Capitolo 36

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Jade rimase pietrificata con l'asciugamano con cui si era asciugata il volto in mano, incredula nel sentire la sua alunna parlare così. Sentì battere, sentì un uragano colpire e le grida farsi graffiate, gutturali. Un corpo così piccolo non poteva battere alla porta con così tanta veemenza senza farsi del male.
Per un attimo dimenticò tutto, dimenticò l'incubo, le proprie condizioni e seguì solo l'istinto: si precipitò alla maniglia, e senza curarsi della furia che l'aspettava dall'altro lato, la aprì. Katherine le cadde addosso ancora urlante e con i pugni alzati, gli occhi rossi.

La ragazzina non capiva cosa stesse succedendo, perché il suo volto era bagnato dalle lacrime? Perché il suo corpo continuava a muoversi violento fuori dal suo controllo? Perché le sue emozioni esplodevano fuori dalla sua consapevolezza mentre lei passiva si vedeva da fuori, spettatrice di se stessa? Spezzata in due. Metà della sua coscienza la guardava perplessa, mentre l'altra metà bruciava di un'energia disumana, che né l'agitazione del suo corpo né le sue lacrime potevano sfogare.
«Perché cazzo devi fare così?!», continuò a colpire alla cieca, tra i singhiozzi, la sua voce bassa sembrava venire da un altro mondo, sembrava posseduta. Questo pensava mentre Jade governata da istinti maggiori la prendeva al volo, la stringeva a sé. La soffocava, soffocava la sua esplosione facendola infuriare di più; pianse più forte.
«Lasciami, lasciami!» Valentine scuoteva il mondo, il suo corpo vibrava verso tutte le parti, sembrava attraversare la sua stretta e diffondersi in un’esplosione violenta come quella di una stella o di un buco nero.

Quella era tutta la rabbia che meritava di ricevere; l'avrebbe ricevuta, non l'avrebbe lasciata andare, l'avrebbe contenuta. Non avrebbe lasciato Kat da sola con tutto quel dolore. Almeno in quel momento se ne sarebbe fatta una responsabilità. La strinse più forte, la strinse più forte che poté e più la stringeva più le sembrava piccola, più rimpiccioliva, più le sembrava una bambina.
La ragazza fece forza ma le sue braccia magre non potevano vincere contro quelle muscolose dell'adulta.
«Devi smetterla!» gridò con tutta la forza che aveva nei polmoni contro l'insegnante, contro se stessa, contro nessuno, divorata dal nervosismo, con le lacrime che le riempivano gli occhi, che le rigavano le guance. Fece forza per liberarsi dalla stretta che si opponeva a tutta la sua rabbia, alla sua devastazione, a tutto quell’odio che segretamente cresceva nelle sue interiora, ma più si opponeva più emanava distruzione, più si sentiva inglobare, come se il corpo di Jade fosse diventato la terra, l'oceano, un punto saldo.
L'insegnante la abbracciava come non era mai stata capace di fare con se stessa.
«Hai ragione. Hai ragione. Devo smetterla. Va bene, va tutto bene…» bisbigliò alla rossa, bisbigliò a se stessa, costringendo Katherine tremante e singhiozzante al suo petto a fermarsi, a sentire che c'era lei, che c'era davvero, che avrebbe lottato contro tutto il suo malessere per starle vicino.

Quando tutta quella frustrazione non poteva più uscire dalla sua carne, dai suoi muscoli, allora implose nel suo petto. La strinse più forte mentre Katherine si scioglieva tra le sue braccia, si lasciava andare, scivolando al suo petto, lasciandosi andare con tutto il proprio peso, aggrappandosi disperatamente a lei. West sentì una morsa al cuore, quelle della rossa non erano solo lacrime, no. Le conosceva quelle lacrime, quelle sputate fuori nella realtà con rabbia, con disprezzo, quelle fatte per esasperazione, per stanchezza.
‘Ti capisco Kat, perdonami. Ti prego perdonami. È colpa mia, ti tengo io’ e per la prima volta in vita sua, la capiva davvero. Per la prima volta in vita sua poteva empatizzare. Katherine era diventata come lei; un animale selvatico e rabbioso. Uno che non sapeva gestire la propria aggressività che ne perdeva il controllo alla prima minaccia. L'aveva rovinata lei. Era il ciclo di morte che si ripeteva, aveva dato rabbia e la rabbia come un parassita l'aveva infettata, ma Katherine era meglio di lei, Kat sarebbe guarita e non avrebbe mai fatto del male a qualcuno. Non sarebbe diventata marcia, avrebbe fatto il possibile per evitarglielo.

Dangerous Teacher II OssessioneWhere stories live. Discover now