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B L A I R


«Isn't life crazy?», I said

«Hai fatto in questo dannato camerino?», sento mormorare da Andrew al di là della tenda.

Magari Andrew...

Porto la mia mano sopra la spalla per cercare di arrivare alla tiralampo, ma siccome ho delle braccia più corte di un T-rex, non ci riesco.

«Quasi...», mormoro a fatica in risposta. Mi sto muovendo come una dannata anguilla pur di chiudere questa cerniera.

Oltre a ritirare il vestito che avevo ordinato, ho deciso di provare altri vestiti, solo per far saltare i nervi ad Andrew che spazientito sbuffa frustato ogni volta che entro in camerino con un altro vestito tra le mani.

Da quel che ho capito odia fare shopping.
O in generale odia proprio me.

Probabilmente il fatto che lo sto usando come il mio appendiabiti personale lo fa incazzare ancora di più. Ha due borse sulla spalla sinistra, la busta con le amatissime décolleté che mancano nella mia scarpiera e il vestito che sono venuta a ritirare.

Il braccio inizia a farmi male per questo lo abbasso e sbuffo.

Dio, come faccio adesso?

Il vestito è un semplice tubino nero con lo scollo a cuore, ma se non chiudo la cerniera non posso vedere se mi va bene o no.

Già costano un occhio della testa, se poi ci mettono una cerniera che è difficile da abbottonare da soli è davvero il colmo.

Abbasso lo sguardo sulla gonna e ci passo le mani sopra cercando di togliere tutte le piccole pieghe.

Improvvisamente una mano calda mi afferra il fianco e mi avvicina contro il suo petto.

Alzo velocemente la testa verso lo specchio e trovo due occhi neri già pronti che mi guardano. Con il cuore che batte a mille e le gambe che adesso sono diventate molli osservo il viso di Andrew.

Noto che ha lasciato tutti gli accessori che ho comprato sulla poltrona ma quando il suo respiro mi solletica il collo, guardo di nuovo le nostre figure allo specchio.

«Bastava chiedere, Iris

Il mio cuore perde un battito al suono della sua voce rauca, un suono che mi fa vibrare l'anima. Probabilmente ne ha persi altri cinque anche per il modo in cui mi ha chiamata. Mi ha lasciato a corto di parole.
Mi ha chiamata Iris.

Iris, come i miei fiori preferiti.

Sono rimasta a guardare le nostre figure allo specchio per troppo tempo, che non mi sono nemmeno resa conto che è riuscito a chiudere la zip del vestito.

Iris.

Socchiudo gli occhi e piego leggermente la testa di lato lasciando il mio collo in bella vista.

«Mi hai appena chiamato Iris», mormoro in un sussurro.

Lui annuisce e poi si stacca velocemente da me, uscendo fuori dal camerino.

Corrugo le sopracciglia confusa, spalanco la tenda il giusto per tirare fuori la mia testa, «Andrew?»

Mi dà le spalle mentre prende tra le mani la prima maglietta che gli capita davanti, analizzandola attentamente.

«Andrew!», esclamo spazientita.

Lui si gira, lancia la maglia dietro di sé e mi guarda con un cipiglio confuso sul volto, come se ciò che è accaduto dieci secondi fa nel camerino non fosse mai successo.

Wicked GameWhere stories live. Discover now