𝓒𝓪𝓹𝓲𝓽𝓸𝓵𝓸 𝓾𝓷𝓸.

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«E quindi com'è? È carino?»

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«E quindi com'è? È carino?»

«È molto più che carino,Jin.»

Erano passati, esattamente, quattro giorni da quando Taehyung aveva incontrato Jungkook. I due non si erano scambiati molte parole, forse il buongiorno la mattina, ma nulla di eclatante. Eppure il rosso sentiva di non poter fare a meno di quel ragazzo.

«Ha davvero gli occhi viola?» chiese Seokjin, curioso.

«Non ha neanche un odore. È freddo, da risposte meccaniche, e i suoi occhi sono spenti.»

Queste cose le aveva notate. Jungkook era una persona distaccata dal resto del mondo, non aveva amici lì dentro e sembrava non ne avesse bisogno. Arrivava alle nove del mattino all'istituto, entrava nella camera di Siwoo e restava fino a quando il cielo non scurasse.

«Un ragazzo lo stava importunando, ma più di dirgli che lo stava soffocando...non reagiva, come se fosse abituato a quello schifo.»

Taehyung ancora ricordava le mani di Bogum strette attorno a quel niveo collo. Gli avrebbe lasciato dei segni sicuramente, perché la pelle di Jungkook era bianca come il latte.

«È un tizio strano. Qualsiasi persona si terrebbe distante.» gli disse suo fratello.

«Qualsiasi persona gli è distante,Jin.»

«Qualsiasi, ma non tu...giusto?»

«Esattamente. Io non ho intenzione di tirarmi indietro,Jin. Non sarà il giudizio altrui a delineare il mio.»

♤♤♤

Erano le sei del mattino, quando la sveglia di Jungkook cominciò a suonare. Il sole stentava ancora a presentarsi alto in cielo, e il freddo di ottobre gli perforava le ossa. Gli costava sfuggire dal tepore delle coperte, però se non si fosse alzato avrebbe tardato a lavoro e lui non poteva permettersi di sbagliare.

«Un'altra giornata di merda,Jungkook!» sospirò, alzandosi dal letto.

Facendo più silenzio possibile entrò all'interno del bagno e aprì il getto della doccia, attendeva che l'acqua si riscaldasse, infine si sarebbe concesso una bella ripulita. Uscì dopo una ventina di minuti e si piazzò dinanzi lo specchio.

Jungkook non amava il suo riflesso, poche erano le volte in cui si contemplava. Aveva sempre la pelle contornata da lividi violacei che stonavano con quel pallore che odiava; i capelli biondi ora ricadevano bagnati sulla fronte,anche un po' sugli occhi vista la lunghezza; e gli occhi, i suoi occhi grandi e neri come la pece ma che a volte amavano deriderlo tingendosi di viola.
Pensò che per oggi bastava. Si era umiliato abbastanza da solo, adesso toccava ad altri.

Per uscire dal bagno si impegnò a mantenere il silenzio, visto che i suoi genitori, insieme a suo fratello, gliel'avrebbero fatta pagare se solo avesse disturbato i loro sonni di bellezza. Arrivato nella sua camera aprì il mobiletto della scrivania e prese le pillole, precisamente dei soppressori, per nascondere il nauseante odore di iris che lo contraddistingueva. Una volta ingerite, attese che facessero effetto e poi scese in cucina.

My Safety-ₜₐₑₖₒₒₖDove le storie prendono vita. Scoprilo ora