Nelle stelle ☀️

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» 𝘘𝘶𝘦𝘴𝘵𝘢 𝘴𝘵𝘰𝘳𝘪𝘢 𝘱𝘢𝘳𝘵𝘦𝘤𝘪𝘱𝘢 𝘢𝘭 𝘞𝘳𝘪𝘵𝘰𝘣𝘦𝘳 𝘥𝘪 𝘍𝘢𝘯𝘸𝘳𝘪𝘵𝘦𝘳.𝘪𝘵
» Prompt: Erede (pumpBLANK)

«Hakuna Matata... Hakuna Matata... Hakuna... senza pensieri... senza pensieri... nessun pensiero, non devo preoccuparmi, senza... pensieri», Cheka sospirò, arrendendosi all'evidenza che per quella sera il mantra non poteva proprio essere attuato. La testa non voleva saperne nulla di rimanere vuota e leggera e si riempiva di quello che gli era stato detto nella mattina. Quando era piccolo voleva davvero un sacco di bene allo zio Leona, poi c'è stata la morte di suo padre e la fuga, con il senso di colpa di esserne stato lui la causa, e aveva perso ogni legame con la sua famiglia e con il passato. Ma ora erano tornati a tormentarlo e davvero non sapeva che fare. Guardò i suoi due amici ronfare beati, mentre lui non riusciva a chiudere occhio. Era cresciuto con loro, gli avevano insegnato tanto ed era felice di vivere con il motto del "Senza Pensieri", però per quella sera non riusciva proprio a liberare la mente, a non pensarci.

Si alzò dallo scomodo letto e si allontanò verso la pozza d'acqua vicino a dove stavano. Ricordava che le prime notti lontano dal palazzo, quando non riusciva a dormire perché l'ammasso di assi e imbottitura era scomodo, lui andava sempre lì, ad abbeverarsi, e spesso, nascosto dal fogliame, piangeva per la morte di suo padre o per la mancanza di casa e di sua madre, sentendo un forte senso di solitudine. All'inizio era stato così difficile, non riusciva a credere di aver davvero accantonato tutto e di essersi rifiutato di ricordare.

«Cheka, devi tornare a casa, il regno ha bisogno di te! Nelle mani di Leona sta morendo!», gli aveva detto quella che fin da piccoli gli era stata assegnata come promessa sposa e di cui, ora, per assurdo, si era innamorato. Era diventata così bella e forte e ingenuamente aveva pensato che poteva sposarsela lì e potevano vivere felici, lontano dai problemi. Ma lei l'aveva cercato solo per riportarlo indietro e, anche se erano stati bene, al suo rifiuto è andata via. Non sapeva davvero che fare.

Arrivò alla fonte e si sedette per terra. I lunghi e selvaggi capelli rossi gli finirono sugli occhi, mentre teneva la testa bassa, specchiandosi sulla superfice che rifletteva le stelle in cielo. Aveva davvero una brutta faccia, a stento si riconosceva, aveva proprio bisogno di darsi una sistemata e chiarirsi le idee. Calò una mano nell'acqua fresca e se la buttò sul viso, per poi passarsele entrambe nella criniera, dandole una forma decente. Abbassando di nuovo la testa, con l'intento di prendere un altro po' d'acqua per berne, si bloccò: non si era mai fermato a lungo a guardarsi, ma somigliava così tanto a suo padre adesso. Era passato troppo tempo da quando non c'era più, credeva che la sua immagine non la ricordasse bene, eppure adesso nel riflesso non vedeva più Cheka, ma Farena. Il dolore della perdita e l'allontanamento da casa l'aveva portato a dimenticare sia lui che sé stesso e solo ora, guardando nella fonte, fissando i suoi occhi, sentiva che doveva ritrovarsi.

«Cheka, guarda le stelle», gli disse, quando lui era piccolo, suo padre, «i grandi Re del passato ci guardano da lassù. Perciò quando ti senti solo ricordati che loro sono sempre lì per guidarti. E ci sarò anch'io.»

Quando glielo disse non capì l'importanza delle parole, trovava solo la faccenda entusiasmante e credette che le stelle potessero essere solo dei compagni di giochi. Adesso, invece, finalmente capiva: lui era il solo e unico erede di Sunset Savanna ed era giunto il momento di prendere il suo posto nel cerchio della vita. Gli faceva paura l'idea di affrontare suo zio, ma lui era l'unico che poteva risollevare le sorti del Regno. Il passato poteva anche fargli ancora male, ma sentiva di essere pronto per affrontarlo, portandosi dietro le lezioni che gli erano state date.

Guardò verso il cielo, alla ricerca di quella stella che era suo padre e quando individuò una, più luminosa delle altre, un forte vento si levò, soffiandogli fra i capelli.

«Sono pronto, padre. Seguirò i tuoi insegnamenti e sarò il Re che sono sempre stato destinato ad essere», mormorò, certo che lo stesse sentendo. Un crescente sorriso si fece largo sulle labbra, felice di aver capito cosa doveva fare. Si rivolse verso la casa sgangherata dove aveva vissuto gli ultimi anni e decise di lasciare un veloce messaggio di spiegazioni ai suoi amici, prima di abbandonare la dimora di corsa, con l'intento di raggiungere il palazzo il prima possibile. «Sto tornando a casa».

Love Me (Twisted Wonderland x Reader)Where stories live. Discover now