La Radura

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Capitolo 1

Freddo. Lo sentii non appena aprii gli occhi. I sottili vestiti che avevo indosso non servivano a riscaldarmi. Mi ritrassi contro la parete, di quel che mi sembrò essere una specie di ascensore, e mi alzai in piedi. Iniziai a respirare a pieni polmoni quell'aria pesante e sporca che mi ricordò l'odore dei calzini puzzolenti di Rachel. Avrei preferito non respirare affatto. Per circa un secondo mi trattenni dal farlo, ma non appena il pavimento ebbe un fremito, crollai a terra e fu di obbligo un altro respiro.

Un rumore di attrito tra due metalli, mi risuonò nelle orecchie inaspettatamente. Strizzai gli occhi e pregai perché finisse presto.

Alzai la testa al soffitto con l'intento di scoprirne la fonte e nel frattempo mi coprii le orecchie con i palmi delle mani.

Continuò per svariati secondi. Andò aumentando e i battiti del mio cuore con esso.

L'ascensore salì ancora. Rimasi a terra, non riuscii a trovare la forza di rialzarmi ancora una volta. Evidentemente quel siero dallo strano colore bluastro mi aveva fatto male.
Riuscii però a consolarmi con l'idea che avrei rivisto presto mi sorella. L'avrei riabbracciata e sarei stata contenta. Era stata in quel posto chissà dove per troppo tempo, volevo riportarla a casa.
Ancora una volta alzai gli occhi sopra di me. Dove prima c'era solo un interminabile buio a coprire il soffitto, ora due file di luci rosse disposte a X, balenavano nell'oscurità. Non potei evitare di pensare al fatto che se l'ascensore non avesse rallentato un po', probabilmente avrei fatto la fine della frittata che avevo mangiato giusto il giorno prima a pranzo. Non ricordavo se era esattamente il giorno prima, ma ricordavo che non era lontano. Alla WICKED, si mangiava quasi tutti i giorni la stessa roba, perciò non era difficile ricordare ogni pasto.
Ripensando ai giorni precedenti, mi sentii quasi "diversa" rispetto a tutti quei ragazzi che avevano fatto quel "viaggio". Loro non avevano memoria della loro vita, mentre io ricordavo persino i miei ultimi pasti. Mi sentii stupida, davvero stupida.

Il pavimento finalmente finì di oscillare e l'ascensore rallentò fino a fermarsi. Mi preparai all'idea di vedere, quasi subito, il viso di Rachel tra quello di tutti i presenti.
Ma non appena i due portelloni sopra la mia testa si aprirono, lasciando filtrare l'aria, non riuscii a vedere molto. La luce abbagliante del sole mi ferì agli occhi, come la lama di un coltello. Rimasi a terra e attesi che la vista si abituasse a quel fastidioso bagliore. Diedi quindi tutta la mia attenzione alle voci che mi circondavano.
-No, non può essere!- disse qualcuno.
-Una ragazza?-
Arrivai a percepire ben poco dei vari borbottii che si mischiarono nell'aria. Erano tutti molto confusi, ma ero quasi certa fossero tutti ragazzi. Mi costrinsi a mettermi in piedi. Sbattei le palpebre altre due o tre volte e finalmente le immagini si fecero nitide. Percepii subito gli occhi di tutti su di me, arrossii.
-Aiutatemi!- mi sforzai di dire. Il tono suonò rauco, come se non parlassi da giorni. Come riuscii a captare dalle loro voci, un attimo prima, erano tutti ragazzi. La loro età oscillava tra i tredici e i diciassette anni.
Nessuno di loro mi aiutò. Continuavano ad osservarmi con un'espressione vacua sul viso. Accumulai aria nei polmoni e riprovai frustrata.
-Aiutatemi, aiutatemi per favore.- Niente. Non vidi particolare predisposizione ad aiutare da nessuno di loro.
Mi avvicinai al lato dell'ascensore. Alcuni dei presenti fecero un passo indietro, altri rimasero a guardare.
Che cosa gli prendeva? Credevano forse che fossi un alieno o roba del genere?
Non riuscii a credere che non avessero mai visto una ragazza. Mi si strinse il cuore a quell'idea. Avrebbe significato che Rachel non era li. Un senso di avvilimento mi travolse inducendomi a rinunciare.
Poi un movimento tra la folla di ragazzi, attirò la mia attenzione. Qualcuno urlò parole metà delle quali non riuscii a capire.
-Che teste di caspio! Avete intenzione di restare li a godervi lo spettacolo o avete anche pensato di aiutare il nuovo Fagiolino a salire da quella cacchio di Scatola?- chiese un ragazzo di colore facendosi strada tra gli altri con le braccia.
-Fagiolina vorrai dire.- gracchiò qualcuno in lontananza.
Quando il ragazzo arrivò in prima fila, vidi dipingersi sul suo volto la stessa espressione stupefatta degli altri. Iniziai ad innervosirmi e mi domandai per quanto ancora sarei dovuta rimanere li, ad aspettare.
-Dammi la mano!- affermò alla fine protendendo il braccio destro, verso il basso, nella mia direzione. Gli fui grata dell'aiuto.
Una volta con i piedi sul terreno, diedi una rapida occhiata a quel posto. Era talmente grande da farmi sentire una formica. Non mi aspettavo un posto simile quando Nick me ne aveva parlato.
-Alby- sentii dire alle mie spalle.
-Eh?- chiesi con aria confusa. La testa iniziò a girare e per poco non svenni.
-Il mio nome,- spiegò. -è Alby.- mi sorrise. -So che il tuo non lo ricordi, ma...- lo interruppi quasi subito ma lui non sembrò gradire.
-Riley, mi chiamo Riley- A quelle parole, sentii un'ondata di sospiri stupefatti e impressionati. -sono qui per cercare mia sorella.- continuai passando in rassegna i loro sguardi attenti.
-Aspetta... tu ricordi?- Il ragazzo di colore incurvò le sopracciglia e mi afferrò per il polso. Percepii il calore della sua pelle sulla mia fredda. Mi spaventò lo sguardo diffidente con cui iniziò a guardarmi. Forse non avrei dovuto iniziare così quella conversazione.
...

*SpazioAutrice*

Come vi è sembrato questo primo capitolo? Spero di avervi incuriositi almeno un pochino ;)

Se vi va lasciate un commento o un pensiero, leggerò tutto :D Colgo anche l'occasione per ringraziare tutti quelli che hanno letto la storia fino a qui, spero continuerete a farlo.

Vi aspetto al prossimo capitolo...

The Maze Runner - L'IniziazioneWhere stories live. Discover now