Atto finale - Scena quinta

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Il regime di stretta sorveglianza di Kakucho fu meno opprimente di quanto pensassi. Di fatto, accompagnava me e mio fratello ogni volta che dovevamo svolgere un incarico e non ci perdeva mai di vista, continuando ad assolvere al suo compito anche quando di notte facevamo ritorno al quartier generale e doveva assicurarsi che non fuggissimo col favore del buio.

Non fu la presenza del numero tre della Bonten a disturbarmi in quei giorni quanto, invece, il fatto che ancora non fosse stata presa fin da subito una decisione in merito alla situazione di Reiko: se non fosse stato per il fatto che mio fratello stesse rischiando la vita, non avrei esitato a fuggire immediatamente per trovarla e uccidere quel bastardo di Hanma. Tuttavia, andarmene di nascosto avrebbe significato morte certa per Rindou, per me e, molto probabilmente, anche per la stessa ragazza che avrebbe finito per trovarsi in balia dei peggio criminali di Tokyo, sola e indifesa.

Dunque sopportai pazientemente tutto quanto, sia il lento scorrere del tempo da quando io e mio fratello fummo affidati a Kakucho, sia le battutine di Sanzu sulla nostra situazione e su Reiko che, se non fosse stato per il mio grande autocontrollo, non mi avrebbero fatto esitare ad ucciderlo seduta stante. Rimasi in silenzio ogni volta che Mickey contattava me e gli altri esecutori affidandoci nuovi compiti, ma non accennava nulla riguardo quanto successo in quella fatidica riunione, onde evitare che qualche mia domanda troppo incalzante potesse farlo innervosire ulteriormente.

Feci buon viso a cattivo gioco, comportandomi in maniera impassibile sul lavoro e passando le ore della notte in preda alla frustrazione e piangendo dalla rabbia, perché in quel momento non potevo fare niente ed ero impotente davanti a tutta la crudeltà di cui Reiko fu probabilmente vittima giorno dopo giorno. Se solo non fossi stato costretto a mostrare quel filmato davanti a tutti, sarei andato subito a cercarla anche a costo di dover girare tutta la città, invece mi trovavo in un limbo, impossibilitato a fare anche solo la minima mossa sbagliata. Riuscii a resistere fin troppo a lungo in quello stato, finché anche il mio limite non fu superato.

*

Erano passati sette giorni dalla visione di quella videocassetta e, esattamente come allora, tutti i membri più importanti della Bonten si erano riuniti per discutere la situazione attuale.

Presi posto tra Kakucho e Mochi, trovandomi esattamente mio fratello di fronte e, alla sua sinistra, Sanzu. Inutile dire che alternava momenti in cui mi guardava di traverso ad altri in cui si permetteva di esprimere liberi giudizi su quanto successo nell'ultimo incontro avvenuto in quella stessa sala, mettendo a dura prova la mia pazienza. Speravo soltanto che quella riunione portasse a qualche sviluppo positivo o, quanto meno, venisse presa una decisione.

-Buongiorno, capo!- dicemmo noi tutti raccolti intorno al tavolo quando Mickey fece il suo ingresso.

Dopo che si fu seduto iniziò a porre le domande di prassi: chiese a Koko l'andamento della nostra condizione finanziaria, interrogò il suo secondo sull'eliminazione degli obiettivi di quella settimana e chiese ad ognuno di noi un report sulle attività degli ultimi giorni.

Passò quasi un'ora e, dopo aver riportato tutte le informazioni richieste dal boss, quest'ultimo parlò: -Bene, potete andare.-

Non so cosa mi prese in quel momento, ma non obbedii: mentre tutte le persone intorno a me si stavano alzando, rimasi seduto stringendo i pugni e guardando davanti a me. Fu così che, come mai era successo prima, attirai l'attenzione di Mickey, che mi guardò torvo e con aria seccata mi chiese: -Devi dirmi qualcosa, Ran?-

-Non è stato detto nulla di Reiko.- risposi con decisione volgendo lo sguardo verso il mio interlocutore.

-Ehi, come osi rivolgerti così al capo!- esordì il numero due della Bonten che fece per avvicinarsi a me, finché il biondo non lo fermò con un cenno della mano.

Snuff (Ran Haitani FF)Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt