19.

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A N D R E W

La paranoia chiama, metto giù
e richiama.

Ma il cervello cosa diavolo mi dice di fare?
Io, Andrew Clark, dare un nomignolo a una ragazzina qualunque?

Mi viene da ridere, ma non rido.
Non rido perché io l'ho fatto. Ho dato un nomignolo a Blair.

Ho sempre rimproverato Mike o Kai perché si sono avvicinati troppo a lei, nonostante sapessero benissimo che lei è il nostro piano e non dobbiamo crearci rapporti; io che faccio invece?

L'ho spiata mentre si cambiava e l'ho chiamata Iris.
Penso di essere impazzito.

E non è il tutto.

Kai mi ha chiamato dicendomi di correre immediatamente a casa per un emergenza e per l'ansia che mi ha fatto venire ho dimenticato di accompagnare la principessina nel suo castello.

Una volta arrivati per sbaglio ho urtato Blair facendole cadere dalle mani i suoi costosissimi occhiali da sole, rompendoli.

In questo momento sono seduto sulla poltrona di casa mia mentre guardo dei tutorial su YouTube per aggiustarli.

Qual'era l'emergenza di Kai?

Le birre finite.

L'ho preso a parole e ci mancava pochissimo che non lo uccidevo. Mi ha fermato il fiorellino Iris.

Quest'ultima è seduta sul divano di casa mia e, anche se non la sto guardando, posso sentire il suo sguardo pungente su di me.
«Sento che mi stai fissando, piccola.» dico senza togliere lo sguardo dal video sul mio telefono.

Dio, dovrebbero fare un tutorial del tutorial. Non si capisce nulla!

La ragazza sospira, «Perché mantieni le distanze da me, Andrew? Sai, sei il mio autista e vorrei conoscerti meglio...» sussurra imbarazzata.

Una piccola risatina mi sfugge dalle labbra prima di alzare il mio sguardo su di lei ed essere catturato dalle sue iridi così cristalline, come il mare d'estate.

Non riesco a trattenere un piccolo sorriso e ciò non sfugge al suo sguardo.

«Io sono quello che vedi, piccola.» rispondo dolcemente e blocco il video che ormai non sto vedendo da quando mi ha fatto la domanda, «sono un uomo molto distaccato e riservato, che preferisce la compagnia di se stesso rispetto alla compagnia degli altri. Anche se quella dei miei migliori amici non mi dispiace. Ti basta come risposta?» continuo spegnendo il telefono e lo appoggio sul tavolinetto che separa la poltrona dal divano.

«Non preferisci nemmeno la presenza di una donna?» borbotta in risposta e inclina la testa guardandomi innocentemente.

Si alza, facendo il giro del tavolo e si siede sopra le mie gambe.
Glielo lascio fare.

Da dove cazzo ha preso tutta questa sicurezza?

Dio, voglio vedere fino a che punto si sporge questa dannata ragazzina.
«Oh... Quelle solo qualche volta, probabilmente solo il fine settimana», ammicco.

Deglutisco, sentendo improvvisamente la gola secca, quando si alza per poi sedersi a cavalcioni.
Le mie mani, come delle calamite, si attaccano sui suoi fianchi perfetti.

La guardo negli occhi.

«Cosa vuoi fare, Iris?» chiedo in un sussurro.

Di nuovo quello stupido nomignolo, cazzo.
Sono letteralmente senza parole. Di solito sono io a sedurre le donne, non il contrario.

Wicked GameWhere stories live. Discover now