~Capitolo 38~

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Though the truth may vary this

La prigione non è mai stato il luogo più luminoso e gioioso del mondo, ma in quel momento Edmund sentiva di essere all'inferno.

La prima notte l'hanno buttato in questo sotterraneo terribile, è buio e umidiccio, il pavimento sporco e neanche una finestra permetteva al malcapitato di poter adocchiare l'esterno.
Non c'è ne un letto in cui stare ne un gabinetto per fare i propri bisogni.
L'unica cosa che c'è dentro la "camera", se si può chiamare così, è un secchio.
Si è rannicchiato nell'angolo meno sporco.

Tiene le braccia attorno le gambe e poggia la testa su esse.
Piange.
Nessuno sembra poterlo sentire, quindi continua a piangere.
A un tratto urla, per sfogarsi.

Uno stupido, ecco cos'è.
Fidarsi di colui che l'ha picchiato in primis.
E soprattutto innamorarsi, chi si innamora di qualcuno così?
E si sente talmente un'idiota, perché non aveva pensato a cosa sarebbe potuto capitare, era stanco, voleva solo essere felice.

Così si è lasciato andare, ha aperto le braccia a Richard e lo accolto nel suo cuore nel migliore dei modi.
E la cosa peggiore, è che si aspettava davvero che lui provasse lo stesso per lui.
Credeva genuinamente che Richard lo amasse.
Ma pensandoci, davvero qualcuno avrebbe potuto amare una persona come lui?

Si sente un bambino, ma dal più profondo del suo cuore, non gli e ne importa assolutamente niente.
Non aveva mai provato niente di simile, non ha mai avuto esperienze in campo romantico prima di Richard.
Si è sempre concentrato sul suo lavoro, certe volte ci provava con qualche ragazza, ma sapeva che non sarebbe mai andata a finire bene.
Quindi si sente di potersi permettere di piangere per amore.

Il secondo giorno gli hanno portato dell'acqua e un pane duro.
Terribile ma davvero buono per qualcuno che non mangia da un giorno e mezzo.
Lo stesso il terzo giorno.

Edmund non sapeva quanto sarebbe dovuta durare quell'agonia prima del processo, ma se questo è quello a cui era destinato, avrebbe fatto meglio a trovare il primo possibile un modo per uccidersi.
Non ha intenzione di passare il resto dei suoi giorni chiuso lì dentro.
Non è neanche finito il terzo giorno e già sente di star impazzendo.

Non per la solitudine o per le condizioni penose, ma per i pensieri che opprimono la sua mente minuto dopo minuto, secondo dopo secondo.
Vorrebbe strapparsi la testa e lanciarla dall'altro lato della stanza.

La terza notte, come la seconda, come la prima, l'ha passata in agonia, a ritrovarsi a pensare che avrebbe dovuto accettare la richiesta di Paul di scappare con lui.
Ma anche tornando indietro non l'avrebbe fatto.
Perché è un'idiota, un'idiota innamorato.

Il quarto giorno, mentre stava cercando un qualsiasi oggetto affilato per riuscire a uscire, le porte si spalancano in un orario che non è quello di pranzo.
Questo stupisce Edmund, ha sempre saputo che giorno fosse per il cibo che portavano esattamente alle 14:30 ogni giorno.

Sapere l'orario è l'unica cosa che non lo fa impazzire completamente, perché se non fosse per il pranzo, essendo in una camera chiusa, non capirebbe quand'è notte e quand'è giorno e non riuscirebbe ad andare avanti.
Se stanno anche cambiando i turni per portargli il cibo, lui si confonderà e perderà la cognizione del tempo, questo lo porterà sicuramente alla pazzia.

"Processo"

Annuncia l'uomo.
Edmund lo guarda come se fosse un salvatore, anche se sarebbe più realistico definirlo come un demone che lo accompagna attraverso i gironi dell'inferno.
Edmund puzza, è decisamente in pessime condizioni.
Ma verrà fatto sedere lontano dagli altri, quindi va bene.

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