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Draco guardò la sua immagine riflessa nell'acqua fra la schiuma nella vasca da bagno e il vapore che ne fuori usciva.
Sentiva il rumore delle gocce che scivolavano sulla sua pelle, quelle che cadevano ritmicamente dal rubinetto...
E poi di nuovo un grido. Un altro e un altro ancora. Aveva capito cos'erano finalmente.
Erano suppliche disperate, urlate con un dolore atroce dritto fino al cuore.
Sospirò, appoggiando il capo al bordo della vasca....Hermione. Era davvero lei?
Sapeva di non potersi permettere di credere a questa paura. Sapeva che ciò che li aveva legati ora stava solo rafforzando i suoi cugini, a conoscenza del suo vecchio amore. Vecchio...
Sorrise amaramente, chiudendo gli occhi. In tanti modi avrebbe saputo parlare di lui e Hermione e del sentimento che li aveva tenuti insieme ma vecchio o passato non erano vocaboli che potevano essere usati così leggermente.
Con le palpebre ancora chiuse, sentì due labbra morbide sulle sue...e rispose al bacio dopo un attimo d'immobilità, passando una mano dietro alla nuca di May e spingendola contro di lui.
- Ti sei svegliato presto.- gli disse lei, sulla bocca.
- Devo uscire con Tom e lo Sfregiato.- mugugnò, tornando a crogiolarsi nell'acqua - Andiamo a Diagon Alley.-
La strega, ancora con la camicia che usava come pigiama, si sedette sul bordo della vasca, cominciando a giocare indolentemente con la schiuma, v'immerse una mano però Malfoy le scoccò un'occhiata burbera.
- Se ci pescano dovrò subire un interrogatorio penoso. Ti prego risparmiamelo mezzosangue.-
May ridacchiò, annuendo e alzandosi per stiracchiarsi - D'accordo, me ne vado. Vorrà dire che ci rifaremo stasera.-
Gli dette un altro bacio veloce, poi uscì portandosi via il suo profumo di arance.
Rimasto solo, Draco inspirò a fondo, cercando di domare il demone che da giorni gli divorava il petto.
May...si, May gli piaceva molto. A letto facevano scintille, era brillante, ironica...con lei stava bene. Ma il volto di Hermione non voleva assolutamente abbandonare il suo cuore. Niente sembrava calpestare la sua immagine, il suo ricordo. Come aveva fatto a ridursi così? Come poteva quella strega dagli occhi dorati averlo reso schiavo a tal punto?
- Oh, buon giorno coso.-
Non rispose al saluto di Harry che si era trascinato in bagno strisciando come un lombrico. Guardandolo per un attimo provò una fitta di un sentimento che l'aveva sempre disgustato. Gelosia.
Lui aveva Elettra. L'amava. E lei amava lui. Non sapeva quant'era fortunato.
- Che hai Malferret? Dormito male?- borbottò Potter poco dopo, con lo spazzolino fra le gengive.
- Non ho niente.- rispose Draco seccato.
- Hai una faccia...sogni ancora Hermione?-
Malfoy alzò lo sguardo e lo fissò con aria omicida ma Potter non era uno che s'impauriva per un'occhiata truce. Anzi, era tanto asfissiante che quando era preso bene era capace di far confessare un peccato anche a un santo innocente, così decise di metterlo subito a tacere, sganciando la bomba.
- Vado a letto con May.-
Lo vide sputare letteralmente lo spazzolino contro lo specchio, schizzare di dentifricio ovunque...e poi voltarsi con quei maledetti occhi di smeraldo sgranati. E ti pareva...doveva sempre fare l'angelico bimbo sopravvissuto lui!
- Da quanto?- alitò il moro, sconvolto.
- Dalla festa di Duncan.-
- Certo che con le mezzosangue sei proprio fissato...ok, ok...scusa!- Harry si abbassò di colpo, per evitare il flacone dello shampoo sul naso. Doveva stare più attento e farsi un promemoria: mai mettere May e Herm sullo stesso piano.
