19: Saint-Adeline-sur-mer, passati

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Tempo prima, Madoka si era sistemato lo zaino sulle spalle ed era entrato in auto. Era troppo sconvolto per cercare il telefono, e dopotutto alla guida c'era Hannes.
<C'è un po' di merda da spalare.> aveva commentato l'uomo regolando gli specchietti.
<Ce la farà.> aveva replicato bruscamente lui.
<Sicuramente, ma la faccenda dell'impostore mi preoccupa.>
Aveva annuito e a poco a poco si era addormentato. Ora, a Saint-Adeline-sur-mer, in sneakers sulla sabbia della spiaggia, aveva realizzato una cosa: nessuno aveva comunicato ad Hannes che c'era un impostore in circolazione.
Dapprima fu un piccolo pensiero. Hannes conosceva Joyce e probabilmente aveva tirato ad indovinare. Dall'altra, una parte del suo essere stava già lavorando. Si era accorto di non avere il telefono appena arrivato. Il dubbio ormai era un uragano, un ruggito nelle orecchie. Prese il telefono di sua madre e compose il numero di Joyce. Irraggiungibile. Compose il proprio. Irraggiungibile anche il suo. Quello stronzo aveva cambiato anche il suo numero. Provò con Prat, irraggiungibile. Ma sua nonna Agnes rispose.

Era stata proprio lei, o meglio, l'uomo che somigliava ad Hannes, Glenn, ad avere il nuovo numero di Pratyush.

<Maddie?> chiamò Marge scendendo le scale verso la spiaggia. <Che fai lì? Prendi il raffreddore. Vieni in casa? Ho fatto la cioccolata.> gli appoggiò la mano sulla spalla e si stupì un po' di sentire i muscoli sodi sotto la felpa. Gli sorrise. Madoka era ormai parecchio più alto di lei. E Joyce ormai era a un altro livello. Gli lisciò la felpa sulla schiena. <Fa davvero freddo, Maddie.> gli prese la mano e lo accompagnò in casa. <È andata bene la scuola?>
Lui annuì distrattamente. <Il Foss è fuori di testa. Da un sacco di esercizi, non so farne nessuno.>
Marge aprì delicatamente la porta. <Non insultarlo, sono sicura che lo fa per il tuo bene.>
Madoka sospirò stringendosi nelle spalle. Lei gli accarezzò il braccio. <Puoi chiedere una mano a mamma quando torna dal lavoro.>

<Margie?>
La ragazza si girò interrogativa, ma sorridendo radiosa. <Dimmi, Maddie.>
<Se una persona ti mandasse via per proteggerti...ma tu avessi scoperto qualcosa di importante per aiutarla...che faresti?> deglutì pensando a Joyce solo con Pratyush e senza Kou nel gelo di Natiell.
<La aiuterei.> rispose risoluta Marge. <Perché?>
Madoka inspirò. <Devo fare una telefonata. Mi presti il telefono?>

<Mormor.> chiamò all'ennesimo tentativo. Nonna.
<Hon sover, vad händer?> rispose Glenn.
Madoka sentì che stava per piangere dal sollievo. <Glenn!> esclamò. <Ho bisogno di un favore.>
<Hai il numero di Joyce?>
<Mi dà irraggiungibile.> replicò l'uomo poco dopo, <Ho provato ora mentre chiedevi.>
<E di Pratyush?>
<Pratyush Singh in effetti è passato un paio di giorni fa.>
Madoka sgranò gli occhi. Pratyush era passato di lì? Senza Joyce?
<Sì, è passato dando un bigliettino ad Agnes. Se vuoi lo cerco.>
<Sì sì sì, sì, Glenn. Per favore, sì.>
Da quando Pratyush andava a trovare sua nonna?
Passò qualche minuto di silenzio rotto solo dal rumore di carta frusciante, e poi.
<Trovato. Prova con questo.> e glielo aveva dettato.
Al primo colpo, Prat aveva risposto.

<Prat!> aveva urlato alzandosi in piedi di scatto.
<Mads!?> urlò l'altro.
<Dove sei!?>
<Con Kou, Afra e Mavi. Perché?>
Madoka sbatté le palpebre confuso. <Chi c'è con mio fratello?>
<Ci ha mandati via tutti.> borbottò Mavi. Sentì Afra sospirare. <Ha cambiato telefono.>
<Lo so.> mormorò lui, <Ha preso il mio e ha cambiato numero. Però ho una notizia.>
<Dimmi.> disse Kou, e a Madoka sembrò così fragile la sua voce.
<Penso c'entri Hannes.>
<Hannes?> Kou si fece attento, stupito, <Perché?>
<Sapeva che c'era un sosia. Ma Joyce l'ha detto solo a noi dopo averne parlato con Afra.>
Kou rimase in silenzio.
Poi Madoka sentì distintamente una bestemmia sussurrata.
<So dove abita. Ma noi ora siamo in periferia di Sjaren, abita parecchio più a nord.> mormorò Pratyush.
<Correremo il rischio.> ribatté Afra. <Dove abita?>
<Vive a Faiye.>
<Aspetta. Io Faiye l'ho già sentito.>
Si immaginò Prat annuire. <Appena compiuti i diciotto è stato lì da Hannes. Ed anche prima, se non sbaglio.>
Aggrottò le sopracciglia. <Joy ha vissuto a Faiye?>
<Così pare. Non è molto espansivo.>
<Chiederò a mio padre. Ti richiamo.>
<Sì.> rispose cupo Prat, riagganciando.

Madoka si buttò sul divano. <Le scarpe.> commentò una voce femminile da un'altra stanza. Sbuffò e le lasciò cadere, due tonfi gemelli sulle mattonelle. <Sì mamma.> si alzò e fece qualche passo nella sua direzione. Poteva dirglielo? Poteva raccontargli che aveva visto suo fratello uccidere, che lo aveva sentito urlare nel sonno? Poteva dirle che sangue del suo sangue era ormai marcio in buona parte?
Deglutì.
<Volevi dirmi qualcosa?> la donna era alta come lui. Capelli biondi, un mare di ricci. Occhi grigio scuro. Pelle pallida. Lentiggini. Ovunque. La vista di Madoka ogni volta che guardava sua madre era assalita dalle lentiggini. A volte, di sera e alla luce fredda della luna, sua madre gli sembrava uno scomposto insieme di pois arancione chiaro.
Allungò una mano e lei la prese, fece una piroetta ridendo e gli diede un bacio sulla guancia. <Margie si è addormentata.>
<Bene.> mormorò lui, appoggiando la testa sulla sua spalla. Fleur Le Blanche sorrise passandogli una mano tra i ricci color dell'oro. Lo prese per mano e lo portò sul divano, si sedettero. Madoka pensò che sua madre era molto bella, anche se ormai aveva quasi cinquant'anni.
<Mi sembri un po' preoccupato.>
Si riscosse. <Non è niente, mi manca Joy.>
Lei inclinò il viso sorridendo intenerita e lui fu percorso da un invisibile brivido. Quanto Joyce rivedeva in loro madre, a parte l'altezza. Dove lei era estroversa, Joyce era una porta chiusa, questo era vero. Tuttavia, si scrocchiavano le dita nello stesso ordine. Andavano a mangiare cinese ogni mese quando erano tutti a casa, e a volte Joyce e Prat la accompagnavano a qualche ristorante indiano.
Anche lo stesso cipiglio. Come ora.
<Manca anche a me.> la donna si sedette sul divano ed appoggiò la schiena allo schienale. Non ci fu rumore di vertebre e Madoka quasi si sorprese. <Joy ha tredici anni più di te, Bijou.> disse dopo un po' lei.
Il figlio sbatté confuso le palpebre senza trovare il nesso con la conversazione precedente.
<Prima che tu nascessi, quando aveva sei anni, è sparito.>
Madoka inclinò il viso portandosi le gambe al petto. <Sparito? Per quanto?>
<Sette anni. E poi rimase con Hannes e la moglie per altri due.> Fleur abbassò il capo. <Giocava in giardino. Un attimo c'era, l'attimo dopo non più. Puff. Come un...>
<Fantasma?> tentò il ragazzo. Lei annuì passandosi le mani tra i capelli e legandoseli in una crocchia disordinata. Scosse la testa. <Quando tornò a casa, nonostante fossero passati due anni, non era più lui. Hannes è rimasto per qualche mese, e a volte tornavano a salutarlo.>
<Chi?> chiese Madoka, sentendosi pallido.
<Hannes e sua moglie Monika.> sospirò sua madre. <Hannes lo aveva trovato in un vicolo quando aveva quattordici anni. Non rispondeva a niente. Niente. Proprio niente. Potevi bruciargli una mano e rimaneva lì, immobile, a fissarti.>
Madoka scartò una caramella dal vassoietto sul tavolo dove la gatta di Joyce dormiva. Se la lanciò in bocca e si strinse di più le gambe al petto. <Non me lo ha mai detto.>
<Nemmeno noi sappiamo che gli è stato fatto.>
Il figlio distolse lo sguardo. Lui sapeva cosa urlava Joyce la notte, quando non prendeva le pillole.

MamihlapinatapaiDonde viven las historias. Descúbrelo ahora