1: Saint-Adeline-sur-mer/ in viaggio

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Il corpo era stato trovato quella mattina. L'uomo biondo dai capelli lunghi aveva fatto le valigie e l'uomo biondo dai capelli corti lo aveva imitato, raggiungendolo.

Il primo uomo non era interamente biondo, aveva giusto quattro dita di ricrescita che sfumava in tre viola diversi, i ricci che gli accarezzavano il collo e le spalle. Gli occhi erano grigi e la pelle abbronzata e lentigginosa sul naso e sulle gote, sulle clavicole e sulle spalle.

L'altro uomo era biondo miele, i capelli rasati ai lati tranne un ciuffo riccio di morbide onde che gli accarezzava la fronte, gli occhi azzurri e grigio chiaro. Aveva le spalle più larghe nonostante fosse il più piccolo, ed era più possente. Le lentiggini erano visibili solo d'estate.

<Ve ne state andando?> chiese una vocina flebile. Il primo uomo sgranò leggermente gli occhi e al secondo cadde la valigia mezza aperta di mano.
<Torneremo presto, Margie.> mormorò il primo abbassando lo sguardo. Il secondo annuì arrossendo appena. <Torneremo prima che potremo, Margie, te lo assicuro.> asserì, aprendo leggermente le braccia. La ragazzina gli avvolse il torace con le braccia e si nascose lì. <Me lo promettete?>
I due fratelli annuirono simultaneamente. Marge si scostò leggermente dal petto del secondo uomo, le guance rigate di lacrime. <Siete sicuri?>
Il primo uomo annuì asciugandole il viso con le maniche. <Torneremo.> le promise. Lei annuì salutando i fratelli con le mani affondate nelle maniche del maglione.
<Maddie,> chiamò poi, tirando il giubbino del secondo uomo, <Io e mamma faremo i biscotti che vi piacciono tanto.>
I due sorrisero e Madoka le accarezzò i capelli. <Grazie, sorellina. Saranno buonissimi.>
Marge sorrise annuendo, accarezzando la spalla del più grande dei due. <Vi aspetterò.>
Quello annuì appena. <Grazie.>

Uscirono nel buio della sera. Saint-Adeline-sur-mer era una cittadella silenziosa e calma, un paradiso per alcuni ed una prigione per altri. Uno sconosciuto paesino della Normandia con le colline da una parte e il mare dall'altra.

Madoka sospirò. <Vieni o no?>
Il fratello maggiore sospirò, girato di schiena. Fissava la porta chiusa di casa dalla quale filtravano ancora spiragli di luce, mentre il suono delle onde cullava la notte.
<Arrivo.> replicò abbassando il capo ed infilando le mani in tasca. Si girò con cautela, la neve che crepitava sotto gli anfibi di pelle, l'erba pallida che ancora faticava a raggiungere la pallida luce di quelle giornate. <Torneremo.> ripeté, a sé stesso e al fratello. Gli rivolse un'occhiata di sbieco. <Va' alla macchina, Mads, ti raggiungo.>
Rimase un po' a fissare il vuoto, l'oscurità dove la mattina avrebbe poi rivelato il mare. Il freddo gli entrava nel maglione, il fiato gli si condensò in una nuvoletta bianca che gli aleggiò per un po' sul viso. Le stampelle sfregarono contro l'erba spostando la neve sottile.
Marge sorrideva appena guardandolo dalla finestra, gli occhi a mandorla stretti per metterlo a fuoco a quella distanza ed il viso largo schiacciato conto il vetro gelido. Gli fece ciao con una mano, disegnando un cuoricino sulla finestra appannata. Joyce sospirò ricambiando il saluto con un cenno del capo avendo entrambe le mani occupate, quindi girò sui tacchi. Il buio era come una cappa, scesa su di lui. Silenziava la vista, ma ottenebrava l'udito. Non sentiva nessuna macchina. Fece qualche passo traballante. <Mads?> chiamò, affrettandosi. <Mads?> ripeté. Iniziò a preoccuparsi non sentendo nessuno rispondere. <Cristo> mormorò, allontanandosi dalla casa.

<Dunque abitate qui? È un posticino carino.> replicò una voce nel buio. <Ni två är sena.>
Joyce si prese la radice del naso come per scacciare il mal di testa. <Lascialo andare, Hannes, jag vet, ci è voluto un po' troppo. Spero tu possa capire, alcune persone sono più fragili, rassicuravo Margie.>
L'uomo liberò un brontolio basso e Madoka barcollò malamente verso il fratello che lo fermò con una mano sulla schiena. <Dio, Jo, è un ragazzino. Davvero vuoi infilarlo in questo casino?> si rivolse al più alto dei due. <Quanti anni hai?> chiese quindi all'altro.
Madoka gettò un'occhiata al fratello, ma Joyce fissava il buio in cui sapeva che Hannes aspettava la sua risposta. <Diciassette.> rispose, scatenando in quest'ultimo una risata rauca. Quindi Hannes uscì dall'oscurità. Era un uomo degno di essere chiamato tale. Era più alto di Joyce, che già da solo sfiorava i due metri, robusto e con una barba nera striata di bianco che gli copriva il collo corto. Gli occhi, alla luce del lampione poco distante, erano due ghiacciai. Non si sorprese che avesse parlato svedese con suo fratello.
<Gli hai puntato tu una pistola alla tempia.> replicò Joyce, immerso nella calma mortale che lo contraddistingueva dal fratello minore. Allungò una mano abbastanza per non far cadere la stampella e perché fosse visibile. <Da' qua, per favore.> la pistola gli arrivò in mano con precisione e Joyce se la infilò cautamente in tasca, quindi fece un paio di traballanti passi verso l'uomo. Madoka non riuscì a seguire il movimento. Un momento prima si fissavano negli occhi, il fratello che arrivava alle clavicole dell'uomo, e poi quest'ultimo era a terra. <Non urlare.> gli intimò Joyce in un sibilo riportando la stampella lungo il fianco, <Potresti svegliare Margie. Non ti ho rotto niente, ma non esiterò a farlo se toccherai di nuovo mio fratello. Intesi?>
L'uomo annuì tirandosi su e spolverandosi la neve dai vestiti. Quindi si girò e zoppicò verso l'automobile nera. Joyce prese al volo anche le chiavi che gli lanciò. <Ormai arriveremo domani o dopo.> bofonchiò l'uomo.
<Sbrighiamoci. È da quasi vent'anni che sei in ritardo.>
<Margie ha diciannove anni infatti.> borbottò Madoka. Joyce si girò verso di lui e scosse la testa in un delicato modo di dirgli di tacere. <Pensa a dormire,> mormorò, <Sarà un viaggio lungo e l'auto puzzerà di tabacco.>
<Tuo o suo?>
Stavola Joyce non gli rispose.

MamihlapinatapaiWhere stories live. Discover now