-...E...- Potter sembrava interessato, stranamente - Come va? Tutto bene?-
- Andiamo solo a letto, non stiamo mica insieme.-
- Anche con Herm avevi detto...va bene, basta!- evitò un rasoio e una spugna, zittendosi mentre Draco attaccava a bestemmiare - Cazzo ma la smetti Potter?! Ogni frase che dico ci metti sempre in mezzo la Granger!-
- Sei tu che mi giri sotto il naso come un'anima in pena, cazzo.- Harry lo guardò scettico - Sta storia con May è cominciata quando ti sono venute le prime visioni e i primi incubi. Non è che stai dando i numeri per il rimorso?-
- Non so cosa sia.- frecciò il biondo, sarcastico.
- Ah già...- Harry si lavò la faccia con una manata d'acqua gelida, per riprendersi dalla notizia e intanto malediceva quel porco di Draco fra sé. Cazzo, doveva una trentina di falci a Ed adesso!
A colazione erano rimasti ormai solo Tom, Gigì che era raffreddata e starnutiva lucciole che si spegnavano dopo essere scoppiate come petardi, e May. Ron ed Edward erano filati al Ministero, Elettra aveva gli allenamenti, Blaise era tornato a Everland e la Aarons per una volta aveva un giorno tutto per lei, libera da quello schiavista del Ministro.
- Allora?- May sorrise a Tom con fare incoraggiante - Dai tesoro, sarà divertente fare spese per la scuola!-
- Si, anche farci sbattere di nuovo in prima pagina sarà eccitante.- sbuffò Draco, alzandole sul naso il primo giornale ovvero Gazzetta, uscito giorni prima, che ritraeva lui, Potter con Tom in braccio e una scritta in rosso catastrofica che diceva "IL BAMBINO SOPRAVVISSUTO E IL FIGLIO DEL SUO NEMICO! Siamo tutti in pericolo??" e a seguire c'era stato il Cavillo con due tipi di critica, una più assurda dell'altra. La prima incolpava Potter di essere passato dalla parte dei Mangiamorte, l'altra lo credeva pieno di rimorsi verso un bambino innocente.
Adesso passava anche per assassino, roba da matti...
- Ti credevo più arrabbiato verso altri articoli sai?- continuò la Aarons, finendo il suo the.
- Quali articoli?-
May levò lentamente il capo...e dopo aver capito che Blaise li aveva nascosti appunto per non far venire una crisi isterica a Malfoy, provò a traccheggiare...ma il biondo non se la bevve. E ruppe tanto le palle che alla fine la strega dovette accontentarlo, mollandogli un Cavillo di tre giorni prima.
Una giornalista di cronaca rosa faceva allusioni non tanto velate al fatto che lui e Potter vivessero insieme...
Tempo un nano secondo e un ruggito allucinante invase tutta Lane Street, spaventando a morte piccioni, civette, maghi e babbani. E un'ora dopo, davanti al Paiolo, Draco era ancora incazzatissimo.
Tom scoccò un'occhiata preoccupata a Harry ma Potter aveva altro per la testa che stare a menarsela per ogni pettegolezzo che quei cretini di giornalisti s'inventavano. Anche se quello poi era stato particolarmente divertente.
Lui...lui e Malfoy amanti!
- Se non la smetti di ridere giuro che ti ammazzo!- gli sibilò l'ex principe di Serpeverde.
- Per favore...dobbiamo passare tutta la mattina insieme.- lo pregò il moro esasperato - Sarà pieno di curiosi e se non la smetti ci ritroveremo di nuovo incollati come cozze allo scoglio! Falla finita ok? Dobbiamo occuparci di una marea di acquisti, andare alla Gringott e passare indenni per tutta Diagon Alley!-
- Senti, paparino...- frecciò Draco con gli occhi che sprizzavano collera - Se sento solo un qualche bastardo che prova a fare allusioni su quello stronzissimo articolo ti giuro che lo rovino, sono stato chiaro? E se finisco davanti al Wizengamot abbi almeno la decenza di venirmi a riprendere!-
- Certo tesoro...- cinguettò Harry in risposta, sbattendo gli occhioni verdi.
- Vaffanculo!-
- Ehm...scusate?- s'intromise Tom - Magari possiamo venire un'altra volta eh?-
- Non ci pensare neanche, piccolo mostriciattolo!- lo zittì Malfoy gentile come sempre - Adesso andiamo alla banca, poi ti accompagniamo a comprare ogni singola porcata ci sia scritta su quella lista...e poi per la gioia di tutta Londra ucciderò Harry Potter in mezzo alla via, ricordando a tutti che non solo Sirius Black ha la mano buona!- e senza indugiare oltre s'infilò al Paiolo, lasciando il piccolo Riddle con la voglia di mettersi per lungo in mezzo alla strada e farsi schiacciare da un TIR. Alla fine comunque lo seguirono e una volta dentro, l'oste salutò sorridente Harry...almeno fino a quando, abbassando il viso sul maghetto, non impallidì.
- Per tutti i folletti...è Tom Riddle!-
Come undici anni prima sul pub, prima così pieno di voci, ora cadde il silenzio...e Tom si strinse fra i due padrini, arrossendo violentemente. Tutti lo fissavano spaventanti, altri con odio, molti pieni di rancore.
Senza stare a sentire domande e preghiere accorate, i due Auror trascinarono il ragazzino alla porta di servizio e mentre Harry bacchettava sui mattoni, Draco fissò suo cugino...e scosse il capo.
- La molli di agitarti?- borbottò - Cammina a testa alta e non filare nessuno neanche per sbaglio.-
- Così sei sulla buona strada per diventare un Malfoy.- aggiunse Potter mentre il muretto si ritirava lentamente, lasciando posto...alla via per Diagon Alley. Il piccolo Tom rimase stralunato, davanti alla lunga strada piena di negozi, affastellata di insegne, brulicante di maghi e streghe, civette e gatti.
Il cicaleccio della gente era alto e gioioso, profumi di erbe magiche e incensi aleggiava nell'aria e il cielo lindo e terso mostrava all'orizzonte l'imponente struttura della Gringott.
Harry in quel momento sentì una forte emozione, mentre la cicatrice iniziava di nuovo a bruciare...ma stavolta solo on un lieve pizzicore. Sentiva...sentiva un'emozione dimenticata. Sentiva lo stupore, l'ansia verso qualcosa di nuovo.
Tom era spaesato e nel contempo eccitato.
Come un normale bambino di undici anni.
Era bello sentirsi di nuovo così, pensò infilandosi fra la folla. Era bello tornare indietro al tempo in cui Voldemort non era ancora entrato nella sua vita.
Davanti all'edificio bianco della Gringott, dove tutti si giravano a guardarli fra l'interessato e l'oltraggiato, i ragazzi oltrepassarono la prima porta di bronzo, poi quella d'argento. Un folletto s'inchinò al loro passaggio e finirono nel grande salone marmoreo, pieno di maghi e altri folletti dalla solita aria spocchiosa e annoiata.
- Ne avevi già visti?- Harry notò che Tom non sembrava colpito dai folletti e infatti il bambino annuì, dicendo che ce n'erano alcuni al palazzo di Caesar. Si avvicinarono al bancone e Draco si buttò davanti al primo folletto libero.
- Salve.- bofonchiò - Dobbiamo prelevare del denaro dalla camera blindata della signorina Lucilla Lancaster.-
Il folletto levò gli occhialini tondi, scrutandoli sospettoso ma poi, vedendo Tom, parve tranquillizzarsi.
- La signorina pochi giorni fa ha aperto un conto a nome del signor Tom Riddle. Ho io la chiave per voi. Eccola.- e porse la chiavetta di bronzo a Malfoy. Una volta nello stretto passaggio di pietra, salirono sulla piccola ferrovia che sfrecciò velocissima fino alla camera blindata numero 1303.
Il folletto aprì la pesante porta e dopo uno sbuffo verde, i tre rimasero davanti a un cumulo luccicante d'oro e argento impressionante. I due Auror non fecero commenti ma Tom pensò che Lucilla avesse esagerato...non avrebbe dovuto approfittarsi così del denaro della sua famiglia. Vabbè che a lei non serviva ma era la sua matrigna...non doveva preoccuparsi così tanto per lui. Nonostante questo però, il pensiero che Lucilla si occupasse di lui come una vera mamma lo fece sentire bene, accettato e ben voluto, felice dopo giorni duri di pettegolezzi e cattiverie.
Ritirato il malloppo, uscirono dalla Gringott per immergersi negli acquisti. Mentre Tom si guardava in giro con gli occhi lucidi, Harry emise un sospiro.
