1. Un dì al mercato

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Venerdì era giorno di mercato nella grande città di Otran.
Non più il mercato ricco, profumato, colorato e abbondante di un tempo, ma continuava a esistere.

Degli energumeni, dei mostri enormi, cattivi e orribili pieni di muscoli, armati e di poche parole, tenevano d’occhio ogni cosa.
Erano comparsi un giorno, un anno fa e non se ne erano più andati.
Spaventosi e crudeli, tiranneggiavano la città e i tre paesi confinanti, i piccoli feudi di Baghiol, Terento e Milce.

Il palazzo della Famiglia Papalis, i nobili della città, che sempre si erano presi cura del popolo, era diventato la loro dimora e della  famiglia non si avevano notizie.

Sembrava che eseguissero degli ordini, ma non si sapeva di chi.

Era tutto un grande e spaventoso mistero.

Quella mattina dal cielo grigio, un giovane ragazzo dai capelli rossi, entrava a Otran, con un sacchetto pieno di monete in mano che lanciava in aria e poi riacciuffava e con una splendida spada dall'elsa nera con un rubino rosso al centro, dietro la schiena: Il suo bottino di qualche giorno fa nel paese di Baghiol.
Si dirigeva al mercato, a comprare qualcosa di buono da mettere sotto i denti, lo stomaco che brontolava, un improvviso mal di testa che lo infastidiva.
A testa alta, fiero e sicuro di sé fischiettava e, adocchiata la bancarella del pane, andò in quella direzione, agganciando il sacchetto con le monete alla cintura.

Una ragazza, dai lunghi capelli azzurri, quasi argento, lo urtò a una spalla.
Aveva notato subito quel ragazzo.
Capendo che quel sacchetto non era suo per istinto, non si sentì affatto in colpa per quello che stava per fare, ma doveva farlo in fretta: si sentiva stranamente debole.

Una scossa inaspettata la investì a quel colpo assestato, che non era stato nemmeno tanto forte.
Ma si riprese in fretta.

“Mi perdoni” disse, a testa bassa senza guardarlo in faccia.
“E sta attenta!” gli urlò il ragazzo, arrabbiato.

Si era ritratto in fretta da quel contatto spalla a spalla, colpito da una scossa che lo distrasse.
Nella frazione di secondo che gli servi a riprendersi,
si accorse del furto.

“Hei tu, ragazza!” urlò furioso, voltandosi verso di lei, con il dito puntato contro “Ridammi subito quel sacchetto!” ordinò.
La ragazza si bloccò, incredula per essere stata scoperta così in fretta.
Non le era mai successo.
Tuttavia, senza paura si voltò verso di lui “Vienitelo a prendere, se ti riesce” ghignò, iniziando a correre.

Il ragazzo, maledicendosi per essersi distratto in quel modo, non se lo fece ripetere due volte e fumante di rabbia, le corse dietro.

Era davvero veloce quella ragazza!

“Ferma quella ladra!” urlò il ragazzo dai capelli rossi a un altro ragazzo, l’unico presente nei paraggi.
Quest’ultimo aveva dei capelli blu e si stava abbeverando alla fontana. Non si sentiva troppo bene: gli girava la testa e sentiva un peso sul petto.
Lentamente si voltò al richiamo e, quando la ragazza gli passò accanto, la bloccò per un braccio senza difficoltà, dimostrando di avere più forza di quanto dava a vedere.
Si guadagnò da lei un occhiataccia.

Il rosso, con un ghigno soddisfatto, li stava per raggiungere, quando nella sua visuale comparve un altro ragazzo, dai capelli verde scuro, con la testa immersa in un libro.
Troppo tardi per fermarsi, gli rovinò addosso e insieme urtarono anche gli alti due.

Caddero tutti e quattro a terra.

“Perché non guardi dove vai?” chiese urlando il rosso al ragazzo che aveva il libro, alzandosi per primo.
“Il mio libro!” esclamò quello, raccogliendolo, strappato.
Era il regalo perfetto per Lita e ora era distrutto.
Sentì lo stomaco rivoltarsi e si rialzò con difficoltà, sbuffando.
Gli veniva da vomitare.

