Dangerous Teacher II Ossessione

Capitolo 4

C'erano troppe porte in quel corridoio così lungo. Non sapeva più dove andare, si era proprio persa.
Notò una scritta su di una porta, unicamente su quella era scritta una parola.
Pensò fosse il proprio nome, ma non riuscì a leggerla, era come se alcune lettere stessero sbiadendo sotto al suo sguardo.
Senza soffermarcisi la aprì.

«Katherine! Ti stavamo aspettando!
Forza, vieni a cenare con noi.» sua madre la invitò a sedersi a tavola, ad una tavolata enorme, piena di cibo.
Molte persone erano sedute lì.
Alcune le conosceva, altre no, altre parevano solo volti familiari, che sarebbero potuti essere chiunque e nessuno.
Tutti però avevano una caratteristica comune, l'eleganza e l'enorme sorriso, tra un discorso e l'altro.

«Arrivo!» la rossa corse entusiasta a sedersi a capotavola.
Era l'unico posto libero, era il suo posto!
I suoi compagni di classe le sorridevano.
«Finalmente Kat! Stavo morendo di fame ad aspettarti.» le sorrise Matthew gentilmente.
«Auguri Katherine!»
«Sì, auguri!» concordarono le voci dei suoi compagni.

Era confusa, ma non le importava, non si era mai sentita così felice, così amata in vita sua.
«Ma è il mio compleanno?» chiese sbalordita.
Forse se ne era dimenticata, stava diventando sempre più sbadata. Sarà stata la vecchiaia. Un sorriso enorme posò sul suo volto.
«Certo che è il tuo compleanno!
Ma che è, ti sei fumata qualcosa prima di arrivare?» Charlotte camminò verso di lei abbracciandola.
Katherine la guardò stupefatta; era vestita come una principessa. Il vestito verde in pizzo le ricadeva lungo le gambe, scintillando sotto le luci.
«Charlotteeeee!» gridò felice.
«Ma... ma perché sei vestita così?» rise trattenendosi.

Non era buffa, era bellissima, ma di certo quell'abito era inusuale, soprattutto se paragonato agli abiti di classe degli altri invitati.
«Cioè, io cammino e tu mi chiedi perché sono vestita bene?» le urlò contro Charl, sclerando in quel suo modo che Kat amava tanto.

«Questo è per te...» sua madre le porse un pacchetto, impacchettato d'oro e decorato da fiocchetti d'argento.
«Ti voglio bene, amore. Sono così fiera di te.» quelle parole le spezzarono il petto di gioia.
Senza accorgersene scoppiò a piangere.
«Anche io ti voglio bene Mamma!» la abbracciò lasciandosi stringere forte.
«Ho fatto questo sogno orrendo, credo, dove mi odiavi, tutti mi odiavano... tranne Charlotte.» l'amica sullo sfondo ammiccò facendola ridere.

«Su su, non piangere, era solo un sogno.
Ora sei sveglia, qui, tra le mie braccia.
E poi sei mia figlia! Come potrei odiarti?
Sei stupenda, nessuno potrebbe mai odiarti, qui ti amiamo tutti.» le asciugò le lacrime sorridendo, lasciandole un bacio sulla guancia.

Era il miglior compleanno della sua vita. Katherine aveva gli occhi pieni di gioia. Annuendo felice si preparò a scartare il regalo.
«Spero ti piaccia. Auguri amore.» le accarezzò il braccio lasciandola andare.

Katherine tirò fuori uno specchio dal manico d'argento; era pieno di ghirigori e minuscole gemme colorate erano incastonate ai bordi.
Al centro, riflessa, c'era lei; sembrava più grande, più bella, aveva gli occhi affilati, indossava una corona, e aveva le orecchie... a punta?
Sullo sfondo; il cielo.

Confusa, si girò.
Rimase senza fiato mentre il suo sguardo si spezzava contro l'orizzonte viola dalle mille sfumature e la sua luce si posava sulle vette bianche delle montagne.
Kat si trovava in cima ad una di esse, sotto di lei; ruscelli, laghi e boschi infiniti.
La natura si prostrava sotto il suo sguardo e il cielo veniva accarezzato da due lune. Katherine rimase senza respiro, non aveva mai visto nulla di tanto meraviglioso.

«Devi venire con me.» Jack la prese per mano trascinandola con sé, giù in valle.
«Cos...»
Jack era vestito da cavaliere.
La sua spada brillava nell'elsa, anche lui aveva le orecchie a punta, anche lui era un elfo, proprio come lei!
«Principessa! La strega la sta cercando!
È pericoloso stare qui!
Comunque, abbiamo trovato l'oracolo!» le passò le briglie del suo unicorno bianco, corazzato in un'armatura da guerra. Anche il ragazzo ne aveva uno.