Capitolo 6

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Dayana aprì gli occhi stanchi quando la luce del giorno li colpì.
Lentamente prese consapevolezza di sé, stropicciandosi lo sguardo e lasciando che uno sbadiglio le svegliasse il respiro.

Era sdraiata di fianco a Liz, sul suo letto, ma sopra alle coperte.
Guardò l'orario dall'orologio sul comodino: quasi mezzogiorno.
I ricordi di quella notte le tornarono in mente tempestosi.

Dopo che l'aveva riportata a casa, West era esplosa dicendole di tutto, o meglio; tutto.
Questo poco prima di avere una crisi e riprendere a vomitare. Aveva passato la notte a tenerle la testa in bagno, finché non era svenuta per la stanchezza.
Allora l'aveva pulita e portata a letto di peso.

Un vero inferno.

Si chiese chi glielo facesse fare, mentre si toccava la testa che le doleva per le poche ore di sonno. Eppure voltandosi verso West e vedendo la pace sul suo volto addormentato, trovò una risposta.

Ripensò a ciò che le aveva detto.
Liz stava fuggendo dalle proprie fragilità, dai propri errori. Già ai tempi di Adeline, Elizabeth era conosciuta per l'orgoglio, ma non avrebbe mai immaginato che potesse arrivare a tanto.  Abusare del ruolo di insegnante per usare sessualmente le proprie alunne, tanto da spingerle al suicidio... tutto ciò per sfogo? Ricerca? O forse era meglio chiamarlo sadismo?
Era talmente grave che Dayana non trovó parole per il proprio sconforto. Provò rabbia e disgusto per la sua amica.
Non c'era nulla che differenziasse West da un qualsiasi disgustoso pedofilo, addescatore e violentatore.

La fila fantasma di ipotetiche vittime della sua amica si aprì davanti ai suoi occhi: una sfilza di ragazzine traumatizzate nell'età più intensa ed importante.
Quando in terapia ascoltava i suoi pazienti maltrattati, non poteva fare a meno che odiare il carnefice che aveva rovinato le loro vite. West era come quei bastardi, era uno dei tanti.

Forse Elizabeth Jade West era malata, o forse era solo diventata un mostro completamente consapevole delle proprie azioni. Di certo tutti quei traumi non risolti l'avevano portata a diventare il peggio di sé.
Le pianse il cuore. La ragazza che aveva conosciuto anni prima non era così, non era quel corpo rigettato sul materasso, abbandonato alla violenza.

Dayana se la ricordava. Ricordava le uscite di gruppo, quelle a tre. Ricordava di come Liz sorridesse, sorridesse sempre insieme ad Adeline. Ricordava di come fosse spiritosa, allegra, premurosa.
C'era stato un tempo dove Elizabeth si apriva al mondo, trovando ragioni ben più valide per essere amata.

Dayana non si sentì in colpa, ma si rimproverò di non aver oltrepassato il limite, di non essere andata a fondo di forza, di non essersi accorta di quanto Liz fosse scivolata in basso, anzi, si rimproverò di averlo pensato, ma non aver fatto abbastanza per scoprirlo.

Dovevano parlare.
Elizabeth aveva bisogno di curarsi, di una terapia, di una psicologa, ma la conosceva. Non avrebbe accettato per nessuna ragione al mondo di tornare da una psicologa. Quanta ipocrisia! Liz diceva sempre di essere la terapeuta di se stessa. Come se fosse significato qualcosa.
Ma se avesse insistito forse l'avrebbe ascoltata. Sapeva di essere l'unica ad esserle vicina.

Dayana osservò la pelle bianca della giovane donna sollevarsi ed abbassarsi, sotto l'oscillare del suo respiro. Sembrava così pura, così morbida... Come poteva qualcosa di così pericoloso sembrare tanto indifeso? Non potendo farne a meno le accarezzò una guancia. Le piaceva il contrasto della carnagione bianco latte con la propria scura.

Jade al contatto aprì lentamente gli occhi e per un'attimo si aspettò di vedere Adeline al suo fianco, di sentire la sua voce e il suo profumo, ma la consapevolezza la colpì atrocemente, come ogni mattina. Le strinse il cuore, soffocando quei tre secondi sospesi tra sogno e realtà.

Dangerous Teacher II OssessioneWhere stories live. Discover now