17: Natiell, Sjaren e Taga, vattene

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Kou sospirò, e in quel momento sentì un urlo maschile. Si girò di scatto e quasi andò ad impattare contro la schiena di Joyce. Un uomo era inginocchiato davanti a lui, e perdeva sangue dalla bocca. Kou si chiese se fosse stato un pugno o uno schiaffo a ridurlo così.
<Ti concedo di ripensare a ciò che stavi per fare.> sibilò gelido Joyce, un tono che fece tornare Kou indietro nel tempo. Il biondo aveva di nuovo quel sorrisino crudo, un'altra delle cose che aveva imparato a conoscere. Solo allora Kou lo sentì: una fitta alla spalla. Si portò lì la mano ed impallidì vedendola insanguinata.
<È solo un graffio,> lo rassicurò l'altro senza girarsi, <Ma sarebbe potuta andare peggio.> girò l'uomo con un calcio ed appoggiò la scarpa sul suo orecchio. <Dove stavi mirando, Olav?>
Quello boccheggiò. <Alla nuca.> mormorò poi. Joyce alzò un sopracciglio come a dire "visto?" e calpestò il collo anche a lui.
Quindi si girò verso Kou. <Andatevene.>
Il cuore dell'altro s'inceppò. <Cosa...?>
<Ho detto andatevene. Non è sicuro.>
Kou lo seguì disperato per i corridoi. <Joy! Non ti lascio da sol...>
L'altro si girò e lo sbatté violentemente contro un muro. <Non dire cazzate. Se rimani qui muori. Ti ho già fatto uno zaino e vi ho prenotato il bus. Parte tra mezz'ora.>
<Joy!> gridò Kou quando quello si girò continuando a camminare. <Ti sembra il modo di risolvere i problemi!?>
<Sali su quel cazzo di pullman. Pensi che a me piaccia come soluzione?>
Kou si morse la lingua per non rispondergli male. Ma Joyce aveva già svoltato l'angolo. Lo rincorse e lo prese per il colletto della camicia. <Stai facendo di nuovo come se fossi da solo.>
Lui si era liberato con uno strattone. <Lo sarò. Mads tornerà a casa in Francia stasera. Ho chiesto ad Hannes. Mi deve un favore, l'ultima volta non gli ho sparato.>
<Ci sarà Prat.> mormorò impotente Kou. Joyce emise una risatina nasale. <In un certo senso.>
Il biondo lo prese per il bavero ed appoggiò le labbra sulle sue in un casto e velocissimo bacio a stampo. Kou lo fissò sconvolto.
<Vattene, adesso.> ringhiò l'altro.

Kou rimase a guardarlo voltarsi, prendere un bel respiro e sparire dietro la porta bianca. Deglutì e raccolse il suo zaino. Dentro c'erano davvero tre biglietti del bus.
Mavi sgranò gli occhi, apparso accanto a lui. <Ci sta lasciando andare così?> gli tremava un po' la voce.
<Torneremo.> borbottò Afra incrociando le braccia macchiate dalla vitiligine. <Quando meno se lo aspetta.>
E si girarono, ed uscirono.

<Joy!> gridò il ragazzino quando venne a conoscenza di ciò che era successo, marciando rabbiosamente nel corridoio. <Joy, cosa cavolo...>
<Mi dispiace.> ammise il fratello allungandogli uno zaino. Madoka lo prese con le mani tremanti. <Non posso proteggerti da una cosa così. Mamma e Papà ti aspettano.> gli rivolse un sorriso esausto. <Margie ha fatto i biscotti come aveva promesso.>
Madoka tirò su col naso asciugandosi gli occhi con la manica della felpa. <Tu...verrai con me? Tornerai a casa?> Joyce si abbassò per essere alla sua altezza ed appoggiò le mani alle sue spalle, scosse appena la testa. <No, Mads. Io non tornerò con te.>
Sgranò gli occhi quando il fratellino lo strinse tra le braccia, ed affondò le dita tra i suoi capelli.
<Tornerai a casa, prima o poi?> sussurrò Madoka contro il suo petto.
Joyce lo strinse più forte.
<Mi dispiace, Mads.> sussurrò stringendogli le mani intorno alla spallina dello zaino.