- Che hai?- gli chiese Draco, accendendosi una sigaretta.
- Mi solleva il fatto che non sia solo.-
- Come lo sei stato tu?- rimbeccò Malfoy.
- Si, direi di si.-
Il biondo sogghignò appena, alzando le spalle - Sai come si dice...siamo tutti soli.-
- Carina. Ne hai un'altra prima che mi tagli le vene?-
- Non so Potty, possiamo sempre limonare qua davanti a tutti e finire dritti sul Cavillo. Ti va?- sibilò Draco acidamente, dandogli le spalle - Dai Tom! Bisogna provare le misure per la divisa!-
Davanti al negozio di Madama McClan, i due Auror controllarono la lista del primo anno che ormai avevano scordato. Sarebbe stato meglio mollare lì la piccola palla al piede e andare a comprare calderone, guanti e provette.
- Cosaaa???- Tom li guardò praticamente sull'orlo di una crisi isterica - Non potete piantarmi qua!-
- Guarda che ti prendono solo le misure cazzo!- sbuffò Harry - Non ti mangiano lì dentro! Ok, potresti fare incontri che ti rovinerebbero per sempre la vita com'è successo a me ma...-
- Ma adesso vai lì, sputi in faccia a chi t'insulta e tempo mezz'ora e torniamo!- concluse Draco, dopo aver ficcato un calcio in faccia a Potter - Fai finta di niente, se ti chiedono il nome diglielo senza battere ciglio. Avranno così paura di te che magari non ti faranno neanche pagare!-
- Però, tu si che sei un bel padrino!- frecciò il moro, mentre il piccolo Riddle entrava tutto timoroso nel negozio.
- Ha parlato.- sbuffò l'ex Serpeverde - Dai, andiamo a comprargli la roba. Dio...mi sento suo padre quasi.-
- Lascia stare...- rise Harry, sparendo con lui fra la folla.
Tom intanto era di fronte a Madama McClan e la donna, che stava sempre un po' sulle nuvole, si limitò a portarlo tutta sorridente nel retro del negozio dove c'erano tre specchi e due ragazzini già ritti su due sgabelli. Chiacchieravano fra loro ma a quanto dicevano le streghe che puntavano spilli sulle loro vesti, c'era stato fino a pochi minuti prima un cliente piuttosto turbolento.
- Accidenti a quel Howthorne!- borbottava una seccata - Non è stato fermo un attimo!-
Tom si mise sul terzo sgabello e mentre gl'infilavano la veste dalla testa, ascoltava attento e col capo basso.
Il ragazzo alla sua destra era bruno, con gli occhi scuri e la carnagione olivastra, abbastanza tracagnotto. Quello alla sua sinistra era smilzo, magro come un grissino, capelli castano chiaro tutti dritti come spilli.
- Ciao!- gli disse quello bruno con fare amichevole - Vai a Hogwarts?-
- Si.- annuì Tom, sforzandosi di fare un sorriso.
- Sei da solo?- gli chiese il grissino alla sua sinistra.
- I...i miei padrini sono fuori a comprarmi i libri.- abbozzò il piccolo Riddle.
- Oh...anche i miei genitori sono andati a comprarmi i libri.- sorrise il brunetto - Ma sono babbani. Ho paura si perdano, sai! Erano un po' spaesati quando siamo entrati qui...anche io non ci capisco niente ancora, in effetti.-
- Ma figurati Bruce!- disse il grissino coi capelli a spuntoni che evidentemente proveniva da una famiglia di maghi - Basta chiedere in giro no? A proposito, io mi chiamo Martin Worton, lui invece è Bruce Joyce. Siamo parenti alla moltoooo lontana. Tu come ti chiami?-
Ecco. Erano arrivati al dunque.
- Tom...- sussurrò e si affrettò a cambiare argomento - I tuoi genitori sono maghi?-
- Ahah.- rispose quello, annuendo - E i tuoi genitori dove sono?-
- Martin!- sbuffò Bruce, poi guardò Tom con aria paziente - Scusalo, non sta mai zitto!-
- I miei sono morti.- disse allora il piccolo Riddle, sforzandosi di sorridere - Ho una matrigna...e due padrini.-
- Oh, mi spiace.- quel Martin pareva una di quelle persone tonte e sincere che a parole si mettevano sempre nei guai con impressionante candore - E la tua matrigna è una di quelle perfide che ti lasciano in giro dai parenti?-
- Ma insomma!- Bruce Joyce scoccò un'occhiataccia all'amico che si mise buonino in silenzio - Lascialo stare?! Piuttosto...avete sentito che quest'anno la figlia di Bellatrix Lestrange insegnerà Difesa contro le Arti Oscure?-
- Ma dai!- Martin parve fare mente locale - Ah ecco di cosa parlava Damon!-
- Damon?- chiese Tom, ricordando che quel nome era quello del ragazzino incontrato al Ministero.
- Si, il figlio di Lord Howthorne!- gli disse Bruce - E' un tipo strano. Però non è uno snob anche se sarà lord.-
- Dicono che vada in giro coi babbani, pensa tu!- rise Martin - Non che a me non piacciano, sia chiaro...-
- Ecco fatto!- disse Madama McClan a Tom, aiutandolo a scendere dallo sgabello - Bravissimo caro, non ho mai avuto un manichino migliore di te. Ho preso ogni tua misura, ti consegneremo l'uniforme entro domani sera.-
- La ringrazio molto.- disse Tom cortese - Ciao, ci vediamo.- aggiunse timidamente e i due ragazzini risposero molto più concitati, agitando mani e braccia, rischiando di farsi usare come punta spilli dalle streghe sarte che si occupavano di loro. Una volta uscito dal negozio, leggermente più sollevato perché lì dentro nessuno l'aveva riconosciuto a prima vista, si mise a cercare quei due disgraziati che l'avevano piantato da solo.
Li pescò davanti all'Emporio del Gufo, intenti a bestemmiarsi dietro perché si erano caricati troppo di pacchi.
Vedendolo abbastanza allegro, si rincuorarono un po' e poi lo spinsero nel negozio, per scegliere l'animale da portarsi appresso a Hogwarts. Girando fra gabbie e cassette pieni di animaletti, Tom non sapeva cosa scegliere.
- Mi piacerebbe una civetta intelligente come Edvige.- disse guardando i gufi e gli allocchi.
- Suo altezza Malfoy aveva un fottuto falco gigantesco se t'interessa.- frecciò Harry.
- Sua altezza Potter invece è un pennuto di suo, potrebbe portartela lui la posta, no?-
- Ehi ragazzi...- naturalmente presero a maledirsi sotto gli occhi sconvolti di metà Emporio ma a parte queste scene a cui si stava abituando, Tom riprese a girare tranquillo fra tutti gli animaletti, non trovando niente che lo ispirasse. Erano tutti bellissimi, sia i gatti che le civette e gli altri volatili. Almeno fino a quando una vocetta strana non gli arrivò all'orecchio.
"Per favore, prendi me! Prendi me, ti prego!"
Tom si guardò attorno, stranito. Ma chi era? Cercò la vocetta sibilante e alla fine capì, sorridendo divertito.
Un serpentello piccolo e nero, con delle squame argentee e azzurrine se ne stava chiuso in un barattolo, isolato dagli altri animali.
- Ciao.- disse Tom, abbassandosi sul vasetto.
- Salve, ragazzo.- il padrone dell'Emporio gli si avvicinò servizievole - T'interessa qualcosa di particolare?-
- Bhè...- il maghetto per un attimo pensò che qualcuno avrebbe potuto farsi una cattiva idea di lui se si presentava con quel serpente a scuola. Però...sembrava triste. Continuava a pregarlo di comprarlo.
- Quanto costa lui?- chiese, indicando il piccolo serpente.
- Veleno?- si stupì il vecchio mago - Ti piace questo serpente?-
- Si chiama Veleno?- chiese Tom stranito.
- Si. È una presa in giro.- gli spiegò il vecchio - Non è velenoso e nessuno lo compra. La sua razza dovrebbe essere velenosissima ma lui invece sembra essere sprovvisto delle ghiandole velenose. Lo vuoi davvero?-
Ma si, pensò il maghetto fra sé. In fondo, se proprio doveva iniziare, poteva farlo con qualcuno rifiutato come lui.
