13: Natiell

5 0 0
                                    

Joyce chiese di scendere davanti alla porta. Kou annuì passandogli un braccio attorno al busto. Sospirò bussando. <Mavi?>
La porta si aprì di scatto e un giovane uomo abbracciò Kou. Joyce faticò a rimanere in piedi e Kou con un piede gli avvicinò una sedia. Lui si sedette rimanendo in rispettoso silenzio. Si limitò ad osservare le somiglianze tra i due. Mavi era parecchio più basso di Kou, per iniziare. Ed aveva la pelle più scura. Gli occhi erano due pozzi neri, ed i capelli legati in spesse trecce al contrario: iniziavano sulla nuca e s'incurvavano sugli zigomi come le corna di un montone. Sottili lacci di cuoio scomparivano nello scollo della felpa. Non gli sembrò parlasse, piangeva e basta. Non sembrava un tipo loquace. Kou lo stringeva come avrebbe stretto a sé un bambino.
<Ehi, nano.> tentò infatti Kou tenendogli la testa, <Afra starà bene. Guarirà.>
Intercettò tuttavia lo sguardo tagliente di Joyce: non fare promesse.
Kou strinse di più Mavi. <So che non ti va di raccontare, ma ci servono informazioni. Per trovare chi...>
<Non l'ho visto!> singhiozzò il più piccolo, la voce attutita dalla felpa di Kou. Quest'ultimo si girò desolato verso Joyce, che sospirò alzando gli occhi al cielo. <Mavi, giusto?>
L'interpellato si girò verso di lui come se si fosse accorto solo in quel momento della sua presenza. <Mi chiamo Joyce Lindgren. Puoi chiamarmi Joyce.> raddrizzò la schiena e ci fu un tenue scricchiolio di vertebre. <Voglio aiutarti. Te e quella ragazza. Ma non posso farlo da solo.>
Kou fece per ribattere. Joyce gli pestò violentemente il piede senza cambiare espressione.
<Ho bisogno di aiuto per scoprire chi è. Credi di riuscire ad aiutarci? Ovviamente, rimanendole accanto il più possibile.>
Mavi annuì piano piano proprio mentre una fitta all'anca faceva impallidire Joyce, che tuttavia rimase stoicamente immobile.
<Riesci a dormire un po', Mav? Ti verrò a cercare se si sveglierà.> chiese Kou notandolo.
Il più piccolo annuì nuovamente, ringraziò e tornò in camera. Kou salutò e chiuse la porta. Si girò verso il biondo e chiese: <Riesci ad alzarti?>
Joyce scosse la testa, le labbra bianche. Kou si chinò verso di lui. <Posso provare a tirarti su così...>
Il biondo alzò le mani e le frappose tra loro due. Kou notò che tremavano violentemente. Le prese tra le sue. <Ti porto a letto come posso. Se continui a stare male ti porto in infermeria. Va bene?>
Joyce non rispose. Kou si abbassò e gli passò le braccia dietro le spalle e sotto le ginocchia riportandolo in camera. Sua, ovviamente. Notò preoccupato che aveva perso conoscenza. Gli tolse le scarpe e gli cambiò la maglietta, poi lo avvolse in un lenzuolo in modo che i pantaloni non sporcassero le coperte, e gli rimboccò le stesse fino alle spalle. Avvicinò il secondo letto e si accoccolò lì, su quel copriletto verde e ruvido. Non aveva mai visto Joyce con la guardia abbassata. Avrebbe potuto abituarsi, a vederlo dormire in quel modo con i lineamenti distesi.

Proprio in quel momento Joyce mugolò nervoso qualcosa. Sta parlando nel sonno. Kou lo attirò a sé. L'altro si zittì per almeno mezz'ora, poi, sempre dormendo, alzò la voce.
Kou cercò di non ascoltare per non invadere la sua privacy, ma al settimo non mi toccare sospirò e lo scrollò per una spalla. Joyce aprì gli occhi di scatto e lo fissò, le pupille dilatate da ciò che con sgomento Kou identificò come paura. Poi, in silenzio, il biondo nascose il viso contro il suo petto. <Dormi tranquillo.> gli sussurrò Kou, sei al sicuro. Joyce si riaddormentò poco dopo, e urlò nettamente di meno.
La consapevolezza di aver saltato quasi tutti i pasti s'incuneò nel cervello di Kou insieme alla suoneria del telefono di Joyce. Controllò l'orario: le due e mezza. Il biondo aveva appena finito di calmarsi. La chiamata era da Madoka.
Accettò abbassando al minimo il volume. <Mads?>
<Kou?> rispose sorpreso quello. <...Kou?> realizzò. <Oddio, dimmi che sta sopra lui, sarebbe imbarazzante.>
<Non abbiamo...sai cosa? Lascia stare. Sta dormendo. Perché hai chiamato?>
<Prat e Ark si sono baciati!> esultò il più piccolo.
<Ma dove siete?>
<Da Hoshi. Ricognizione notturna.>
<Che non c'entra nulla con gli all you can eat, scommetto.>
<Vedo che hai compreso.>
Kou sospirò accarezzando i capelli di Joyce. <Mangiate più che potete, ma vi voglio pimpanti domani. Dovrete dormire.>
<Sissignor capitano.> rispose la voce di Prat, di sottofondo un risolino da Arkar. Kou riattaccò.
Quand'era diventato capitano?

Joyce si svegliò inaspettatamente a mattino inoltrato. Essendo abituato a saperlo in piedi alle prime ore del sole, a Kou quell'attesa parve infinita. In più aveva perso la sensibilità ad un braccio. Quello che Joyce usava come cuscino.
<Buongiorno, principessa.>
Joyce si passò le mani sulla faccia. <Ore per favore>
<Dieci e mezza.> il biondo si bloccò ed alzò la testa. <Non mi hai svegliato?>
<No. Eri adorabile.>
L'altro si passò le mani sulla faccia brontolando. <Che abbiamo oggi?>

MamihlapinatapaiWhere stories live. Discover now