Il colore del mare - IV

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La sensazione di libertà, assaporata per pochi istanti col ballo, scemò a ogni onda fino a scomparire e fu solo il ricordo della speranza a spingerlo a librarsi nell'aria undici anni dopo.

Il suo vagare lo riportò nella Città dei Sogni, le cui strade erano ricolme di ragazze bellissime, colte, vestite all'ultima moda, i capelli erano distese di grano ed ebano, il loro incedere un tintinnio sul ciottolato che le portava al palazzo dove, quella notte stessa, si ballava alla Festa delle Promesse Perdute. La voce si disse che sembrava organizzata in suo onore perché questa volta non avrebbe permesso a nessuna donna di mancare la sua promessa. Indossò la forma di un uomo fiero e vigoroso e, nel mirarlo, più di una donna svenne tanto il cuore s'era messo a battere forte.

Ballò e, attorno a lui, centinaia di donne esibivano le loro doti per catturare colui che sembrava un imperatore. In un turbinio di gonne e sete, danzava riscoprendo la possibilità di respirare a pieni polmoni, l'affaticamento dei muscoli e il contatto con la pelle vellutata della giovinezza in fiore.

 In un turbinio di gonne e sete, danzava riscoprendo la possibilità di respirare a pieni polmoni, l'affaticamento dei muscoli e il contatto con la pelle vellutata della giovinezza in fiore

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I musicisti smisero di suonare e le persone si voltarono all'unisono all'ingresso della più bella dama che avesse mai calpestato il suolo terrestre. I capelli di grano la illuminavano come una santa, le labbra erano un invito e il corpo ricordava le meravigliose spiagge bianche dell'Oceano Invisibile. Quando i suoi occhi d'ambra si soffermarono sull'uomo, le pupille si dilatarono nel sognare il suo matrimonio.

L'uomo la invitò, stregato dalla sua regalità.

«Dimmi il tuo nome» la pregò.

«Te lo dirò solo se prometterai di non ripeterlo perché l'emozione di udirlo dalle tue labbra mi ucciderebbe.»

L'uomo la baciò perdendosi nel suo respiro di ciliegie.

«Dimmi il tuo nome: ti terrò tra le braccia quando lo ripeterò mille volte» promise e la risposta scivolò appena udibile nelle orecchie dell'uomo.

«E tu? Conosci il mio?»

«Per tutta la vita ho atteso di poterlo pronunciare come fosse una parte di me.»

Un ultimo bacio, la promessa di rivedersi sulle rive del Mare Nero e il primo raggio di sole lo sottrasse alle attenzioni della bella dama. Nel tornare, al limitare della Foresta della Memoria, scorse una donna il cui sguardo si spingeva oltre l'intrico degli alberi fino al mare e le labbra danzavano parole incomprensibili nell'aria fresca.

«Amico incatenato, vieni a trovarmi?»

La donna aveva i capelli rossi raccolti in un'acconciatura elaborata e le lunghissime mani tessevano una stoffa di seta bianca e pietre preziose. Interruppe il lavoro per alzare una mano a lato, ma le dita non trovarono nulla, nemmeno una vibrazione sonora.

La voce attendeva trepidante la bellissima dama che gli aveva fatto correre il sangue e lei arrivò sulle rive del Mar Nero, con una carrozza d'oro tirata da quattro purosangue dal manto color grano, due servitori in livrea e un lacchè. La sua sola presenza profumò l'aria di ciliegie e fece comparire un arcobaleno.

«Pronuncia i settantatré nomi.»

«Quali nomi?»

«Tu li conosci...»

«Non ti vedo. Dove sei?»

«Se pronuncerai i settantatré nomi, mi vedrai e vivremo felici e contenti.»

La dama trillò settantatré nomi che andavano di moda quell'anno e, quando la litania finì, stramazzò al suolo con la bocca ricolma di diamanti che la tagliarono e fecero annegare nel suo sangue.

La voce ammutolì.

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Il labirinto dei nomi perduti - Fiabe dimenticateTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon