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J A D E N

Mi hanno detto che ho degli
o c c h i     t r i s t i

24 luglio

Sono rimasto da solo a casa.
Andrew a lavoro, Kai e Mike a fare le loro solite cazzate come dei ragazzini in preda agli ormoni.

La casa senza i miei migliori amici è sempre risultata vuota. Abbiamo una piccola casetta a West Las Vegas, vicino alle palazzine dove abitavamo da piccoli io, Mike e Kai.

Zona un po' mal ridotta, ma ce la facciamo andare bene.

Una casetta con tutti gli attrezzi che gli adolescenti sognano di avere: videogiochi, tavolo da biliardo, una cucina - anche se non serve perché sicuro si finisce con l'ordinare d'asporto - e una camera da letto per ognuno di noi. 

È come un rifugio sicuro per me.

Sono sdraiato sul divano, con una gamba che tocca per terra e un braccio dietro la testa.

La televisione è accesa da qualche ora, ma non ho prestato per nulla attenzione al programma messo, infatti da quando l'ho accesa il volume è sempre stato a zero. Ho passato l'ultima mezz'ora a fumare e cazzeggiare un po' con il telefono cercando di sconfiggere la noia.

Nel salotto si può udire solamente il ronzio del frigorifero e il ticchettio delle lancette dei secondi, che segna la fine di un altro minuto.

Mancano poche ore allo scattare della mezzanotte. Il 25 luglio, l'ultimo sabato del mese. 

La notte del giudizio è vicina e quest'anno più di tutte le altre volte l'ho aspettata con tanta ansia. Mi voglio candidare e nessuno mi farà cambiare idea. La voglia di vincere e portare a casa quella somma di denaro si fa spazio dentro di me, sembro quasi ossessionato dai soldi, e a volte mi faccio davvero paura. 

Ma se li vincerò non farò l'egoista e penserò solo a me stesso. Li condividerò con i miei migliori amici, la mia famiglia. 

Ma non è l'unico motivo per cui mi è balenata in testa l'idea di partecipare alla gara. 

Perché se parteciperò, gareggerò contro di lei. 

Quella fottuta ragazzina che ha rovinato la mia vita e quella dei miei amici per puro divertimento. 

Spengo il telefono, lanciandolo sul piccolo tavolinetto davanti al divano e serro la mascella, arrabbiato al solo pensiero di quella ragazza. 

Scatto a sedermi e mi tocco velocemente le tasche alla ricerca delle mie Chesterfield Blu.  Afferro il pacchetto e aprendolo noto che mi è rimasta solo una sigaretta. 

"Merda." Chiederò a Mike di andarle a comprare, sperando che non sbagli. 

La serratura che scatta e le voci di quest'ultimo e Kai si fanno spazio nel corridoio, «Principessina mettiamoci all'opera!» dice Mike lanciando il mazzo di chiavi sul tavolo e avvicinandosi a me sul divano, sedendosi a peso morto accanto a me. 

Inarco un sopracciglio, «Cosa dovete fare?» chiedo mentre mi accendo la sigaretta e aspiro.

Mike schiocca rumorosamente la lingua sul palato, «Vorresti dire, cosa dobbiamo fare.»  mi corregge marcando maggiormente la parola. 

Mi giro per guardare Kai intento ad aprire il frigorifero ed afferrare una birra. Una volta presa chiude il frigorifero, ci si appoggia e con l'anello stappa la bottiglia facendo cadere rumorosamente il tappo a terra. 

«Che avete combinato?» domando vedendo l'espressione incazzata sul volto di Kai. 

Quest'ultimo sospira rumorosamente, mentre con una mano si massaggia delicatamente la fronte, «Questo qui,» inizia indicando con la mano libera Mike, «Per rubare il cartellino della sicurezza di baby Harrison lo ha picchiato senza indossare la maschera!»

Wicked GameNơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