15. La Grotta del Leone

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Arrivarono davanti alla successiva Grotta nel primo pomeriggio.
Non vi erano dubbi che fosse quella giusta: c’era il simbolo del fuoco disegnato sopra e Giory era elettrizzato.

La Grotta del Leone era sotterranea e per accedere al suo interno Giory avrebbe dovuto scendere dei gradini, chiaramente visibili dall’esterno.
Impossibile dire quanto fosse profonda.

Lì intorno c’erano altre piccole rientranze rocciose e i ragazzi ne scelsero una abbastanza comoda per potersi accampare, distante qualche decina o poco più di passi dalla grotta del Leone

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Lì intorno c’erano altre piccole rientranze rocciose e i ragazzi ne scelsero una abbastanza comoda per potersi accampare, distante qualche decina o poco più di passi dalla grotta del Leone.
Giory accese il fuoco per gli amici, aiutandoli a sistemare le loro cose e quando ebbero finito, il sole stava per tramontare.

Il ragazzo salì su una sporgenza più alta per ammirare quel cambiamento seguito subito dagli amici.
Mentre il freddo aumentava, il cielo regalava loro uno splendido spettacolo con quei suoi colori caldi e suadenti che si mischiavano tra loro.
Restarono per qualche attimo incantati a godersi quella magia della natura, con un senso di pace interiore indescrivibile mentre il rosso, l’arancione, il giallo e il viola incendiavano il blu.
Uno stormo di uccelli passò, indifferente alla loro presenza.

“Vado” disse Giory, rompendo il silenzio della sera appena giunta.
“Adesso? Non aspetti domattina?” chiese Oscar
“Sento che devo andare adesso” disse, sicuro di sé.
Andò verso la Grotta e sul primo gradino si voltò a guardarli, sentendoli preoccupati e tesi.
“Ci vediamo tra poco” sorrise e sparì alla vista e nei cuori.

Appena dentro, Giory vide appoggiato su una rientranza naturale della roccia un lungo e grosso ciocco di legno.
Lo prese e lo accese con la sua magia.

All’ interno regnava la completa oscurità e alla luce della torcia vide che le pareti erano di un colore molto scuro, quasi nero.
Sfiorò quel nero con la mano e percepì calore.
Mano a mano che avanzava,  faceva sempre più caldo, ma a lui non dava fastidio.

Mano a mano che avanzava,  faceva sempre più caldo, ma a lui non dava fastidio

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Pensò a Ren: sarebbe stato malissimo lì sotto.
Continuò a pensare all'amico e alla calma che solo lui gli sapeva infondere.
Respirò a fondo, calmando il suo cuore agitato.

Avanzò abbassando la testa per entrare in un'altra stanza e non appena lo fece notò che c'erano diverse altri cunicoli.
Si fermò al centro di quella stanza e si guardò intorno ma non c'era nessun indizio a indicare la strada giusta da prendere.
Forse una valeva l’altra e comunque ognuna lo avrebbe portato dove doveva.

Prima che potesse fare un solo movimento, una lingua di fuoco apparve fluttuando dinanzi a lui.
Lo guidò nel cunicolo di destra.
Balzava su e giù e a zig zag come a volerlo far ridere. Sembrava contento di vederlo lì.
Proseguendo percepì la temperatura scendere, fino a diventare fresca e umida.

La lingua di fuoco accelerò per fermarsi al centro dell’ ultima stanza, dove una larga colonna reggeva una statua: un Leone dalle fauci spalancate.
Quel fuoco entrò nella bocca del leone e si spense e Giory non rimase al buio solo perché aveva ancora la torcia accesa in mano.

Quel fuoco entrò nella bocca del leone e si spense e Giory non rimase al buio solo perché aveva ancora la torcia accesa in mano

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Si avvicinò cauto alla statua e vide, accoccolata nelle fauci del Leone, una Salamandra pezzata.
Era bellissima, nera con le macchie gialle, gli occhi neri che lo guardavano.
“Ciao” salutò e quella in risposta inclinò il capo di lato.
Restò a guardarla per un eternità, o forse solo un secondo.
Non sapeva dirlo.

Fu percorso da un brivido e si voltò verso sinistra; dà lì un leggero vento freddo lo aveva colpito in viso facendolo uscire da quella specie di trans che lo stava spegnendo.
Si riscosse pensando a Isi e a come lo avrebbe preso in giro vedendolo così imbambolato.

Si avvicinò ancora alla statua ma non sapeva cosa fare.
Si concentrò e pensò intensamente e con pazienza, come Oscar gli suggeriva di fare più spesso.

Pensò che le fauci del Leone sicuramente avrebbero dovuto contenere la Pietra, se ci fosse stata.
“La Pietra Abraxas non è qui” disse ad alta voce.
La Salamandra fece segno di no con la piccola testa.
Superato lo stupore di aver ricevuto risposta da una Salamandra, si accorse che anche lui la capiva e gli stava chiedendo di giocare.

“Mi piacerebbe molto giocare con te, immagino che ti senta molto sola qui. Anche io ero solo un tempo” disse comprensivo, toccandole piano la testa con un dito.
“Ma adesso non lo sono più e ci sono degli amici che hanno bisogno di me e io di loro. Prometto di tornare  a trovarti” disse, sincero.

Di nuovo, lui e la Salamandra si fissarono attentamente fino a che, all’improvviso l’animale balzò sul suo petto e diventando prima tutta nera, prese fuoco e lo trasportò in un lampo all’inizio della Grotta, vicino alle scale.

Di nuovo, lui e la Salamandra si fissarono attentamente fino a che, all’improvviso l’animale balzò sul suo petto e diventando prima tutta nera, prese fuoco e lo trasportò in un lampo all’inizio della Grotta, vicino alle scale

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Giory era senza fiato e aveva molto caldo.
Si sentiva incendiare.
Chiuse gli occhi.
Nella testa una voce ripeteva più volte “È dentro di te”.

Aprendoli, quando la pressione di quel calore sul suo petto sparì, scoprì che la Salamandra non c’era più e  si arrampicò su per le  scale con una nuova e importante conoscenza.

Molto accaldato, desideroso di aria fresca sulla pelle, uscì dalla Grotta.
Seduti poco distanti da lì c’erano Isi, Oscar e Ren che lo aspettavano.
Lita dormiva, stesa sulle gambe di Oscar.

“Ren!” chiamò urgente, appena salì l’ultimo gradino “Rinfrescami” chiese, mentre gli correvano tutti incontro.
Giory si gettò tra le braccia dell'amico che esclamò “Sei bollente!”
Ren si rinfrescò le mani con la sua magia e lo toccò sul viso, sul collo e i polsi, ridandogli sollievo.
“Grazie. La Pietra non è qui” disse, scostandosi da Ren
“Va bene. Và a riposare ora” disse Oscar apprensivo, con una mano sulla sua spalla.

Annuendo seguì i ragazzi verso l’accampamento, scambiando uno sguardo complice con Isi, a significare che aveva capito anche lui.
Lei gli sorrise e li seguì mentre il cielo, romantico, si tingeva di rosa, arancione e giallo, prendendo il posto del bianco dell’Alba.

Un nuovo giorno aveva inizio.

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❤️

Gli eredi di Igor e la pietra AbraxasWhere stories live. Discover now