Capitolo 27

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Crystal's Pov
Era la vigilia di Natale ed io ero nella mia stanza intenta a studiare le carte della sentenza che mi aveva dato Abigail tramite Lorin. Da quel giorno in cui gli ho dato uno schiaffo non l'ho più rivisto o sentito. So solo che quando Abigail è venuta due giorni fa mi ha detto che Lorin era strano e che non le ha voluto spiegare il motivo per cui fosse così silenzioso. Al contrario, io avevo detto tutto ciò che era successo con Lorin ad Abigail e lei mi aveva detto di provare a parlarci. Ho risposto che ci avrei pensato e lei mi aveva dato i fascicoli riguardanti lo stupro della ragazza a Manhattan dicendo solo che Lorin aveva detto di darmele e che avrei capito da sola leggendo ciò che c'era scritto.

Ormai stavo leggendo i fascicoli da due ore e la mia mente provava a restare concentrata e non dare retta alla fame o alla sete, ma lo stomaco fu più forte del mio cervello, così mi alzai per andare di sotto a prendere qualcosa da mangiare. Proprio nel momento in cui stavo andando verso la porta qualcuno bussò.

Con calma andai ad aprire e mi ritrovai Mattheo Nelson con i pantaloni della tuta e i capelli ancora bagnati sicuramente a causa della doccia.

"Angelo" mi salutò con un leggero sorriso sul volto.

Da quel giorno nella serra ha sempre cercato di mantenere ciò che mi ha chiesto. Puntualmente alle sei del pomeriggio me lo ritrovavo davanti alla porta per chiedermi di uscire e io so perché di quell'orario, lo faceva perché io non potessi avere dei ripensamenti. Dopo che andavo a farmi la doccia mi ritrovavo ogni giorno un abito diverso sul mio letto, abbinato con delle scarpe, generalmente dei tacchi e un bigliettino. Ormai ci stavo facendo la collezione, li conservavo in una piccola scatola di scarpe messa nell'armadio sopra alcuni vestiti, dove nessuno avrebbe guardato.

Non mi andava che si montasse ancora di più la testa pensando che io conservassi tutto ciò che mi dava. E in effetti era così. Avevo riposto tutti gli abiti e le scarpe su una parte dell'armadio opposta a quella dove sono i miei vestiti.

"Hai mangiato?" mi chiese studiando con attenzione il viso.

"Stavo andando a farlo" risposi.

"Va bene" puntò i suoi occhi oltre alle mie spalle guardando la mia camera.

"Cosa c'è?" chiesi guardando nella stessa direzione dove era puntato il suo sguardo.

"Cosa stai facendo?" studiò la mia stanza con attenzione.

"Nulla di particolare" mentii.

"Cosa fai stasera?" si mise le mani sulle tasche dei pantaloni abbassando per qualche momento lo sguardo.

"Dormo?" chiesi retoricamente.

"Ti va di mangiare una pizza?" alzò nuovamente lo sguardo puntando i suoi occhi nei miei.

"Mi stai chiedendo di uscire?" inarcai un sopracciglio in modo scettico.

Ormai funzionava così. Lui mi chiedeva cosa facevo stasera e io gli rispondevo con una delle mie solite battute. Così lui proponeva qualche pietanza e io gli chiedevo se mi stesse chiedendo di uscire, ma alla fine li dicevo sempre di sì, anche se non esplicitamente.

"Ti ho chiesto se ti va di mangiare una pizza" replicò in tono puntiglioso.

"Mattheo" lo richiamai incrociando le braccia al petto.

"Sì?" mi guardò con un sorriso divertito sul volto.

"Io non dico mai di no ad una pizza" dissi e prima di chiudere la porta lo vidi sorridere.

Ritirai i fascicoli e li riposi su un cassetto della scrivania sotto alcuni libri del collegio in modo che se qualcuno avesse guardato lì dentro non li avrebbe visti. Andai a farmi la doccia e come di consueto dopo essere tornata in stanza trovai un pacco nero con dei nastri d'oro. Mi sedetti sul letto con ancora l'accappatoio addosso e sciolsi il nastro per poi aprire il pacco. Si trattava di un vestito di Dolce&Gabbana in pizzo nero. Era aderente e la parte di sopra era trasparente lasciando intravedere l'inizio del seno e c'erano alcune fantasie nere sparse fino alle maniche.

NON TI SCORDARE DI MEWhere stories live. Discover now