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B L A I R

 Gonna hold up half the sky and say
Only  I   o w n   m e

21 luglio

Uscii dall'acqua calda della Jacuzzi strizzandomi i capelli e tamponandoli con un asciugamano. Ero in tremendo ritardo, ma poco mi importava, infatti feci tutto con calma, godendo ogni singolo momento da quando avevo messo piede fuori dalla vasca.

«Signorina Harrison, sua madre l'attende nella sua stanza.» varcò la soglia della piscina sotterranea la domestica annunciando le cose che mia madre non voleva mai fare, pigra qual era. Annuì ringraziandola con un sorriso.

Lanciai l'asciugamano sulla poltrona all'interno della stanza e afferrai il mio accappatoio legandolo stretto intorno alla vita.

Il mio compleanno era alle porte, mancava sempre poco ormai ai miei 18 anni.

Quella più stressata e ansiosa dovevo essere io, ma credevo che lo fossero i miei genitori quelli più ansiosi, non perché la figlia minore della famiglia Harrison diventava maggiorenne, ma perché sapevano che la mia festa sarebbe comparsa su tutti i giornali e non volevano fare proprio brutta figura, come al diciottesimo di mio fratello finito male per colpa dei suoi amici.

Essere la figlia di un grande imprenditore a Las Vegas portava a questo, giornalisti, paparazzi, scandali su di te se compivi qualche passo falso e molto altro.
Adoravo questa vita, ma era davvero brutto vivere con i paparazzi alle calcagna.

Aprii la porta e salii le scale che conducevano all'interno dell'enorme salone dove mio fratello giaceva sul divano, mezzo morto e tutto sudato, con solo i pantaloncini da basket addosso. Credevo che fosse tornato dalla sua corsa pomeridiana.
"Che schifo."

Mi avvicinai a lui portando un dito sotto il naso per controllare che respirasse e lo allontanai quando il suo respiro caldo iniziò a solleticarmi il dito. «Tesoro per favore, devo risolvere delle questioni in azienda, non posso fare tardi!» mi richiamò mia madre affacciandosi dal pianerottolo delle scale.
"Dio santo!" roteai gli occhi al cielo.

«Arrivo!» sbuffai e tirai uno schiaffo sulla schiena tutta sudata di Damon.

Alzò velocemente la testa, «Cristo Blair!» mi rimproverò guardandomi ancora tutto mezzo addormentato.

Risi, «Fatti una doccia ritardato, non voglio che il divano emani la tua fragranza di uova marce.» mi avviai verso le scale poggiando una mano sul corrimano.

«Stronza.» borbottò Damon. "Lo so, grazie." sorrisi tra me e me.

Spalancai la porta della mia stanza, «Eccoti finalmente.» mia madre mi prese con forza un braccio facendomi sedere sulla sedia vicino alla toeletta. «Il vestito è pronto, ti piace? Forza provalo!» non mi diede nemmeno il tempo di controbattere e di osservare il vestito - a cui ci stanno lavorando da circa quattro mesi - che mi ritrovai sommersa da tre domestiche. Sorrisi infastidita "Ci riesco anche da sola."

Una domestica tolse delicatamente il vestito dal manichino: era di colore blu, smanicato, con il corsetto pieno di Swarovski e brillantini; mentre la gonna scendeva ampia fino a terra, notai anche uno spacco laterale che indossato sicuramente faceva vedere la cosca destra.
"È bellissimo". Sorrisi fiera.

Tolsi l'accappatoio, rimanendo così con il bikini leggermente bagnato, mi alzai in piedi e inserii prima la gamba destra e poi quella sinistra, due domestiche mi tirarono su il vestito delicatamente mentre la terza domestica si posizionò dietro di me allacciando il corsetto con un filo di raso azzurro.

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