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M I K E

«Non pensi che sia una cosa per cui potrebbero denunciarci, Mike?», la voce di Kai esce in un bisbiglio.
Serra le labbra in una linea sottile e posso sentire la sensazione di paranoia che lo assale all'idea che possiamo essere scoperti.

Non credo che per una cosa così potrebbero denunciarci, vero?

Scuoto la testa, «no, sono sicuro che non ci denuncerà nessuno!» bisbiglio anch'io, con un pizzico di incertezza nelle parole che ho appena pronunciato.

Il sole di inizio Agosto picchia forte sulle nostre teste mentre siamo chinati dietro un cespuglio vicino la nostra casa. Stiamo osservando attentamente entrambi la figura davanti a noi, anche se Kai è più impegnato a fulminarmi con lo sguardo per averlo trascinato con me in questo piano.

«E io invece dico che ci denunceranno. Poi non puoi fare come le persone normali?», sbotta Kai rimproverandomi.
Le persone che passano davanti a noi ci guardano come se fossimo degli alieni.

Che c'è? Non hanno mai visto due persone dietro un cespuglio?!

«Io non sono una persona normale, lo sai», ridacchio alzando le spalle, guardando il nulla con un'espressione di superiorità. «Faccio tutto ciò che mi passa per la testa, che sia giusto o sbagliato. E se sogno e voglio una cosa la ottengo

Kai mi guarda con un misto di stupore e incredulità, poi scuote la testa, «Tu sei fuori di testa. Non puoi prendere un gatto così, come si prenderebbe un pesce al mercato.» Poi mi guarda confuso, probabilmente sta per chiedermi quale stupefacente ho assunto questa mattina.

«E poi che c'entra adesso l'ultima frase che hai detto?», chiede con un cipiglio confuso sul volto.

«Io ho sempre sognato di avere un gatto e quindi adesso prenderemo quel gatto», indico con l'indice l'animaletto che si sta leccando una sua zampa.

Diciamo che preferisco di più avere un cane, ma un bel gattino tutto bianco non mi dispiace.

«Mike, non lo vedi che ha un collare? È di qualcuno di questa zona, sicuro!» mi rimprovera rinfacciandomi l'evidente. «Che cazzo mi è passato per la testa quando ti ho detto di sì per questa passeggiata mattutina», mormora tra sé e sé

Ha un collare, e quindi?
Probabilmente si sarà perso e avrà bisogno di un nuovo padrone.
E quel padrone sono proprio io.

«Senti io me lo prendo, che tu voglia o no», alzo l'angolo della bocca e con cautela esco fuori dal cespuglio.

«Mike!», esclama riprendendomi dal braccio per farmi abbassare di nuovo alla sua altezza, «io odio i gatti, lo sai! Ho un fottuto trauma per colpa tua e di quello stupido gatto senza pelo che hai tentato di rubare a quattordici anni!» Mi ricorda guardandomi negli occhi.

Uh.
Adesso ricordo.

Lo guardo amorevolmente, mettendo il labbro in fuori pur di rendere tutta la scena più teatrale e convincerlo a prendere il felino, «posso prenderlo, per favore?»

La situazione è un po' degenerata: ho sempre desiderato un animale domestico da tutta la vita e ora che ho finalmente l'opportunità di possederne uno, la fobia dei gatti di Kai è rientrata in gioco. 

Guardo il mio migliore amico che fissa con fare pensieroso il gatto che adesso rotola sul marciapiede giocando con un piccolo filo bianco, infine Kai sospira.

Wicked GameWhere stories live. Discover now