- Ma che cos'è quest'affare?- bofonchiò Draco più tardi, osservando Veleno nel vasetto.
"Idiota, ti sembro una banana per caso?" sibilò il serpente in risposta.
- Insulta anche!- rise Harry - Buona idea Tom. Se non altro ci puoi parlare.-
- Contento tu.- Malfoy ricontrollò la lista. I libri li avevano, i guanti, le provette, bilancia, calderone e telescopio.
- Manca la bacchetta.-
Andarono dritti da Olivander e Harry lì davanti non riuscì a nascondere un sorriso malinconico. Era lì che tutto era cominciato. Era lì che la sua bacchetta l'aveva scelto come padrone. La bacchetta con la piuma di fenicie. La sorella gemella di quella appartenente a Lord Voldemort.
Entrati, il piccolo Tom si sentì un po' a disagio in quell'infinità di scaffali pieni di confezioni di bacchette.
Poi la stessa voce sommessa di undici anni prima salutò i presenti...e i scoloriti occhi del signor Olivander si puntarono sui nuovi venuti. Il vecchio sorrise, sempre uguale, sempre misterioso.
- Signor Potter...sapevo che sarebbe tornato.- disse, avvicinandosi al bancone.
- Signor Malfoy.- disse quindi, salutando Draco con un cenno. Poi posò gli occhi simili a fasci lunari sul maghetto e Tom si sentì arrossire. Lui si che l'aveva riconosciuto.
- Ero ansioso di conoscerla, signor Riddle.- disse Olivander, mettendosi subito alla ricerca della bacchetta adatta - Si, ricordo bene la bacchetta di suo padre. Proprio come ricordo la gemella, appartenente al signor Potter. Ecco...provi questa. Dodici pollici, di salice e corde di cuore di drago, eccellente per gli incantesimi.-
Tom fissò prima i padrini, poi la bacchetta che gli era stata messa fra le mani. L'agitò e...scoppiò il lampadario.
La rimise subito sul bancone, mentre Olivander che non faceva mai una piega, tornò a girare nel suo negozio. Tornò con una bacchetta di agrifoglio, poi una di faggio, una cedro, quercia. Niente. Un disastro dietro l'altro.
- Hn...- fece Olivander dopo mezz'ora di tentativi - Non ho mai fatto così tanta fatica. A parte per la signorina Granger, questo è certo.- dicendo questo i ragazzi rizzarono le orecchie ma il padrone del negozio, dicendo quello, parve come illuminarsi. Forse aveva trovato la soluzione. Non andò di nuovo fra gli scaffali, ma si chinò sotto al suo bancone ed estrasse due cofanetti. Dal secondo, prese una bacchetta lunga e nera e la diede a Tom.
Quando il piccolo Riddle la prese, un calore immerso lo avvolse...e la bacchetta lo riconobbe, sprizzando scintille rosse e dorate che proiettarono sulla parete danzanti riflessi di luce.
- Si, si...- si congratulò Olivander, insieme ai due Auror - Ci siamo signor Riddle. Tredici centimetri. Ebano e capello di demone puro. Una delle bacchette più potenti che io abbia mai fabbricato, dopo quella di suo padre.-
- Capello di demone puro?- alitò Tom sconvolgendosi a quelle parole - Ma chi...-
- Caesar Cameron.- rispose Olivander, facendo sgranare gli occhi al maghetto - Deve sapere che mesi fa Hermione Granger è venuta qui e mi ha commissionato queste.- porse le due confezioni a Tom, fissando ora Harry e Draco - La signorina mi portò due capelli del demone. Una bacchetta è per lei, è stata lei stessa a commissionarmela. Spero che possiate fargliela avere. Questa invece è sua, signor Riddle.- e puntò gli occhi sbiaditi su Tom, guardandolo come un tempo aveva guardato Harry - Una grande bacchetta per colui che diventerà un grande mago.-
Come sempre Olivander sapeva rendersi misterioso con ogni sua parola. Tanto più con quella nuova bacchetta per Hermione. Con dentro un capello di quel demone, di certo sarebbe stata un'arma micidiale.
Quando uscirono, Tom si volse ancora a guardare Olivander...che sorridendo, gli fece un inchino.

I Bracciali Del Destino |Dramione|Donde viven las historias. Descúbrelo ahora