Anche l’altro ragazzo, dai capelli blu si alzò, tendendo una mano alla ragazza che però rifiutò.

“Faccio da me! Non dovevi intrometterti” disse lei.
“Ha detto che lo hai derubato, dovevo fermarti” rispose quello.
“Lui lo ha rubato a qualcun altro quel sacchetto, quindi va bene” ribatté, incrociando le braccia.
“E tu che ne sai?” chiese il derubato.
Lei rise, sprezzante.
“Di chiunque siano quei soldi,  li userà per ricomprarmi il libro” disse l’altro.

Iniziarono a litigare tra di loro, a voce alta, cercando ognuno di ignorare quegli strani e improvvisi sintomi che avvertivano e che gli facevano agitare maggiormente.

Senza accorgersi che tutt’intorno non c’era più nessuno.

Nel momento in cui era iniziata quella rincorsa e ancor di più a seguito dello scontro verbale, la poca gente che c’era in giro si era dileguata.
Non era saggio  creare scompiglio, lo sapevano tutti. Quei mostri si arrabbiavano e passavi grossi guai.

Due di questi esseri enormi infatti, si avvicinarono.
Uno, alto almeno due metri, i capelli radi, lunghi e viscidi che ricadevano ai lati come alghe, gli occhi rossi e denti appuntiti  rimase indietro, a braccia incrociate; l’altro, più basso, pelato e a petto nudo, la faccia piena di cicatrici, ringhiando si avvicinò a loro e  disse “ Ehi voi!”

Fu ignorato.
Quelli continuavano a litigare.

“È vero che hai già rubato quel sacchetto a qualcuno?”
“Che ti importa?”
“È chiaro che è così”
“Ricompratemi il libro!”

Quell’essere si infuriò tanto che gli uscì fumo dal naso.
“Ora vi faccio a pezzi!” urlò sputacchiando, brandendo un ascia.
“Stai zitto!” urlarono i quattro ragazzi all’unisono, voltandosi verso di lui.

E successe qualcosa.
Anzi, molte cose.

Un vento molto forte avvolse il mostro, tanto  da sollevarlo da terra e non volò via solo perché delle grosse e forti radici spuntarono da sotto terra a legargli le gambe; nello stesso momento delle schegge di ghiaccio lo colpirono nel muscoloso e villoso petto nudo e poi tutto il suo corpo prese fuoco.

Le sua urla erano atroci.

I ragazzi rimasero immobili a guardare quello spettacolo, così come l’altro mostro.

E così come tutto era iniziato, ogni cosa sparì e quell’essere  cadde pesantemente a terra, carbonizzato e chiaramente morto.

Il suo compagno scappò via senza guardarsi indietro. Sul volto un espressione strana, quasi di trionfo.

I quattro ragazzi, ancora immobili e confusi, furono improvvisamente colpiti al petto, nel cuore, da una potenza strana e inspiegabile. Tanto forte, da farli cadere in ginocchio.
Gli occhi spalancati, poggiarono una mano ognuno sul proprio cuore che batteva forte, impazzito, come a voler uscire dal petto.

Superato quel primo istante di dolore, ciò che provarono fu calore e gioia, pura felicità, pienezza e completezza.
Sensazioni che quei quattro ragazzi mai avevano provato da ché erano al mondo.
Sopraffatti da tutta quella forza di emozioni mai provate, persero i sensi e si accasciarono a terra, svenuti.

Ma non tutti erano fuggiti via.
Due persone erano rimaste nascoste, a guardare senza essere viste.

Finalmente li avevano trovati.

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Primo capitolo di una nuova avventura.

Chi sono i due spioni?
E i mostri?
Chi sono i ragazzi e cosa gli è successo ?
Nel prossimo capitolo lo scopriremo.

Gli eredi di Igor e la pietra AbraxasWhere stories live. Discover now