Pratyush lo seguì con lo sguardo e poi fisicamente. Era già al corrente della gravità della situazione, ma essa gravò su di lui come un macigno la sera stessa. Si rigirò nel letto cercando di ignorare gli incubi di Joyce visto che non avrebbe potuto abbracciarlo. Alle quattro, sospirò e si alzò, fece suonare una sveglia ed il biondo aprì gli occhi di scatto. Fece come per cercare qualcosa, o qualcuno, e per un attimo i suoi occhi brillarono, poi si posarono su di lui.
<Ti ho tenuto sveglio.> commentò.
Pratyush sorrise sedendosi sul letto davanti a lui. <Tutta la notte. Si vede così tanto?>
<Sembra ti sia passato addosso un autocarro.> rispose l'altro mordicchiandosi un'unghia. <Mi metto a lavorare, così dormi un po'.> prese il portatile dalla scrivania e si risedette sul letto. Si girò verso di lui e notò che lo stava ancora fissando. <Che aspetti?> abbozzò un sorrisino. <Hai paura di vedermi scomparire quando chiuderai gli occhi, magari sperduto nella notte a cercare quella testa di cazzo?>
Pratyush si girò nelle coperte. <Pensi torneranno? Con Ark, intendo.> Joyce non rispose. Quando ormai Prat stava per ripetere la domanda, disse: <Non lo so.>
E quella era la prima volta che Joyce Lavigne non sapeva qualcosa.

Kou, chilometri lontano da dove avrebbe voluto essere, tentava di dormire. Dietro di lui, Afra accarezzava la testa a Mavi che era crollato contro la sua spalla. A volte loro due, gli unici su quel bus vuoto, freddo e silenzioso, si scambiavano sguardi. Rimanevano semplicemente a guardarsi, e negli occhi di entrambi aleggiava una malinconia profonda. Sotto le luci sfarfallanti nel mezzo, sentivano sfaldarsi l'arcaica connessione che li legava a Natiell. <Amithralith è una storia per bambini, Afra. Non ti ascolterà. Non ascolta mai nessuno.> mormorò notando Afra chinare il capo.
<Tutti hanno bisogno di una bugia in cui credere.> replicò lei con la voce stanca.
<Ma a volte è meglio la verità.>
<Preferivo quando stavi zitto.> sbottò Afra a bassa voce. Kou spostò lo sguardo fuori dal finestrino. <Pensi che torneremo?>
Lei gli appoggiò una mano sulla spalla. <Faremo tutto il possibile.>

Joyce si alzò non appena Pratyush si addormentò. Prese la felpa e dalla tasca tirò fuori due cellulari. Uno era suo. L'altro era di Madoka.
Sospirò zoppicando verso bagno, aprì l'acqua e ci affondò il suo.

<Irraggiungibile.> sussurrò Kou, il telefono tra le mani tremanti. Afra gli strinse la spalla. <Non vuole e non deve essere trovato.>

Afra girò lo sguardo verso Mavi, che ora sveglio fissava fuori dal finestrino.
<A cosa pensi?>
Lui si girò di scatto. <Pensavo dormissi. Sei stanca.>
<Non sono stanca.> si difese lei appoggiando la testa sulla sua spalla e sbadigliando subito dopo. <Come è stato?>
<Che cosa?> chiese lui.
<Starmi accanto due settimane senza la certezza che ce l'avrei fatta> mormorò Afra guardando Kou dormire.
<Atroce.> rispose lui, <Ma la certezza ce l'avevo. Sapevo che ce l'avresti fatta.> le sorrise, e lei distolse lo sguardo. <Stai oltrepassando il limite, Mav.>
<Scusa.> sorrise lui, appoggiando le labbra alla sua fronte. <Buonanotte, tesoro.>
Lei sorrise accoccolandosi meglio. <Buonanotte, Mav.>
Mavi si tolse lentamente la felpa e la usò per coprirla.

MamihlapinatapaiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora