Epilogo: due anni dopo

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Spingo dolcemente la tua carrozzina, come farei con un neonato. Perché sì, tu sei rinato. Sei rinato quando io mi sono svegliato, rinasci ogni mattina come una fenice impaziente e rimani a guardarmi. Mi fissi le labbra, i capelli, il mento. Quel collo col pomo d'Adamo piccolo che ti dissi che a me non piaceva. Ci appoggi le labbra. Ecco, in quegli attimi rinasci mentre faccio finta di dormire, mentre cerco le tue dita sulle mie.

Mi guardi, ti giri e mi guardi. Ti brillano gli occhi del tramonto, ed anche la montatura degli occhiali luccica. Non sorridi ancora, ma gli occhi parlano. Le lentiggini sono come tanti piccoli soli. Sorrido io per tutti e due.
<Fa freddo.> dico, sedendomi alla panchina. Ti togli la giacca dalle gambe, me la allunghi.
<Tieni.> dici, e allora abbozzi un sorriso. Con le braccia ti porti accanto a me, cerchi di girare il corpo, ma il bustino ti tiene rigido e dritto. Sono bastati due giorni per fartelo odiare, eppure guardati: è già passato un anno. Ti tiene il petto in avanti. A volte ti prendo in giro, perché ti fa le tette, o quasi. Però ora il dolcevita scende dritto. Sei dimagrito? Non l'ho notato, lo scopro solo ora.

<Tu non hai freddo?> scuoti la testa tranquillo. <Te l'ho già detto tre anni fa, non lo soffro.> è vero. Compri le coperte solo per me. Ti porto una mano sulla mandibola. È ruvida, inclini il viso chiudendo gli occhi come un bambino beccato a fare qualcosa di male. <Me ne sono dimenticato.> mugugni, ed ultimamente te lo dimentichi spesso. Ti passo la mano sulla mandibola fino al pomo d'Adamo che mi ha sempre inquietato. Non ti dà fastidio quando abbassi il mento?
<Stai cercando di farti crescere la barba ed assomigliare a tuo padre ed Hannes?>
<Che?> mi guardi confuso, un accenno di sorriso sulle labbra. Scuoti la testa. <No, è che mi perdo a guardarti la mattina.>
<Ci staresti bene!> replico io ridendo. Sbuffi girandoti dall'altra parte. Oggi è stata una giornata lunga. Ecco perché sei in carrozzina, le stampelle dimenticate nel baule della macchina. Oggi c'è stato un matrimonio, e tu davvero sei rimasto in prima fila coi jeans strappati e le borchie. Ignori i pantaloni che ti stiro da quando è morta Alfhid, piccolo stronzo. Mi ci spacco la schiena, io, e tu nemmeno li guardi.
Perché se lasci le stampelle cadi. Perché la carrozzina è troppo bassa. Sono tutte scuse.

Oggi io ed Arkar abbiamo fatto i testimoni. Ci hai legato tu la cravatta.
<Pensi che staranno bene?> i nostri anelli tintinnano quando ti prendo la mano. Annuisci. <Mavi si è quasi versato l'acqua addosso. Lei ha riso e gli ha avvicinato il bicchiere alle labbra.>
Ti guardo, tu fissi il tramonto di Saint-Adeline-sur-mer. Non possiamo scendere in spiaggia solo perché ci sono le scale, altrimenti ti avrei buttato in acqua.
<Non ti ho chiesto le capacità motorie di Mavi.> borbotto, e tu ridi, dandomi una spinta sulla spalla. Sorrido come un ebete. <Staranno benone.> rispondi dopo un po' fissando il mare reso arancione. Hai gli occhi un po' lucidi. Già ti mancano? Li hai visti poco fa.

<Non si piange il giorno del mio matrimonio.> Afra cammina verso di noi con passo spedito, mani sui fianchi. Mavi ride silenziosamente in una mano. Pratyush ed Arkar invece la seguono.
<Avanti capo, propongo un bagno.> dice Prat.
<Addio al celibato ed al nubilato insieme!> esclama Arkar sfilandoti delicatamente gli occhiali. Poi Prat ti prende in braccio, per le ascelle come un gatto. Non riesco a non ridere, mi mandi un'occhiata assassina. Rido più forte solo per ripicca. Prat ti porta giù dalle scale, seguito da noi, come una processione. Afra ha ancora l'abito del ricevimento, a sirena, che le fascia i fianchi larghi. Io e Mavi ridiamo tenendola per mano come una principessa. È la nostra principessa. Lo dissi anche tu. Va trattata come tale. Ci prende a pugni. Ridiamo più forte e la buttiamo in acqua. Prat ti ci lancia come se non pesassi niente, poi butta me e Arkar. Te ne stai seduto a riva come una vecchietta zitella, ti stiamo tutti intorno. Ti si sono incollati i vestiti al corpo.

È questo l'amore, Joyce? Voglio proteggervi. Voglio proteggere tutti voi. Voglio proteggere te, la tua risata, il tuo sorriso, il tuo corpo. Voglio proteggere Prat, le sue risatine, il suo flirt costante. Voglio proteggere Arkar, la sua timidezza, la sua delicatezza. Voglio proteggere Mavi, le sue fossette, la sua tenerezza. Voglio proteggere Afra, la sua forza, la sua spontaneità.

Credo sia questo l'amore. E allora ti amo, Joyce, ti amo come amo respirare il profumo del mare quest'oggi, mentre ci schizziamo. Ti amo come amo vivere accanto a te, che ti lamenti per ogni cosa. E allora ti amo, ti amo come amo il mondo, come amo il destino che ci ha fatti incontrare. Ti amo come amo le nostre fedi.

Non voglio più stare da solo.

Sott'acqua, la tua mano trova la mia e la stringe.

Il mondo si colora di luci.

MamihlapinatapaiWhere stories live. Discover now