la Diurna perfida - Si, sembra tosta. E tu Tom?-
- Credo che Harry e Draco debbano ancora decidere ma di solito passano la vigilia con l'Ordine della Fenice, a Grimmauld Place, con tipo una sessantina di persone!- disse giulivo - Sarà divertente. Poi devo passare da Caesar, la mamma e Demetrius prima che partano.-
- Partono? E dove vanno?-
- Riunione centenaria con tutti i demoni puri rimasti in vita.- sussurrò misterioso - Pare che una volta ogni cento anni siano obbligati a incontrarsi la vigilia di Natale che è anche la vigilia della loro ultima grande guerra ma nessuno sa dove si ritrovino.-
- Non c'è da stupirsi.- soffiò Trix ironica, tornando a limarsi le unghie argentate, come le sue ciocche e le sue lenti a contatto, in tinta con la divisa di Serpeverde - Non è gente allegra quella. L'unica cosa che mi consola è che non dovrò rivedere i miei.-
- C'è chi ha tutte le fortune.- ironizzò Damon, tornando a lanciare freccette, svaccato sui cuscini accanto alla vampiretta, mentre Tom stava ai piedi del letto, giocando con Iggy - Ma non è che ti mandano alla Corte Leonina?- aggiunse, facendola irrigidire - Mi pare che abbiano riconosciuto Milo l'altra volta. Forse t'inviteranno lì con lui e i tuoi.-
- Si, come no.- rispose acida - Milo ci entra solo perché è figlio di uno di quei quattro.-
- Giusto per sapere...se non sono indiscreto...- disse Tom, facendola sbollire coi suoi modi gentili - ..come si chiama tuo padre? Di cognome intendo.-
- Parli del vampiro o di quello umano?- borbottò.
- Hai ancora contatti con quello umano?- si stupì Damon.
- Si. È rimasto a vivere in California ma mettendosi in pericolo ha sempre cercato di vedermi, fino a quando ho strappato il permesso a mia madre di poterlo vedere tranquillamente. Lei se ne frega, mi guarda come se fossi un pezzo industriale mal venuto...ma non m'importa. Comunque tornando a prima, il mio adorato paparino vampiro si chiama Andros Artemas.-
- Artemas...- Tom corrucciò la fronte - Non che io sia un esperto ma non mi sembra un nome di un vampiro qualunque. Sembra antico, no?-
- Ha più di cinquecento anni, se è questo che intendi.-
- Magari è un pezzo grosso.- rise Damon sarcastico.
- Non tirarmi fuori cose poco femminili.- gli rispose la streghetta. Avrebbero potuto continuare il discorso se un leggero chiasso non avesse invaso il corridoio. Tom non fece in tempo a ficcarsi il mantello che nella camerata irruppe Fabian Alderton e dopo un attimo di sbalordimento, fissò il Grifondoro tutto serio.
- Ciao Riddle.-
- Ciao.- rispose l'altro, un po' preoccupato ma come aveva immaginato il loro dispotico nemico non prese a male la sua presenza. Anzi. Sembrava soddisfatto. Chissà perché tutti gli argento/verde vestiti lo trovavano così interessante.
Possibile che continuassero a sperare che lui portasse avanti la lotta di Lord Voldemort?
- Come va Damon?- chiese Fabian dopo un attimo - Devi essere stanco davvero per far venire qua Riddle.-
- Così stanco che mi sfinisco a sentire la gente che parla a vanvera.- sibilò Howthorne sbuffando - Volevi qualcosa?-
- Niente di particolare.- l'assicurò prima di andarsene alla porta - Sai, chiedevano tutti di te.-
- O spettegolavano sul fatto che avessi visto crepare qualcun altro.- concluse Trix amabilmente.
