La Scala d'Oro - IV

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Le dita scivolarono sul corrimano a sfiorare le gemme, aguzze e lisce, dove i colori si alternavano in arcobaleni e sfumature che rimanevano silenziosi nella loro bellezza. 

I bassorilievi narrarono malattie, cure, addii. 
Medici, guaritori e ciarlatani correvano senza soffermarsi a guardare i malati accatastati come in ossari. 
Senza essere vista, una figura senza bocca girava tra i letti accarezzando teste e braccia con vene in rilievo. 

La donna cercò di impedire alle statue di essere rinchiuse in bare, ma la storia del mondo poteva essere modificata solo codificando il linguaggio delle gemme. 

Si sedette sul gradino a piangere e, senza speranza e, incapace di comprendere il perché di tanta sofferenza, s'accorse di stringere tra le mani una pergamena di cui aveva perso memoria. 

Sui fogli trovò scritto il nome che le avevano dato i suoi genitori, la prigionia e la fuga da una torre, l'incontro con una persona che la portò nel Regno degli Uomini straordinari dove le fu dato un nuovo nome. 
Vi lesse della Scala d'Oro che avrebbe cancellato ogni suo ricordo, compreso il perché avesse deciso di salirvi. 

Le lettere dell'alfabeto si susseguivano come passi di danza nel raccontarle la felicità e la meraviglia che le colmavano il cuore per la vita accanto a un essere di così alta levatura.

Il gradino si trasformò in sabbia mobile quando la pergamena raccontò della malattia, lenta e inesorabile, che aveva accartocciato chi le aveva donato la libertà di esprimere sé stessa. 

Mentre l'asse raccontava attraverso i bassorilievi di come gli uomini si erano lasciati sedurre dal potere e dal denaro, i fogli descrivevano l'impotenza di fronte al sopravvento della malattia e l'impossibilità di alleviare le sofferenze di chi era parte di sé. 

La donna si disse che avrebbe dovuto piangere perché era quello che aveva fatto quando era accaduto – era scritto nero su bianco – ma gli occhi rimasero asciutti e le gambe rigide.

La donna si disse che avrebbe dovuto piangere perché era quello che aveva fatto quando era accaduto – era scritto nero su bianco – ma gli occhi rimasero asciutti e le gambe rigide

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Il labirinto dei nomi perduti - Fiabe dimenticateWhere stories live. Discover now