Capitolo 35

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Jade sentì un colpo al cuore, si sentì davvero morire. Gli occhi di Adeline la guardavano privi di amore. Le sue vesti nere. Il suo volto tetro rigato dalla pioggia.
«Non è vero. Sono qui» Jade allungò le braccia verso di lei sentendo il sapore salato della perdita sulle labbra.
Adeline rimase immobile a osservarla, il vento le soffiava addosso eppure i suoi capelli corvini rimanevano statici.
Mosse le labbra, ma non fu la sua voce ad uscire.

Non sei qui, tu sei morta

Lo urlò lo scorrere del fiume, del vento. Lo gridò il boato, il tuono sopra la sua testa. Come se la natura tutta fosse la corda vocale di Adeline. Come se il fiume intero non fosse altro che la sua gola.

Sei morta

Jade iniziò ad urlare disperata. Non sapendo più nemmeno lei distinguere il reale, non sapendo nemmeno più se quella fosse la realtà o la sua morte.

Morta

Tutto si fermò di nuovo. Il silenzio. La quiete.
Anche le sue stesse urla si silenziarono.
Il suo dolore pure si sospese nel vuoto.
Adeline la guardava di nuovo ma questa volta sembrava vederla davvero.
West sentì una morsa al cuore, finalmente si videro, si guardarono; Adel era stupenda, i suoi occhi scuri piangevano, erano rossi, affranti, devastati. Il vento finalmente la accarezzava spostandole le ciocche sul volto e facendo danzare le pieghe della sua gonna nera ricamata di rose.

«Liz… sono al tuo funerale. Tu sei morta… da tempo», le rivelò in singhiozzi, mentre la sua voce si piegava in un lamento penoso e gutturale. Il suo corpo magro, fragile cadde in ginocchio iniziando a piangere tanto forte da contrarsi, da urlare, grugnire e singhiozzare, da farsi venire i conati.

Il cuore di Jade si spezzò in due. Rimase senza voce mentre i suoi occhi facevano tempesta fuori dalla sua volontà.
Non poteva vedere Adeline soffrire così. Non poteva. Non poteva vedere Adeline soffrire.
Non poteva vedere Adeline soffrire così.
Non poteva. Non poteva. Non poteva.
Un lamento lungo vibrò fuori dalla sua gola, insieme alla consapevolezza di essere morta.
Era vero: quello era il suo funerale.
Lo vedeva, lo sapeva, lo ricordava: era morta.
Era morta da molto tempo.
Scoppiò in lacrime insieme alla sua amata ricordando improvvisamente come ci si sentiva ad essere in vita, realizzando improvvisamente quale vuoto immenso fosse dentro di lei, quale buco avevano creato i vermi che l'avevano divorata sotto terra mentre decomponeva.
Non avrebbe mai più provato la vita, non avrebbe mai più provato l'amore, non avrebbe mai più stretto Adel tra le sue braccia, non l'avrebbe mai più baciata. Non avrebbe mai più sentito null’altro che il nulla, che l'apatia, che l'abisso senza fine.

Un fulmine la colpì alla punta della testa con pieno panico e disperazione. Un turbine distorto di immagini nella sua mente, come se un'ombra scura le stesse strappando via i pensieri, i ricordi. Tutti. Come se la corrente la stesse svuotando di tutte le sue memorie prosciugandola nella morte, dissolvendo via la vita passata.
«No! NOO!! VOGLIO VIVERE. ADELINE! ADELINE! SCUSA! SCUSA VOGLIO VIVERE!»
I suoi ricordi sbiadivano come immagini di carta disciolte in acqua, ferocemente tentò di afferrarli con le dita. Stava morendo, cancellata nella propria identità.
La corrente la gettò bruscamente a fondo, altre
mani estranee ad afferrarla, a tirarla giù.

Era all'inferno.

Doveva essere il suo inferno. L'acqua le stava entrando nel naso, poteva sentirla. Il dolore le pugnalava lo spirito, i polmoni. Combatté per un'ultima volta tornando a galla. Cercò Adeline ancora una volta, ma la riva non c'era più. Come se non fosse mai esistita. Tossì e rigurgitò acqua e sangue.

Silenzio.

«Prof! Professoressa!» sentì una voce chiamarla, ma non riusciva a capire da dove provenisse.
«Prof West!» ancora qualcuno la stava chiamando. Si sentì come strappare via da un sogno, da un altro universo.
Improvvisamente ricordò. Era… Katherine?
Valentine sbucò fuori dalla sua memoria lontana anni luce.
«Professoressa West!?»

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