~Capitolo 16~

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Ship will carry our bodies safe to shore

Sente il suo profumo, Thomas sente il suo profumo nonostante il naso tappato a causa del pianto.  L'odore rimane sempre uguale, non cambia mai e soprattutto lui non si stanca mai di annusarlo.

Dylan avverte le lacrime del ragazzo inumidirgli il collo, vorrebbe abbassare le mani, afferrarlo e prenderlo in braccio, tenerlo più stretto.

Thomas avvicina di poco le sue labbra al collo di Dylan, senza neanche farlo apposta, ma Dylan se ne accorge e rabbrividisce.

Dylan: Thomas...

Sentire il suo nome pronunciato da Dylan, rende Thomas fragile, vulnerabile.

Thomas: ..si?

Sussurra, sanno entrambi che abbracciarsi in quel modo è sbagliato, è troppo sbagliato.
Ogni volta si sentono così legati, come se potessero sprofondare l'uno dentro l'altro e fondersi.
E come già detto, è male, è molto male.
Perché sentirsi così bene è bello ma al contempo terribilmente spaventoso.

Dylan: ... vuoi un pigiama? una coperta? un tè? P-posso provare a preparartene uno, non ne sono molto capace.

Il cuore del più grande si ammorbidisce alle parole dolci dell'amico.

Si limita ad annuire quel tanto che basta per farlo capire a Dylan.

Dylan: ..allora ok...

Ma nessuno dei due si stacca, Thomas ha smesso di piangere ma ha ancora il singhiozzo e ogni volta che ne fa uno, Dylan lo stringe di più a se, cercando di farlo sentire al sicuro.
Il moro raggiunge perfettamente il suo intento, dato che Thomas si sente più che al sicuro tra le sue braccia.

Non vorrebbero mai lasciarsi.

Thomas prende un bel respiro e con odio verso se stesso, si stacca e guarda Dylan negli occhi.
Li riconosce subito, sono gli stessi occhi colmi di desiderio che aveva dopo l'ultimo abbraccio e quei dannati occhi gli fanno desiderare di abbracciarlo di nuovo e stavolta più forte... magari di dargli anche un bacio... sulla guancia ovviamente.

Dylan sembra riprendersi man mano.

Dylan: q-quindi... vuoi entrare?

"Che domanda stupida" pensa tra se e se.

Thomas si passa un dito sotto il naso e si strofina un occhio, poi annuisce. 
Dylan trova questo gesto estremamente carino e vorrebbe togliergli personalmente le lacrime dagli occhi.

Il moro si sposta facendo entrare Thomas e gli prende la valigia.

Thomas: oh, non c'è bisogno-

Dylan: no davvero, faccio io

Thomas capisce che non ha senso provare a convincerlo a fare il contrario, così annuisce ed entra semplicemente in casa.

Dylan va verso il divano e sistema un paio di cose messe in disordine.

Dylan: scusa i-io... non aspettavo ospiti.

Thomas: tranquillo.

Thomas nota poco dopo che Dylan è abbastanza trasandato, con un po' di barba e il pigiama scomposto.
Sta sistemando di qua e di là e Thomas gli va incontro e gli si avvicina, Dylan quando se ne accorge cerca di dire qualcosa ma non gli esce niente dalla bocca, lo fissa.
Thomas, come se fosse normale, gli poggia una mano sulla guancia e gli accarezza la barba.
Dylan a quel tocco rimane immobile.

Thomas: ...come mai la barba?

Dylan non risponde subito, probabilmente sta cominciando ad avere qualche problema serio, ma il punto è che ora più che mai, quando sta vicino a Thomas, rimane senza parole.
Soprattutto dopo non averlo ne visto ne sentito per due settimane, dopo aver solo immaginato quella vicinanza.

Little Talks||Dylmas||Where stories live. Discover now