Capitolo 14

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Katherine dopo i vari accertamenti era stata dimessa.
Sarebbe potuta tornare a scuola direttamente il giorno dopo, ma aveva approfittato dell'invito dei cugini al lago per passare il fine settimana lontano da tutti, e rilassarsi per davvero.

La rossa guardò l'acqua del lago, visibile dal balcone di camera sua.
Scintillava colpita dal bel tempo. Il cielo blu la gratificava, accarezzato da piccole nuvole bianche, i raggi del sole le sfioravano il volto teneramente curando le ferite del suo animo. Per quanto vivere potesse far schifo, sicuramente ne valeva la pena per quello spettacolo. Sorrise serena, lasciando che l'aria pulita dei boschi le entrasse nello spirito.

Non pensava a niente, un niente calmo e dolce, non frustrato e pesante. Un niente che cullava i pensieri e placava le sue preoccupazioni.

Kat sentì un tonfo provenire dalla propria stanza, senza allarmarsi rientrò per controllare.

Rimanendo immobile all'uscio si diede un attimo per contemplare quello spettacolo, con un sorriso malinconico e divertito sul volto; le era mancato tutto quello.

Sua cugina, Grace, in piedi sul letto sembrava intenta a scrivere qualcosa su un assorbente attaccato alla parete, con tanta spontaneità da far sembrare stesse appendendo un quadro.
Mentre suo cugino, detto Cisco, girava per la stanza a braccia aperte, in una danza unica, continuando a cantare «I'm a bananaaa, i'm a bananaaaaa!» sopra la canzone stessa che assordante usciva dal suo telefono.

Tutto nella norma. Una delle classiche, normali giornate tra cugini, ma quanto gli erano mancati? Sorrise, pensando a quanto volesse bene a quei due scoppiati.

Kat si avvicinò al letto, evitando la trottola spastica Cisco, che grazie a qualche rito satanico stava entrando in profonda metamorfosi con la canzone, dando l'impressione di potersi trasformare in una banana da un momento all'altro.
«Toh!» esclamò la ragazza soddisfatta, allontanando il pennarello dall'assorbente attaccato alla carta da parati.

Katherine diede un'occhiata divertita; la scritta fucsia fluo «Vivi e lascia vivere -Ghandi» non poté che strapparle una risata.
Oltre ad essere sicura non si trattasse proprio di una citazione di Gandhi, non resistette alla magnificenza di quel assorbente diventato tela per un'opera d'arte.
Chiunque altro avesse visto quella scena, li avrebbe internati, invece Kat non riusciva a smettere di ridere davanti a tanto no sense.
I suoi cugini riuscivano sempre a farla ridere, portandola in un mondo migliore, pieno di disagio.
«Classici lavori di manutenzione» le spiegò Grace sorridendo alla vista del suo sorriso.
Cisco continuava a trotterellare in giro, cantando sempre più forte: «Look at me moooove! Banana poweeeer, Banana poweeeer!»
Le due cugine si guardarono. Guardarono l'uomo banana. Si guardarono di nuovo, per poi piegarsi dal ridere fino alle lacrime. Anche il ragazzo non poté resistere e finí travolto dalle risate, fermando il proprio balletto per andare a ridere con loro.

Era da tanto che Valentine non rideva così forte. Adorava quei due.

Cisco aveva diciassette anni, un anno in meno di lei. Non aveva mai conosciuto un ragazzo come lui, non esisteva una categoria dove infilarlo. Sembrava un bambino enorme, una patata, uno spirito guida. Aveva dei capelli assurdi che parevano sintetici, come quelli dei bambolotti, li portava sempre corti e comunque li mettesse gli davano quella classica aria da ragazzo per bene. Kat adorava estremamente il suo naso all'insù, a patata, era sicura fosse il fulcro dei suoi poteri magici.
Sia lui che Grace avevano gli occhi castani, simili ai suoi, anche se quelli della cugina sfumavano sul verde.

In quel momento il ragazzo indossava una tuta da ginnastica che aveva trovato per caso nell'armadio di una delle camere dimenticate nella vecchia casa al lago.
Era una tuta a due pezzi; pantaloni e felpa con la zip. Ciò che la rendeva particolare era il colore interamente giallo; sembrava davvero una banana gigante.

Dangerous Teacher II OssessioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora