Capitolo 31

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In quel momento, Violet sentì una mescolanza di emozioni contrastanti. La rabbia, il dolore e il desiderio si fusero insieme in un vortice caotico dentro di lei. Era consapevole della natura malata della loro relazione, ma c'era ancora una parte di lei che era attratta dal pericolo, che desiderava l'eccitazione proibita che solo Jade poteva offrirle.
Le lacrime scorrevano silenziosamente lungo le sue guance mentre la sua mente lottava contro se stessa. In quel momento di vulnerabilità, Violet provò un brivido che la folgorò da capo a piedi. Rivide e percepì tutte le notti passate sul pavimento di casa sua, a vomitare le proprie interiora fino allo sfinimento. Il solo ricordo le diede la nausea e le strinse lo stomaco. Così mentre West cercava di eccitarla Violet spinta da un'autoconservazione istintiva, da un rifiuto fisico violento si alzò di scatto e corse in bagno. Chiuse la porta alle proprie spalle prima di alzare la tavoletta e lasciare andare il conato vuoto che aveva trattenuto.

West si alzò dal divano. Non aveva voglia di rincorrere la propria preda. Odiava l'insensatezza di Violet, era pazza come un cavallo. Certo, rendeva il gioco più interessante quando aveva i suoi momenti di imprevedibilità. La seguì in corridoio e davanti alla porta chiusa sentì i suoi conati.
«Disgustoso», commentó tra sé e sé scocciata. Ci mancava che fosse malata e la contagiasse con qualche influenza. Aveva proprio distrutto il momento; come sempre era patetica. Vomitare in un momento del genere era ridicolo e rivoltante.
«Tutto bene?», si finse interessata alla sua salute, ma dato che aveva bevuto troppo e che le stava venendo la nausea se ne andò in sala a sdraiarsi sul divano senza aspettare una risposta. Sperò che Erika non le sporcasse il bagno e che non morisse lì. Non aveva manco bevuto del vino, il suo bicchiere era pieno. Quella giornata era una merda. Violet le aveva fatto venire voglia dandole un assaggio e poi aveva rovinato tutto aumentando la sua frustrazione. Si chiese come stesse andando la giornata di Katherine con la terapeuta, sicuramente meglio della sua. Si chiese anche come stesse Dayana, probabilmente anche lei stava in seduta, come psicoterapeuta.

Violet vomitò il nulla, con lo stomaco vuoto gli acidi le bruciarono la gola. Riprovò quell'assaggio del suo dolore; romanticizzare tutta quella sofferenza diventava ben più impossibile stando aggrappata al cesso, con tutte le interiora che pulsavano e si contraevano con forza. A ogni scarica veniva prosciugata della poca energia vitale rimasta. Il dolore intenso, tutto il suo corpo tremava spremendosi, ogni organo dentro di lei si stringeva dolorosamente, nel disperato bisogno di buttare fuori tutto quel dolore fantasma rimasto nel suo stomaco. Una scarica, poi un'altra, tanto impegnative da riempirle gli occhi di lacrime e la testa di flashback.
Se la sua mente non riusciva a ribellarsi al potere di West, il suo corpo lo stava facendo benissimo, la stava costringendo ad affrontare la realtà, a ricordare la sofferenza delle conseguenze, a fare la cosa giusta. Violet sorrise provata, rassicurata dal suo istinto di sopravvivenza. Almeno una piccola parte di lei si voleva abbastanza bene da costringerla a salvarsi.

Si obbligò a respirare, a fare respiri profondi. A calmarsi. Stese le gambe sul pavimento freddo. Si sciacquò la bocca al bidet e bagnò la fronte con l'acqua gelida. Era stanca, era troppo stanca per tutto quello. Allora si mise ad immaginare, a fantasticare il coraggio che avrebbe voluto avere: la scintilla che la faceva alzare, che muoveva le sue gambe fino a West, che le muoveva la lingua e si imponeva tagliente, che con fierezza spostava i suoi passi fuori di lì. Sognó il proprio meritato finale e nell'enfasi di costruirlo lo trovò.
Violet si alzò in piedi, si sciacquò il volto rivedendo l'ombra di ciò che era stata. Il suo riflesso era spaventoso, come se non le appartenesse, emanava una tristezza insopportabile. Non ce la faceva più. Non ne valeva la pena, non poteva più gestire un dolore del genere, non aveva più l'età per resistere fisicamente a un peso emotivo di quel tipo, e in quel momento le fu chiaro. In quell'istante nessuna parte di lei ebbe alcun dubbio: non era una situazione accettabile.
Senza pensare a nulla tornò in salotto trovando West che si stava versando dell'altro vino. In quel momento capì che nemmeno lei stava tanto bene, ma non se ne fece un problema.
«Violet, stai meglio? Sei malata, perché non torni a casa?», la notó.

Dangerous Teacher II OssessioneWhere stories live. Discover now