facciamo festa

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Jimin's pov
Eravamo di nuovo a Seoul. Erano stati dei giorni molto belli, grazie anche al fatto che ora avevo un ragazzo. Io e jk stavamo insieme, eravamo una coppia. Sembrava un sogno, stare con lui. Era così dolce ma anche sexy, questa combo mi mandava letteralmente fuori di testa. Avevamo deciso di non rivelare della nostra relazione all'interno della società, in quanto non volevamo essere visti di cattivo occhio, io per essermi fatto il capo per fare carriera e lui per farsi i dipendenti a suo piacimento.

Quella mattina jk, mi aveva chiamato nel suo ufficio, per svolgere un compito importante. Di solito quando voleva un momento solo con me, usava questo modo di dire, lo sapevo bene. Mi avvicinai velocemente al suo ufficio, finché non fui davanti ad esso. Feci un sospiro, seguito da un enorme sorriso. Ero impazziente di entrare. Sapevo che tra qualche attimo sarei stato sulle sue ginocchia mentre lo avrei baciando. Bussai velocemente per poi entrare. Il mio cuore stava già impazzendo. Appena aprii la porta,lo vidi seduto li alla sua scrivania illuminato da un raggio di sole che faceva risaltare i suoi stupendi lineamenti. Una visione quasi mistica, così bella ed intensa. Iniziai ad avanzare nella stanza a passo deciso mentre sul mio viso si era formato un enorme sorriso. Dopo alcuni passi mi resi conto che ne eravamo soli nella stanza,seduto sul divano c'era un uomo. *Chi può essere?* Mi chiesi. Subito mi fermai e feci un inchino per salutare l'uomo che non avevo idea di chi fosse. Jk assistí ad ogni mio movimento e decise finalmente di raggiungermi.
-vieni Jimin, voglio presentarti mio padre-disse jk avvicinandosi a me ed indicando l'uomo seduto
-piacere di conoscerla signor Jeon-dissi
-piacere mio..Jimin-rispose lui per poi sorridermi
-sai mio padre ogni anno organizza una grande festa nella sua villa per la società, ovviamente anche quest'anno si farà. Ti ho chiesto di venire per conoscerlo, ci teneva molto-disse jk sorridendomi
-oh è magnifico, anche io volevo conoscerla signor Jeon, ho sentito molto parlare di lei-risposi cercando di entrare già nelle sue grazie. Ero ormai il ragazzo di suo figlio anche se lui non lo sapeva ancora
-non essere così formale figliolo, chiamami pure Hyung. Voglio che mi consideri come una sorta di fratello maggiore-mi disse mettendomi una mano sulla spalla
-va bene....Hyung-dissi un po' in imbarazzo
-bene ora ragazzi io vado, la festa non si organizza da sola-disse lui, salutandoci ed andandosene. Arrivato davanti alla porta, prima di uscire, si fermò girandosi verso di noi.
-mi raccomando, voglio vederti alla festa Jimin-mi disse sorridendo
-certo Hyung ci sarò-risposi e poi lo guardai uscire. Non appena fu fuori potei rilasciare un sospiro tenuto fino a quel momento.
-ansioso piccolo?-mi chiese jk alla mie spalle. Non ebbi il tempo di realizzare che sentii due possenti braccia abbracciarmi da dietro
-mi sei mancato...-mi disse lui, piagnucolando. Appoggiai le mie mani sulle sue, accarezzandole dolcemente, prima di voltarmi
-anche tu, mi sei mancato molto-risposi per poi avvicinarmi pericolosamente alle sue labbra. Ormai a pochi centimetri, mi fermai improvvisamente. Volevo farlo impazzire, volevo che desiderasse le mie labbra al punto che mi fosse saltato addosso. Mi spostai velocemente, andando ad abbracciarlo. Sentivo che il suo abbraccio era al quanto strano, segno che era confuso per ciò che era appena successo. Mi slegai dall'abbraccio con l'intento di uscire dalla stanza
-bene, allora a dopo-dissi per poi girarmi pronto a dirigermi verso la porta
-non dimentichi niente?-mi chiese d'improvviso ed un piccolo ghigno si formò sulle mie labbra. Mi voltai, facendo finta di non sapere a cosa si riferisse.
-mhhh...no non credo, non ho portato niente-dissi quasi sul punto di ridere
-sicuro?-mi chiese lui per conferma mettendo quasi il broncio
-si...sicuro...ora vado il lavoro mi attende-dissi rigirandomi, quando sentii una presa sul mio polso. In pochi secondi ero di nuovo nella presa delle sue braccia con le nostre labbra una sull'altra
-questo dimenticavi-disse per poi lasciarmi e darmi una palla sul sedere non appena mi girai
-fai buon lavoro-aggiunse sorridendo, guardandomi uscire dal suo ufficio.

Cosi deve essereWhere stories live. Discover now