3.

174 34 127
                                    

B L A I R 

2 anni fa

Il sassofonista suonava una leggera musica jazz, che cercava con difficoltà di coprire le risate e le chiacchiere degli invitati. Mio fratello compiva diciott'anni e la maggior parte della città era invitata, dai colleghi e dipendenti di mio padre ai compagni di gioco di Damon.

Gustavo una piccola tortina, che avevo trovato nel buffet, mentre continuavo a girare tra gli ospiti alla ricerca di mio fratello.

I camerieri e le domestiche, muniti di vassoi pieni di calici di champagne, camminavano tra gli ospiti, chiedendo educatamente a ognuno: «Desidera un calice?»

Tutti gli invitati indossavano abiti neri, come richiesto nell'invito, solo per farci riconoscere noi quattro all'interno della sala, tra quasi 300 invitati. Io e mia madre indossavamo un abito di colore rosa antico, mentre mio padre e Damon un completo bianco.

Mi bloccai davanti al piccolo palco montato per questa sera, quando vidi mio padre e Damon lì sopra, intenti a parlare tra di loro e ad osservare gli ospiti.

Il microfono nella mano destra di mio padre fece interferenza per la troppa vicinanza alle casse, portando mio padre e mio fratello a fare qualche passo in dietro, con mio padre che si affrettò a dire, «Vorrei richiamare l'attenzione di tutti, prego.» Il chiacchiericcio delle persone si affievolì alla richiesta di papà, in un silenzio quasi surreale.

Si schiarì la voce, «Oggi è una giornata speciale per il mio primogenito Damon, il mio futuro erede, sei divento adulto e mi hai dato motivo di orgoglio, mi commuovo solo al pensiero.» sì avvicinò a lui appoggiandogli una mano sulla schiena.

Mio fratello sorrise imbarazzato, sapevo benissimo che si sentiva un disagio sotto i mille riflettori. Si aggiustò la cravatta sorridendo, con una mano che tremava leggermente. «Sono sempre stato fiero di te, figlio mio.» papà si assciugò una lacrima con un sorriso dolce sul viso.

Bugie, solo bugie.

«E sei cresciuto troppo in fretta.» Gli lasciò una pacca sulla spalla, con un sorriso affettuoso: «Brindiamo a una vita felice e spensierata per Damon!» esclamò, alzando il calice pieno di spumante e sorridendo al primogenito con orgoglio.

Le persone applaudirono sorridendo.
"Sorrisi estremamente falsi".

Entrambi scesero dal piccolo palco e io alzando di poco il vestito iniziai a rincorrere Damon, che era uscito dall'enorme sala piena di ospiti, recandosi verso l'entrata.

Affiancai mio fratello, «Damon, aspetta.» esclamai.

Stava per aprire la porta, ma si bloccò appena lo chiamai. «Dove vai? Tra poco ci sarà la torta.» gli ricordai.

«Stanno arrivando dei miei amici, devo andare ad accoglierli perché nella lista degli invitati non ci sono.» roteò gli occhi al cielo cercando di scostarmi.

«E perché non hai fatto aggiungere i loro nomi in lista?» domandai incrociando le braccia al petto e inclinando la testa di lato, attendendo una sua risposta.

Sbuffò, «Blair non farmi perdere tempo, la security non gli farà entrare.»

«Non mi muovo di qui fin quando non mi dici chi sono.» mi impuntai sfidandolo con lo sguardo.

Si vedeva lontano un miglio che cercava disperatamente di levarmi di mezzo, ma avevo bisogno di una risposta.

«Non li conosci.» ecco la solita risposta che arriva.

Wicked GameUnde poveștirile trăiesc. Descoperă acum