Capitolo 16

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Katherine entrò a scuola da sola e silenziosa proprio come ogni mattina, con le cuffiette nelle orecchie e la musica a massimo volume.
Passo dopo passo, si avvicinava con pungente curiosità  alla propria classe.
L'aula era la stessa, così le aveva spiegato West, in compenso avrebbe avuto nuovi compagni. Si chiese se fosse una cosa positiva o negativa. In ogni caso peggio di prima non poteva essere.

Un brivido di agitazione si arrampicò lungo la sua spina dorsale, come una piccola creatura che le pesava sulla schiena. Proseguì dentro le proprie vans rosse, noncurante del respiro dei mostri che le solleticava l'orecchio.

Non si stupì nel vedere i ragazzi delle altre classi osservarla curiosi. Lo aveva previsto; si tiravano gomitate tra loro, sussurrando chissà quale leggenda che ora portava il suo nome, chissà quale nomignolo che sarebbe diventato la sua nuova popolare identità.
In altre circostanze Kat avrebbe abbassato lo sguardo ed accelerato, sentendosi morire dentro, soffocata, torturata dai propri demoni.
Invece per la prima volta rallentó, sentendosi inesistente, come un fantasma lasciò che il proprio sguardo vuoto studiasse i volti ingenui dei compagni.

Cosa potevano saperne loro della vita e della morte?
Quando percepirono il suo sguardo insistente si girarono, fingendo di parlare di altro.
Provò quasi pena nel passarli.
Così la sua agitazione morì lì, cadendo al suolo dalla sua spalla.
Il nulla l'aveva risucchiata, non aveva paura; non aveva più niente da perdere.
Era la prima volta in vita sua che Katherine non aveva paura di entrare in classe, di affrontare gli sguardi e le voci. D'altronde si sentiva come se non fosse davvero lì, come se non stessero guardando lei, come se non fosse lei quella ragazza; quella ragazza minuta, nascosta nella felpa verde scuro, enorme, a coprirle le forme e le fasciature.
I capelli rossi le erano cresciuti fin sotto le spalle, non aveva avuto tempo per tagliarli. Solitamente non li portava mai tanto lunghi.

Lesse il nome della propria classe sul muro, suonò sconosciuto persino alle sue orecchie: 3ªA. Mosse le labbra a ripeterlo ai propri pensieri, cercando un briciolo di familiarità, senza far uscire un suono dalla propria voce.
Tutto le pareva diverso.

La prigione fatta di risate e prese in giro tra un banco e l'altro, si era trasformata in ciò che era: una triste fredda classe, in una triste fredda scuola piena di tristi e insulsi studenti. A guardarla da fuori quella struttura non aveva motivo di farle paura, al massimo poteva farle cadere i coglioni.

Entrò, senza pensarci. Il silenzio soffocó qualsiasi discorso in classe.
Tutti si girarono verso di lei, osservandola sorpresi, come se fosse stata un fantasma, come il fantasma che sentiva di essere. L'aria di meraviglia e paura che circondava i suoi compagni era tangibile, leggibile sui loro volti.

Katherine rimase immobile all'uscio, immune a quella pesantezza. Ignoró i mille sguardi su di lei, alla ricerca di un banco libero.

Notò facce nuove e facce vecchie, tutte la guardavano sbalordite. Quelle che la conoscevano scolorirono, si macchiarono di latte impallidendo per il terrore, ma lei le passò tutte guardandoci attraverso, alla ricerca del proprio nuovo banco.

Quando Valentine puntò al posto che aveva scelto, quell'incantesimo statico si spezzò; la  classe tornò al chiacchiericcio intenso ma sussurrato, per rispetto o timore dalla sua presenza.
Katherine si sedette al primo banco vicino alla finestra; era in prima fila, solitamente preferiva stare nell'ultima. Non era da Kat, ma in fondo chi era ora Kat? E cosa importava?

Fuori il cielo grigio pareva inesistente come lei. Stranamente la rassicurava quel bianco sporco. A breve avrebbe piovuto ci scommetteva.

Con ancora gli occhi curiosi di tutti ad osservarla sistemó le proprie cose, togliendosi con cautela le cuffiette e riponendole nella tasca larga della sua felpa preferita. Ora poteva sentire meglio il suo nome impastarsi sotto le lingue altrui. Si stupì di non sentirsi piccola e ferita, si stupì di non sentirsi, e infine ne fu grata.
"Ka-the-rine." veniva masticato tra le labbra altrui, ma Katherine non era lì. Era come sentire il nome di qualcun altro, era come vivere la vita di qualcun altro. Quell'idea l'avrebbe terrorizzata, se non fosse stato meglio così.

Dangerous Teacher II OssessioneDonde viven las historias. Descúbrelo ahora