2.

303 44 245
                                    

A N D R E W 

You know me

22 luglio

Asciugai il sudore con lo strofinaccio che di solito usavo per pulirmi le mani sporche di olio.
Mi sarei unto tutta la fronte, ma poco mi importava.
Mi accovacciai osservando il motore dell'auto che avevano portato qui qualche ora fa.
"Cosa c'è che non va?" iniziai a maneggiare dappertutto per trovare il motivo per cui l'auto non partisse più.

Mi girai verso il bancone e afferrai la chiave inglese, «Clark.» mi chiamò il mio capo, «Dimmi.» risposi fissandolo. Non mi andava a genio, ma in qualche modo dovevo procurarmi dei soldi per comprare qualcosa da mettere sotto i denti, quindi sorriso stampato sul volto e comportamento sempre gentile.

«Va nell'altro garage, qui ci penso io. Bisogna soltanto sostituire le lampadine.» mi indicò con il pollice la porta che conduceva all'altro garage, annuì poggiando la chiave inglese sul bancone superando Matthew sorridendo, "Nemmeno delle lampadine sai sostituire, coglione."

«Ah Clark.» mi richiamò, alzai gli occhi al cielo prima di girarmi, «È il signor Harrison, comportati bene.»
"Signor Harrison?"
Ah, quella palla gonfiata piena di soldi, l'imprenditore più ricco della città.

«Va bene. C'è altro?» domandai prima di andare incrociando le braccia al petto, «In verità sì, fa buona impressione, cercano un nuovo autista per il compleanno della loro figlia.»
"E quindi?"
«Ok?» borbottai confuso corrugando le sopracciglia.

Mi girai e spalancai la porta dell'altro garage, c'erano altri dipendenti - tra cui i miei migliori amici - impegnati a smanettare su ogni tipo di mezzo; osservai l'auto a cui dovevo sostituire le lampadine era un Audi A8, feci una faccia d'approvazione e mi avvicinai al signor Harrison che giaceva appoggiato sullo sportello chiuso dal lato del guidatore, «Salve.» pronunciai avvicinandomi a lui e porgendogli la mano che non affrettò a stringere.
"Non è difficile, sorridi, sii gentile, rispondi a tutte le domande e potrai avere un lavoro extra."
Lavoro extra uguale a soldi in più.

Aprii la porta del conducente e sotto il manubrio tirai la leva. «Dobbiamo cambiare le lampadine vero?» domandai avvicinandomi al cofano inferiore aprendolo, sganciando il gancetto per farlo mantenere da sé.

Il signor Harrison annuì, «Certo, bisogna anche dare un'occhiata agli airbag, sa, non voglio correre nessun rischio al diciottesimo di mia figlia.» borbottò mentre si grattò la fronte e indicando la macchina.

Sorrisi, «Nessun problema.» mi chinai con il busto e smontai le lampadine, «Attenda qui, vado a prendere le lampadine.» mi girai avvicinandomi al bancone del mio migliore amico.

Si diede una spinta con il carrellino facendo uscire solo la testa, «E così fai il gentile con l'imprenditore più ricco di Las Vegas...» ipotizzò Jaden sussurrando.

Non mi girai, impegnato a afferrare le lampadine, ma sghignazzai, «Bisogna essere gentili e non urtarsi sempre se non si vuole la fedina penale macchiata per aver preso a pugni qualcuno per la sua arroganza!»

Jaden rise, «Peccato che tu ce l'abbia già. Come fai a sopportare la faccia di quel coglione. È miliardario e viene qui da un meccanico per farsi cambiare un paio di lampadine. Possono farlo i suoi cento dipendenti che tiene in quella villa.» borbottò urtato, «Io lo avrei preso a schiaffi in faccia.» mi girai appoggiandomi al bancone, e incrociando le braccia mentre in una mano avevo le lampadine.

«Zitto, coglione.» alzai gli occhi avviandomi di nuovo verso il signor Harrison.

«Guarda che ce l'ha la faccia da schiaffi quel gonfiato di soldi!» esclamò sussurrando mentre con il carrellino si spinse di nuovo sotto l'auto.
"Jaden zitto." sorrisi fra me e me, ritornando dal signor Harrison.

Wicked GameWhere stories live. Discover now