Parte quattordici

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'Alle nove al lago nero, ho bisogno di parlarti, se verrai, significa che avrò un altra possibilità con te, se non ti presenterai, ti avrò persa per sempre.'

Ho riletto un miliardo di volte quel maledetto biglietto da parte di Draco, l'ho riletto così tante volte che non ho avuto neanche il tempo per decidere.
'Ti avrò persa per sempre' che cosa significano queste parole... non sono mai stata sua...
E che cosa vorrà mai dirmi, che gli dispiace? Che non si comporterà mai più così?
Fatto sta che dovrò assolutamente prendere la mia decisone, presentandomi  al lago nero, crederà che sono completamente presa da lui, se invece non lo farò, beh... lo perderei del tutto.

Hermione ed io siamo già in sala grande per la cena, quando Harry e Ron si precipitano a prendere posto, stranamente sono in ritardo oggi, di solito sono i primi.
«Eccovi finalmente!» Esclama Hermione dopo averli visti entrare in sala grande.
Harry prende posto al mio fianco, mentre Ron, al fianco di Hermione.

Afferro un pezzo di pollo con la forchetta, per poter riempire il piatto. Sto per portare alla bocca un pezzo di carne, quando i miei occhi lo vedono, vedono il suo viso, spento, il suo sguardo perso nel vuoto.
Ha il gomito puntato sul tavolo, mentre la sua mano tiene il volto, sembrerebbe distrutto, come se avesse lavorato una giornata intera senza mai riposarsi.

Non ho mai visto Draco così spento, è davvero preoccupante... ieri mi supplica di non andar via senza avere il coraggio di strattonarmi o prendermi con la forza, mi manda quel biglietto alquanto strano, ed oggi è completamente assente...

Decido però di non pesarci troppo, ne uscirò matta se continuo a preoccuparmi per lui.
«All tutto bene?» bisbiglia Harry urtando il mio gomito, sa sempre quando sono turbata o stanca, inutile nasconderlo.
«Sto bene, non preoccuparti» sussurro come se gli stessi confidando un segreto.
«Se hai bisogno ci sono» cerca di rassicurarmi, nonostante abbia tentato di non farlo preoccupare.
Dopo qualche secondo la sua mano prende la mia, che è posta sul tavolo, mi volto di scatto verso di lui, i suoi occhi mi parlano, vorrebbero urlarmi qualcosa.
Sono così brillanti in questo momento, un verde così luminoso che mi ci potrei perdere dentro all'istante.
Il suo viso si avvicina lentamente al mio, per poter lasciare un dolce bacio sulla guancia.
Un timido sorriso assale poi le mie labbra, prima di spostare lo sguardo verso il piatto davanti a me.

Ho già portato un boccone di pollo in bocca, quando noto le pupille di Draco puntate nella mia direzione.
Improvvisamente il suo corpo sobbalza dalla panca, in modo nervoso e irritato, per poi uscire dalla sala grande, con passo pesante, quasi come se volesse far a botte con qualcuno. Il suo viso è rosso, la fronte corrugata e le labbra serrate. È evidente che si sia incazzato.

Finita la cena ci dirigiamo nella nostra sala comune, dovremmo metterci a studiare, presto ci aspetta un esame importante.
Così una volta entrati in sala, prendiamo posto sul divano, di fronte al camino, per poter iniziare.
«Ragazzi dobbiamo darci da fare» parla Ron, con tono sicuro.
Harry ed Hermione e la sottoscritta, dopo aver udito quelle parole, puntiamo lo sguardo verso il ragazzo dai capelli rossi, con espressione interrogativa.
«Che c'è! Voglio solo impegnarmi!» Esclama cercando di difendersi, ma scoppiamo in una grossa risata, alla quale ci si aggiunge anche Ron.
Sono in questi momenti che dimentico tutto il resto, mio padre, la storia con Draco, dimentico ogni cosa, è come se svanisse ogni mia preoccupazione, ogni mia ansia ed ogni mio pensiero negativo.

Passata un'ora, prendo coscienza che si siano fatte già le nove e non ho ancora decido cosa fare...
I miei amici, hanno deciso di andare nei dormitori, io invece, dovrò inventarmi qualche stupida scusa per poter andare da Draco.
Ecco, credo che la mia mente abbia già deciso per me, inutile rimuginarci sopra.
«Noi andiamo allora» conferma Harry prendendo i suoi libri tra le mani.
Hermione si volta nella mia direzione, facendomi un cenno con la testa.
«Rimango qui per un po', non ho ancora sonno e sarebbe inutile mettersi a letto» butto lì, è stata una delle scuse più plausibili a cui la mia mente abbia pensato, in una frazione di secondo.
I miei amici, così, mi augurano la buonanotte, per poi dirigersi nelle loro stanze.
Il mio corpo si alza di scatto dal sofà, spogliandosi dalla toga, in modo che possa rimanere solo con i miei vestiti, un paio di jeans blu chiaro, ed una maglia a maniche lunghe, nera, semplice, con una scollatura a V.

POISON Where stories live. Discover now