Atto finale - Scena settima

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Non so da quanto tempo fossi lì. Ricordo solo che, dopo aver ricevuto quel colpo in testa, mi ero risvegliata già legata a questo pilone e qualcuno mi aveva svestita lasciandomi con i soli indumenti intimi. Ero terrorizzata quando vidi un uomo in giaccia e cravatta avvicinarsi a me e lo fui ancora di più quando riconobbi i tatuaggi che portava sui dorsi delle mani.

Mi chiedevo cosa ancora volesse da me Hanma a distanza di dieci anni dall'ultima volta che avevo avuto a che fare con lui, ma non ebbi mai alcuna risposta a riguardo. Semmai, l'unica cosa che ricevetti fu un carico di percosse, ferite e quanto di peggio un uomo potesse infliggere ad una donna. A un certo punto mi domandai se quanto stavo vivendo non fosse una sorta di punizione che l'universo voleva darmi per essermi comportata male con Ran e averlo fatto soffrire così tanto immeritatamente in passato, ma nulla avrebbe mai potuto giustificare la cattiveria che stavo subendo né il divertimento sfrenato e il godimento del proprio autore.

Ogni giorno era quasi sempre la stessa routine che si ripeteva e mi trovavo sempre, per l'ennesima volta, vittima del mio aguzzino. Se non fosse stato per l'alternarsi di ore di luce ed ore di buio avrei perso del tutto anche la cognizione del tempo. Dopo due settimane sperai di morire per poter trovare la pace o, per lo meno, una tregua a tutto quel male e forse mi sarei anche lasciata andare se non fosse successo quel fatto.

Quando Hanma, un giorno, era entrato nel capannone dove mi trovavo munito di cinepresa intuii cosa avrebbe fatto e ne ebbi conferma appena fece il nome di Ran. Sarei ipocrita se dicessi che non volevo essere salvata e portata via il prima possibile da lì, ma allo stesso tempo temevo per l'incolumità del maggiore degli Haitani e quello che sarebbe potuto accadere se fosse venuto lì. Non avrei mai potuto perdonarmi che fosse stato ucciso da quel bastardo per colpa mia e, soprattutto, mi domandavo se sarebbe valsa la pena di aver salva la vita a quel prezzo.

Una settimana dopo la registrazione del filmato avevo quasi perso la speranza di uscire da quell'inferno e dentro di me ero tutto sommato felice del fatto che Ran stesse bene e fosse al sicuro. O almeno, così credevo.

-Reiko-chan, stai dormendo?-

Era ormai notte fonda e, per quanto possibile data la posizione in cui mi trovavo, avevo provato a chiudere gli occhi nella speranza di trovare un po' di pace almeno nel sonno. Tuttavia, quelle parole quasi sussurrate e un successivo colpo secco alla nuca mi risvegliarono e mi fecero spalancare gli occhi.

-Buongiorno principessa.-

Non risposi. D'altronde, non avevo modo di poter pronunciare alcuna parola e il massimo che potevo fare era fissare il mio interlocutore ed esprimere almeno con lo sguardo tutto l'odio e il disprezzo che provavo per lui.

-È passata una settimana dalla consegna del pacco e della tua collanina. Che dici? Il tuo amato verrà o sarà stato fatto fuori prima dal suo capo?-

Non potei nemmeno formulare mentalmente una risposta che, all'improvviso, sentii il rumore appena attenuato di spari continui, accompagnato alle urla di una moltitudine di uomini, forse gli stessi tirapiedi di Hanma.

Proprio quest'ultimo, prendendo consapevolezza di cosa stesse succedendo, si volse nella mia direzione e fece un sorriso a trentadue denti, come se fosse giunto il momento da lui tanto atteso.

-Abbiamo ospiti, Reiko-chan.-

"Ran...". Fu quello che pensai quando vidi il mio aguzzino intento a caricare la pistola e mettersi, come se stesse per ricevere una visita importante.

*

-È stato più semplice del previsto.-

Per quanto mi seccasse ammetterlo, la scelta di Mickey di assegnare questa missione anche a Sanzu si è rivelata saggia: in poco tempo, pur essendo da solo, era riuscito a far fuori praticamente tutti gli uomini messi da Hanma a controllare l'ingresso del capannone.

Snuff (Ran Haitani FF)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora