Capitolo 30

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Crystal's Pov
Fissai la finestra immersa nel silenzio. Nella casa c'eravamo solo io e Mattheo ed erano le due del pomeriggio. Il mio stomaco brontolava per la fame, ma non avevo voglia di mangiare. Preferivo immergermi nei ricordi. Nei ricordi felici. Mi ero vestita esattamente come il natale di due anni fa prima che mio nonno morisse. Prima del disastro. Ricordo ancora la sua espressione felice. Gli occhi di un verde cristallino illuminati dalla poca luce del sole, il sorriso che mi ha rivolto.

Ultimo natale felice. Ultimo natale degno di chiamarsi tale.

Dovrei essere più buona oggi, fare uno sforzo e non trasmettere la mia negatività e sfacciataggine alle persone, ma non riesco. Non è nel mio carattere fingere che vada tutto bene. È perché non va tutto bene. Nulla va bene.

Cercai il bracciale nel mio polso, ma non lo trovai. Era sul polso di Mattheo. Lo indossava tutti i giorni e da ciò che ho potuto vedere se ne stava prendendo cura, non lo stava distruggendo come avevo pensato che facesse quando gliel'ho dato.

Bussarono alla porta, ma io restai ferma a fissare la finestra. Senza darmi il tempo di dire avanti, Mattheo entrò con in mano due piatti.

"Non hai mangiato" disse sedendosi di fianco a me e porgendomi un piatto.

"Non ho fame" gli risposi tornando a fissare la finestra.

"Crystal Evans ha sempre fame" lo sentii avvicinarsi a me.

"Non oggi."

"Non vuoi neanche delle caramelle alla fragola?"

"No."

"Cos'hai?" mi guardò con attenzione cercando nei miei occhi una risposta.

"Nulla" incrociai le braccia al petto.

"Sei incazzata per ciò che hai sentito nella telefonata?"

"Non mi importa di quella stupida telefonata."

"Allora che hai?"

"Vuoi sapere cos'ho?"

"Sì, ne sarei felice."

"Ho il ciclo, mi fa male la pancia ed ho uno che sembra una nonna che chiede se hai ancora fame dopo che hai mangiato già cinque piatti e non riesci neanche a muoverti."

"Mia nonna non lo farebbe mai."

"Neanche la mia" sospirai ricordandomi di mia nonna Maria, una donna fredda che tiene più ai suoi gioielli che alle persone.

"Ma io sì. Quindi ora mangi e poi prendi qualcosa per farti passare il dolore" mi porse nuovamente il piatto che presi con riluttanza.

Fissai il patto e corrugai la fronte quando mi venne in mente che tutte le domestiche inclusa Agatha erano andate in ferie, "l'hai fatto tu?" lo guardai con attenzione.

"Chi altri?" scrollò le spalle sedendosi sul letto al mio fianco.

"L'hai avvelenato?" lo guardai in modo scettico.

"Se ti dicessi di no mi crederesti?" inarcò un sopracciglio.

"No" feci una smorfia e lui scrollò le spalle.

"Appunto" dopo la sua esclamazione afferrai il suo piattino e lo scambiai con il mio.

"Non ti fidi?" mi sorrise in modo divertito come se sapesse che avrei fatto una cosa del genere.

"Del lupo mai."

"Io sarei il lupo?"

"Ho sbagliato a farti un complimento."

"Per te questo sarebbe un complimento?"

"Non lo so. Per te lo è?"

"Se fossi il lupo tu saresti cappuccetto rosso."

NON TI SCORDARE DI MEWhere stories live. Discover now