- Esatto mezzosangue.- scandì Alderton con una sorta di sprezzo misto anche a uno strano e serpeggiante timore che gli saliva sempre nel petto ogni volta che la guardava - Niente morti Damon?-
- Per ora no. Ma ce ne sarà uno se non te ne vai.- concluse Howthorne fra i denti, cominciando a risentire una leggera emicrania - Non sono dell'umore adatto.-
- Ok, ok! Ti auguro una pronta guarigione allora!- concluse il mini bulldozer. Si rivolse poi a Tom, quasi ossequioso - Ciao Riddle. La prossima volta che vuoi entrare non fare complimenti. Bussa e tutti ti faranno passare. Sei di casa.- e gelandolo per quell'affermazione così semplice e diretta se ne andò, lasciando il Grifondoro in uno stato di fastidio opprimente.
- Lascia perdere le sue parole.- gli disse Damon più tardi, accompagnandolo fuori da Serpeverde nascosto dal mantello - Tom, se dai retta a ogni cavolata che esce dalle bocche di questi deficienti non ne uscirai vivo. Io che dovrei fare? Sotterrarmi? Io neanche ci volevo venire qui ma o qui, o al Durm Strang in Germania.-
- I tuoi ti volevano proprio a Serpeverde eh?- sospirò il moretto.
- Già. Il giorno prima che ci siamo visti al Ministero avevo deciso che sarei andato in Germania sai?- gli svelò, facendogli sgranare gli occhi blu - Almeno lì sarei stato lontano dalla fama della mia famiglia e dall'oppressione dei miei sui loro dubbi valori. Poi però quella notte ho sognato te...cioè, non che abbia visto tutto...ho visto dei flash sparsi, piccolezze, immagini vaghe...e ho cambiato idea. Così sono scappato quella mattina, ho fatto un po' di casino e mi sono fatto portare al Ministero. Ti ho cercato e ti ho trovato...- aggiunse, ridendo appena con gli occhi celesti un po' addolciti - E forse se stiamo insieme uniti questi sette anni non saranno poi così tediosi, non pensi?-
Tom lo guardò per un lungo attimo...e senza pensarci due volte lo abbracciò, sempre nascosto dal mantello tanto che Damon per un attimo non capì cosa stesse succedendo. Dopo aver sentito le braccia di Riddle al collo comunque sorrise, dandogli una leggera pacca sulla spalla.
- Quando ti verrà in mente di rifarlo in futuro fallo sempre con quel coso addosso, ok?- e fece scoppiare a ridere Grifondoro, che si staccò - Ok, hai ragione.-
- Grazie, ci eviterai un bel po' di figure di merda.-
- Si...- Tom finì di ridere, sentendosi un po' più sollevato - Ci vediamo a cena.-
- Dai, vattene!- ghignò il Legimors e un attimo dopo si separarono, andando ognuno in una direzione diversa.


Alla Torre Oscura intanto Tristan e Jess stavano seduti davanti al caminetto, con la piccola Degona che sfogliava un libro d'immagini fatate ai loro piedi. Al tavolo Ron controllava la Mappa del Malandrino, Elisabeth cucinava qualcosa di leggero per lo stomaco di Draco e Harry faceva il solco camminando sul tappeto.
Non che parlare con Weasley non gli fosse già servito per capire che Hermione era diventata letteralmente ingestibile, a partire dal suo calarsi in acqua diventando un cubetto di ghiaccio, ma non poteva reggere certe viste, era inutile negarlo.
Dopo lo sfogo di Hermione al suo ritorno aveva capito e accettato di dover ricostruire il suo rapporto con lei, aveva capito che era spaventata e demoralizzata ma il suo sentirsi impotente rischiava di farlo diventare matto.
Inoltre il suo maledetto bracciale continuava a vibrare, ma Malfoy non era in alcun pericolo visto che se ne stava tappato in camera con May!
A quel pensiero si bloccò di colpo e Ron alzò il viso dalla mappa, sperando che avesse finalmente deciso di finirla di fare la trottola ma il suo sguardo confuso non gli piaceva per nulla.
- Tutto ok? ...Harry? Pronto?- lo richiamò il rossino - Ehi, tutto a posto?-
Il bambino sopravvissuto si riscosse, dandosi dell'idiota. No, era assurdo!
- Tutto bene.- disse, voltandosi verso Gigì che guardava il libro insieme a Degona, seduta sulla sua testa boccolosa - Gigì...senti quell'empatica per caso?-
La fatina sbatté gli occhietti rossi, senza capire.
- No, non c'è adesso. Perché me lo chiedi?-
- Sei sicura?-
Anche Degona sorrise, tornando a sfogliare le pagina - Ha ragione Gigì, zio Harry.-
- Tu stattene buona, diavoletta.- la pregò Tristan a bassa voce, buttando un occhio in cucina, sperando che Elisabeth non avesse sentito e prendendosi la bimba in braccio - Perché hai fatto questa domanda Harry? C'è qualcosa che non va?-
- Non lo so...- ammise Potter, toccandosi il bracciale che continuava a vibrare - Da quando abbiamo capito che quella viaggia in qualsiasi cosa che riflette mi sento braccato, porca miseria.-
- Contando che poi i Sensimaghi non possono sentirla siamo a posto.- aggiunse Jess - Né Clay né Claire King l'hanno percepita arrivare o avvicinarsi neanche al lago. Aveva ragione Hermione. Solo un empatico può bloccare un altro empatico.-
- Piuttosto, Herm ha mangiato qualcosa?- bofonchiò Ron.
- C'è Edward con lei.- rispose Liz dolcemente, posando la cena per Degona in tavola - Ma credo stia bene perché li ho sentiti parlare fitto fitto. Si riprenderà presto con un po' di buone cure.-
Edward e Hermione.
Harry inspirò a fondo, cercando di non pensarci ma fu più forte di lui.
Edward non gli aveva mai nascosto le sue preoccupazioni e gli aveva specificato a chiare lettere che non avrebbe mollato coi suoi sospetti per nessun motivo. Andava ancora alla ricerca di prove di cui né lui, né Ron, né Malfoy credevano l'esistenza ma forse quei dubbi avevano trovato terreno fertile nella diffidenza della Grifoncina.
Chissà che diavolo stavano combinando! Per non parlare del bel casino che Dalton si era tirato addosso baciando Hermione quasi davanti a Malferret. Per un attimo Harry aveva creduto che Draco si sarebbe liquefatto per la rabbia anche per un semplice bacio su una guancia...ultimo a dover parlare visto che continuava tranquillo ad andare a letto con May come nulla fosse.
Basta!, si disse. Non erano affari suoi, doveva smetterla. Aveva già un sacco di grane a cui pensare senza stare a sentire gli avvertimenti astrusi di quello stupidissimo e maledetto bracciale di platino.
Così prese il mantello e andò alla porta, dicendo che doveva andare a parlare con una persona, cosa che non sfuggì a Ron. Se n'era accorto ormai, anche se con il suo migliore amico faceva sempre finta di nulla.
Harry quasi tutte le notti da ottobre andava via dalla torre per circa un'ora...e poi tornava, pallido ed esausto, come avesse affrontato una battaglia snervante.
Ma dove andasse questo Weasley non lo sapeva.
Harry invece scese...scese nel buio e poi osservò la sua stessa immagine, riflessa nello Specchio delle Brame.
E dal Velo, lui venne alla luce.

- "Sei tornato di nuovo...sapevo che l'avresti fatto...Harry Potter..."

Harry tacque, sorridendo mesto e sconfitto. Si, era tornato. Ci tornava ogni notte.
Tornava dal suo nemico. Odiando se stesso, Harry guardava quegli occhi rossi, per una volta in vita sua senza sapere cosa fare, senza sapere se erano occhi che avrebbe mai potuto sconfiggere.
Forse la speranza se n'era andata. Forse era ancora con lui.
Non lo sapeva.
Sapeva solo che andare da Voldemort era diventata una droga a cui non era disposto a rinunciare.


I Bracciali Del Destino |Dramione|Where stories live. Discover now