Fratelli di sangue

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Capitolo 12

Inalai tutta l'aria che riuscii ad accumulare nei polmoni, mentre la sensazione di vuoto si propagava facendomi sentire sempre più leggera. Chiusi gli occhi spinta dalla paura che si avventò su di me, nell'istante in cui persi l'equilibrio e traballai all'indietro.
Udii qualche urlo e respiri mozzati nell'aria.
Senza sapere dove potermi aggrappare, mi lasciai cadere. Provai a immaginare come sarebbe stato morire, morire per davvero.
Avrei provato dolore?
Sarebbe stato come morire nella vita reale, oppure i trasmettitori mi avrebbero concesso una morte dolce?
Sempre se la morte si potesse mai definire tale.
Una scia di ricordi mi sfilò davanti agli occhi in pochissimi, ma intensi, istanti.
La sensazione di formicolio si fuse con il vuoto.
Poi sentii le dita di qualcuno intrecciarsi sul mio braccio come edera rampicante. Spalancai gli occhi e mi trovai di fronte l'espressione affaticata e preoccupata di Newt. Arricciò le labbra nello sforzo di tirarmi verso di sé.
Le punte dei piedi erano ancora posate sul terreno, bastò la sua mano per salvarmi dalle profondità della Scarpata. Tirò forte stando attento a non farmi sbilanciare e non si fermò di tirare finché non caddi sopra di lui. Finimmo a terra con un tonfo. Sbattei forte il ginocchio contro la roccia, ma l'idea di essere ancora viva non mi fece pensare al dolore.
L'unica cosa che riuscii a fare prima di rialzarmi in piedi, fu un lungo respiro che sembrò rigenerarmi completamente, tralasciate le ferite.
Con lo sguardo cercai Alby alle mie spalle, lo vidi sparire appena poco più avanti dietro a un muro, nel corridoio da cui ricordai fossimo arrivati.

Newt, che si era già rimesso in piedi, mise su un'espressione angosciata e prima che potessi dire qualcosa mi tirò verso di sé conducendomi tra le sue braccia. Fui felice di quell'abbraccio e l'idea di allontanarlo non mi sfiorò nemmeno la mente.
-Dimmi che stai bene!- sussurrò tra i miei capelli. Con una mano mi strinse contro il suo petto, mentre con l'altra mi accarezzò il capo. Il calore del suo corpo mi fece quasi cadere in uno stato di trance, così fui costretta ad allontanarmi.
-Sto bene.- riuscii a dire con voce trepidante, per quanto mi sforzai non fui mai capace di allontanare la paura, che come un mostro deforme alloggiava nei meandri più profondi della mi mente.
Le mani strette tra quelle di Newt tremarono.
-Fagiolina!- chiamò Minho venendo verso di noi. Accanto a lui Thomas seguì i suoi passi. Li vidi fare qualche respiro più del solito. Erano esausti. Lo eravamo tutti.
-L'hai salvata Newt!- Thomas sorrise all'amico dandogli una leggera pacca sulla spalla. Il ragazzo biondo però, non diede segni di risposta, sembrò solamente essere contento che fosse tutto finito.
-Ragazzi!- dissi ansimando. Improvvisamente mi mancò il respiro. -Le porte...- riuscì a dire con fatica. Ma bastarono quelle due parole a far accendere un'allarme nella mente dell'Intendente dei Velocisti. Gli sguardi di tutti e quattro si levarono verso il cielo contemporaneamente. Il sole stava calando e la luce stava per spegnersi e dipingere il cielo di un colore blu scuro.
Ogni possibilità di riposare svanì prima ancora di elaborare quel pensiero.
-Dobbiamo andare o le porte si chiuderanno!- esclamò Thomas ingenuamente.
Fu il primo a correre verso il corridoio da cui, qualche minuto prima, Alby se l'era filata.
-Bravo genio e questo l'hai capito tutto da solo con quella testa del caspio che ti ritrovi?- sentii dire da Minho mentre lo seguì nella corsa.
Prima di partire dietro di loro, indirizzai uno sguardo a Newt, che sembrò voler dire qualcosa agli amici, un attimo prima che se ne andassero.
-Newt!- lo chiamai piano. Gli presi la mano e iniziai ad avvicinarmi all'arcata dalla quale erano usciti Minho e Thomas.
-Andiamo?- chiesi.
I due radurai avevano appena voltato l'angolo quando il ragazzo biondo parlò.
-Io non...- Il suo sguardo prese una strada diversa dalla mia. Calò gli occhi a terra poi parlò di nuovo. -Niente, andiamo!- Scosse la testa e mi seguì senza più dire niente.
Raggiungemmo i ragazzi, che si erano fermati ad aspettarci, dopo solo una svolta.
Passai in rassegnai i loro volti e ciò che vidi furono solo espressioni di sgomento.
-Che cacchio avete da guardare? Muoviamoci, voglio che il mio culo sia dentro la Radura prima della chiusura di quelle maledettissime porte.- sbraitò Newt facendo volteggiare le braccia, da una parte all'altra nell'aria, senza controllo.
I due ragazzi si guardarono poi attesero nel silenzio.
-Sono qui!- disse uno di loro. Non mi accorsi chi dei due avesse parlato, la mia attenzione era rivolta altrove. A un ricordo della notte scorsa. A un ricordo del mio primo incontro con i Dolenti.
Iniziai a battere i denti, probabilmente per il freddo, ma non solo. Mi feci coraggio e tentai di fermarlo.
-Dobbiamo muoverci, non possiamo stare qui ad aspettarli.- suggerii scossa dalla voglia di muovermi, di scappare il più lontano possibile da quella zona.
-Riley ha ragione, stare qui sarebbe come gridare di venirci a mangiare o... a pungere o... qualsiasi altra cosa facciano a i ragazzi che prendono.- Thomas parve nervoso per la prima volta da quando lo avevo conosciuto. Girò su se stesso qualche volta per poi indicare la strada da percorrere.
-Ottimo lavoro Fagio! Andiamo!- ordinò Minho facendo segno con la mano di seguirlo.
Newt sospirò rumorosamente, poi prese a correre più lento di un attimo prima.
Durante la corsa verso la Radura, non potei fare a meno di notare la fatica con cui il ragazzo biondo prese a correre. Uno o due corridoi prima delle porte, finì quasi per trascinarsi.

The Maze Runner - L'IniziazioneWhere stories live. Discover now