X. Strappo

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Quello trascorso nel lontano 2006 sarebbe stato il primo ed ultimo San Valentino che festeggiai con Ran.

Nei giorni immediatamente successivi al nostro rientro a casa notai che il ragazzo era diventato parecchio distante. O meglio, continuava a dedicarmi attenzioni, ma era palese che avesse altri pensieri non indifferenti per la testa. Me ne accorsi dal suo modo di salutarmi ogni volta che mi accompagnava a casa dopo la scuola: era troppo frettoloso, come se dovesse allontanarsi subito e non potesse perdere nemmeno un secondo di più, nonostante mi promettesse che ci saremmo rivisiti il pomeriggio successivo. Ovviamente cercai di chiedergli cosa non andasse, se ci fosse qualcosa che lo assillasse, ma ogni volta non ottenevo nessuna risposta esaustiva e venivo liquidata quasi immediatamente.

Arrivai a supporre che, qualunque cosa stesse affrontando Ran in quel momento, potesse riguardare quel mondo della delinquenza da cui cercava di tenermi il più lontana possibile e che, se avessi insistito e persistito nel chiedergli spiegazioni, avremmo rischiato di andare in rotta di collisione.

Di fatto, proprio questo sarebbe accaduto il 21 febbraio 2006. Ma procediamo con ordine.

Il problema sorse più o meno a metà di quella settimana tra la nostra vacanza e il giorno in cui avremmo raggiunto il punto di rottura, quando uscii da scuola dopo le lezioni. La sera prima il ragazzo mi aveva informata che non ci saremmo potuti vedere a causa di un suo impegno non derogabile, ma decisi di non domandargli quale esso fosse sapendo che non avrei ricevuto risposta. Tuttavia, non avrei mai immaginato che fuori dal cancello del mio istituto avrei trovato quel tale che tanto mi aveva terrorizzata pochi mesi prima e avrei voluto che Ran fosse lì, in quel momento, per difendermi come già aveva fatto.

Salutai le mie amiche poco prima di superare il perimetro della mia scuola e decisi di camminare a passo spedito verso casa, guardando solo avanti e senza mai voltarmi, quando dopo pochi metri sentii qualcuno afferrarmi per la spalla.

-È un piacere rivederti, Reiko.- disse la persona dietro di me sogghignando.

Non risposi, immobilizzata da tanto avevo paura nonostante sapessi che avrei dovuto correre e allontanarmi al più presto da lì.

-Non ti hanno insegnato l'educazione a casa? Di solito, quando qualcuno saluta, bisogna ricambiare.-

-Lasciami andare immediatamente.- risposi con un filo di voce, temendo che la situazione potesse precipitare da un momento all'altro.

-Perché stai tremando? Non è di me che dovresti avere paura.- esordì il mio interlocutore, per poi girarmi intorno e fermarsi direttamente davanti a me.

-Voglio solo andare a casa, per favore.- risposi cercando di aggirarlo, ma fallendo miseramente nel tentativo.

-Peccato, avevo anche pensato di proporti un pomeriggio molto interessante con il sottoscritto.-

-Non ho intenzione di passare nemmeno un minuto respirando la tua stessa aria, Hanma.-

-Allora ti ricordi il mio nome! Sono lusingato, davvero.-

Approfittando di un suo momento di distrazione, mentre era tutto compiaciuto, cercai di afferrare il telefono dalla tasca e di chiamare Ran, ma prima ancora che potessi far qualcosa il ragazzo di fronte a me afferrò il mio polso.

-Ah ah ah, così giochi sporco. In ogni caso, non penso che il tuo amato risponderà ad una tua chiamata oggi.-

-Paventi tanta sicurezza, ma l'ultima volta mi pare che sia andata diversamente.- risposi, cercando di celare la mia paura dietro una facciata di sicurezza e gettando un'occhiata nei dintorni nella speranza che qualcuno potesse accorgersi di noi ed intervenire.

Snuff (Ran Haitani FF)Where stories live. Discover now